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La Moldavia e “l’annessione impossibile” della Transnistria

Sui media internazionali, gli italiani in prima fila, ci sono stati rilanci, analisi, scenari e soprattutto allarmi. Da Chisinau, però, smentiscono la possibilità

Pubblicato:26-02-2024 15:58
Ultimo aggiornamento:26-02-2024 17:45

radu
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ROMA – “Ora come ora la Transnistria non può unirsi con niente al mondo”: Alina Radu, cofondatrice e direttrice del settimanale d’inchiesta moldavo Ziarul de Garda, parla con l’agenzia Dire di una notizia che le sembra una mezza notizia o anche meno. Sulla stampa di Chisinau si trova poco o nulla sull’ipotesi di un voto parlamentare o addirittura di un referendum nella regione separatista che apra la via a una richiesta di annessione da parte di Mosca. Eppure sui media internazionali, gli italiani in prima fila, ci sono stati rilanci, analisi, scenari e soprattutto allarmi: il tutto a partire da un articolo pubblicato da un centro studi americano la settimana scorsa, proprio nei giorni dell’anniversario dell’offensiva russa in Ucraina del 24 febbraio 2022.

Il think tank si chiama Institute for the Study of War ed è diretto da Kimberley Kagan, una storica già docente all’accademia di West Point che nel 2007 aveva sostenuto la necessità di aumentare la presenza di truppe americane in Iraq e parallelamente di ampliare la campagna Usa in Afghanistan. Sul suo sito il centro studi si definisce impegnato a “migliorare la capacità americana nel condurre operazioni militari e nel rispondere alle minacce emergenti con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi strategici nazionali”. Torniamo però alla Transnistria. Si tratta di una regione stretta tra l’Ucraina e il corso del fiume Dnestr, sin dalla fine dell’Unione Sovietica nel 1991 di fatto indipendente dalla Moldavia di cui farebbe parte. In Transnistria, che ha come capoluogo Tiraspol e ha sempre guardato politicamente a Mosca senza rinnegare storia e simboli dell’Urss, è presente da allora un contingente militare russo. Si tratterebbe oggi di circa 1.500 uomini. Secondo l’Institute for the Study of War, in occasione di un Congresso dei deputati convocato per mercoledì prossimo Tiraspol “potrebbe chiedere o organizzare un referendum sull’annessione della Transnistria alla Russia”. La tesi è che questa scelta sarebbe motivata dalla “presunta necessità di proteggere i cittadini russi e i compatrioti locali dalle minacce della Moldavia, della Nato o di entrambe”.

Il centro studi si spinge oltre: “Il presidente Vladimir Putin potrebbe dichiarare l’annessione della Transnistria da parte della Russia durante un suo intervento di fronte all’Assemblea federale previsto il 29 febbraio, anche se questo appare improbabile“. Che sia improbabile lo conferma Radu, la giornalista. Una che ne ha viste tante: era in piazza per chiedere l’indipendenza della Moldavia già nel 1989, quando il Paese era una repubblica sovietica e della Transnistria non si parlava più di tanto. Secondo la reporter, rispetto alle scelte di mercoledì non c’è alcuna certezza. A contare però, come sempre, sarà la geografia.


transnistria

“Guardate la mappa di tutte le regioni separatiste russe” dice Radu: “Ossezia, Abkhazia, Crimea o la stessa Kaliningrad confinano tutte con la Russia o hanno una costa, dunque una via di accesso dal mare“. La Transnistria è un caso differente perché il suo territorio non raggiunge la riva del mar Nero. L’ipotesi di un’annessione russa è inoltre ostacolata dalla politica. “Di diritto la regione è parte della Moldavia, che però oggi non è più filo-russa” sottolinea Radu. “Lo stesso vale per l’Ucraina, al confine orientale, che oggi è anti-russa”.

In realtà, negli ultimi mesi dell’ipotesi di cambiamenti politici in Transnistria si era scritto per motivi opposti. Lo si era fatto in particolare dopo l’offensiva dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh, una enclave armena dove erano stati a lungo posizionati peacekeeper russi: la sua annessione a Baku è stata vista come il segno di una riduzione dell’influenza e della capacità di mediazione della Russia nel Caucaso; uno scenario simile, secondo alcuni, in un altro territorio ex-sovietico, a quello della Transnistria. Sul punto aveva risposto all’agenzia Dire nel novembre scorso l’ambasciatore dell’Unione Europea a Chisinau, Janis Mazeiks. Il diplomatico aveva sottolineato come l’esito della candidatura della Moldavia all’ingresso nell’Ue non fosse vincolata alla “soluzione del conflitto” in Transnistria. Secondo Mazeiks, sciogliere i nodi con Tiraspol non era dunque “precondizione” per i negoziati di adesione. “Tanto più”, aveva sottolineato l’ambasciatore, “che l’accordo commerciale tra la Moldavia e l’Ue include la Transnistria e che il governo di Chisinau ha respinto un’offerta di aiuto militare da parte dell’Ucraina ribadendo che la questione sarà affrontata solo attraverso vie diplomatiche”.

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