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Bologna, blitz antidroga al Pilastro. Salvini: “Il tempo è gentiluomo”

I Carabinieri hanno arrestato i genitori del giovane tunisino a cui il leader del Carroccio citofonò un anno fa per chiedere se il figlio fosse uno spacciatore. Merola ribatte: "Salvini non ha ancora capito quello che non avrebbe dovuto fare"

Pubblicato:27-01-2021 15:12
Ultimo aggiornamento:27-01-2021 17:18
Autore:

matteo salvini
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BOLOGNA – Dopo il blitz antidroga dei Carabinieri di Bologna al Pilastro, che ha portato a un duplice arresto dei genitori del giovane tunisino a cui, un anno fa, Matteo Salvini aveva citofonato chiedendo alla madre se il figlio fosse uno spacciatore, il Carroccio si scatena. E afferma senza mezzi termini, dopo le feroci polemiche provocate dal gesto di Salvini, di aver avuto ragione in quella circostanza. Comincia lo stesso leader del partito, che sulla propria pagina Facebook commenta: “Blitz anti-droga a Bologna. Il tempo è galantuomo. La droga fa male”.

Ma cosa è successo? Ieri pomeriggio i militari hanno fermato un uomo che aveva acquistato della cocaina, e in poco tempo sono risaliti ai venditori, un 59enne tunisino e una 58enne svizzera residenti in via Deledda. Nell’appartamento dei due, che sono stati arrestati per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate e detenzione abusiva di armi, sono stati trovati, dettagliano i Carabinieri, 13 grammi di cocaina, 170 di marijuana e 384 di hashish, un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento della droga, un caricatore di una pistola semiautomatica calibro 380 Acp contenente sei proiettili, quattro proiettili calibro 22 Lr, quattro proiettili calibro 9 mm, un taser, 50 proiettili a salve, 925 euro veri e 340 contraffatti.

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A Salvini fa eco il senatore Andrea Ostellari, commissario del Carroccio emiliano, che oltre a ringraziare i Carabinieri per l’operazione condotta al Pilastro scrive, in una nota, che “col tempo le polemiche evaporano, ma la verità viene a galla”, osservando che “in un contesto già noto e oggetto di segnalazioni di molti residenti sono state trovate droga e addirittura una pistola (per l’esattezza i Carabinieri scrivono di aver trovato munizioni per armi da fuoco e un taser, ndr)”. La Lega, attacca Ostellari, “è in prima fila nella lotta contro spaccio e illegalità”, mentre “per anni la sinistra ha preferito girarsi da un’altra parte. Bologna- conclude- merita di più”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale leghista Michele Facci, secondo cui “la grancassa politica che aveva stigmatizzato il gesto di Salvini ora è muta davanti alla realtà dei fatti e alla capacità di ascolto che la Lega può offrire”. Per la vicenda della citofonata, ricorda poi Facci, “era stato sanzionato anche un sottufficiale dei Carabinieri, accusato di aver fatto da tramite fra Salvini e la donna che l’accompagnò nella visita al quartiere, ma la verità prima o poi viene a galla” concluso il consigliere regionale.

MEROLA: SALVINI NON HA ANCORA CAPITO IL SUO ERRORE

Il leader leghista Matteo Salvini “non ha ancora compreso quello che non avrebbe dovuto fare” un anno fa al Pilastro, quando fece l’ormai famosa ‘citofonata’. A dirlo è il sindaco di Bologna, Virginio Merola, commentando sui social le parole del numero uno del Carroccio. Salvini oggi ha rivendicato il suo gesto di allora, alla notizia dell’arresto per droga dei genitori del ragazzo a cui suonò al campanello, indicandolo come presunto spacciatore.

Il leghista bussa sempre due volte– ironizza Merola- Salvini rivendica la sua ‘citofonata’ al Pilastro adesso che i genitori del ragazzo da lui indicato come uno spacciatore sono stati arrestati per questioni di droga. Evidentemente non ha ancora compreso quello che non avrebbe dovuto fare un ex ministro dell’Interno e un parlamentare”. Secondo il sindaco, infatti, il numero uno del Carroccio “avrebbe dovuto riferire a Polizia o Carabinieri la segnalazione della sua sostenitrice, invece di causare tensione e contribuire ad aizzare le persone le une contro le altre”. A Bologna, afferma Merola, “non si mette la polvere sotto il tappeto e non ci si sostituisce alle Forze dell’ordine, ma si rispettano le regole democratiche“.

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