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Fair play e integrazione, se lo sport educa ‘vince’

Bianchi di Castelbianco: 'I comportamenti sbagliati dei ragazzi sono una preoccupazione costante, che cresce sempre di più'

Pubblicato:25-10-2017 18:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:49

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MILANO – “Finalmente stiamo iniziando a riconoscere allo sport il ruolo che più gli compete, ovvero quello educativo. Un educatore non lascia indietro nessuno, non mette l’accento sulla provenienza di chi gli sta davanti ma si concentra sul fatto di avere di fronte a sé una persona”. Queste parole del presidente lombardo del Coni, Oreste Perri, ben inquadrano la giornata di riflessione mirata alla sensibilizzazione del mondo sportivo che è andata in scena questo pomeriggio a Milano, negli spazi della sede lombarda del Coni.

L’occasione ha infatti permesso alle società del territorio di incontrare il capitano della nazionale italiana di pallanuoto Pietro Figlioli e l’ex allenatore di Atalanta e Torino Emiliano Mondonico. L’incontro è avvenuto nell’ambito del meeting “Fratelli di Sport”, organizzato per confrontarsi sui temi dell’inclusione e del fair play e per accrescere la consapevolezza del ruolo della pratica sportiva come strumento di integrazione in campo e fuori.


Gli incontri nelle società sportive e la campagna di sensibilizzazione “Fratelli di Sport”, della quale fanno parte, rientrano tra le iniziative del progetto “Sport e integrazione”, giunto alla sua quarta edizione nell’ambito dell’accordo di programma tra il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Conu per la promozione delle politiche di integrazione attraverso lo sport.

All’incontro hanno partecipato il rappresentate del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Annarita Guidi, il project manager dell’assemblea Cio Milano 2019 ed olimpionica di scherma Diana Bianchedi, e Federico Bianchi di Castelbianco, componente del comitato scientifico di progetto che ha incentivato il dialogo tra i presenti e gli ospiti conducendo una piccola tavola rotonda sul tema.



“I comportamenti sbagliati dei ragazzi sono una preoccupazione costante, che cresce sempre di più- ammette Bianchi di Castelbianco- dunque la cosa più importante è tenerli impegnati e non insegnargli ad essere più forti, ma a partecipare. In questo senso, lo sport è lo strumento più valido e semplice, perché se per suonare devi essere portato, per giocare basta partecipare”.

La campagna “Fratelli di sport”, rivolta ad operatori, dirigenti ed allenatori del territorio, promuove infatti l’adozione di passi virtuosi sul campo da gioco attraverso la realizzazione di semplici attività, con l’ausilio di un toolkit mirato a fornire spunti di riflessione e proposte di attività concrete, utili ad affrontare nel quotidiano le sfide educative e di crescita dei ragazzi.

Di particolare rilievo i contenuti della guida per gli istruttori delle società sportive, che è stata illustrata e distribuita per la prima volta proprio oggi a Milano a tutti i partecipanti. Una giornata di riflessione mirata alla sensibilizzazione del mondo sportivo.

È molto più difficile allenare i giovani piuttosto che una prima squadra– dice Mondonico- perché un allenatore ha il compito di trovare una via per aiutare i ragazzi ad esprimersi e a stare insieme, trattando tutti allo stesso modo indipendentemente dalla provenienza”.

L’avvio della campagna dà inoltre la possibilità alle società sportive di partecipare a un contest raccontando le attività pratiche realizzate dentro e fuori il campo da gioco attraverso un video o un foto-racconto. La Call, che si chiuderà il 30 novembre 2017, premierà i migliori 10 lavori, selezionati a livello nazionale.

“Nel 2019 proprio qui a Milano saranno riuniti i membri Cio per l’assemblea internazionale e sarà un’importante occasione per presentare questo progetto- sottolinea Bianchedi- ponendo l’attenzione in particolare sul tema dell’integrazione e sulle azioni concrete da realizzare, le quali partono dal territorio e dalle sue società sportive. Per noi è un argomento di fondamentale importanza, lo dimostra la squadra composta da rifugiati che ha gareggiato alle recenti Olimpiadi di Rio de Janeiro”, conclude l’ex campionessa.



BIANCHEDI: SPORT SERVA A AVVICINARE RAGAZZI TRA LORO

Utilizzare lo sport come collante tra i ragazzi “per farli avvicinare sempre di più l’uno all’altro”. A spiegare il senso ultimo dell’iniziativa è stata la dirigente Coni ed ex campionessa di scherma Diana Bianchedi.

“Oggi è il primo incontro con le società sportive che stiamo coinvolgendo in questa campagna di inclusione e integrazione- racconta Bianchedi alla ‘Dire’- perché dopo diversi anni di studio delle buone pratiche che nascevano spontaneamente sul territorio, abbiamo proposto a tutte le nostre società di utilizzare lo sport e i suoi valori per vivere il mondo dell’inclusione in modo molto naturale, attraverso il gioco ma anche attraverso l’attività agonistica e quella sportiva”, conclude l’ex olimpionica.



PERRI: NELLO SPORT MAGLIA ANNULLA DIFFERENZE DI PELLE

Lo sport come palestra di inclusione e scuola dove apprendere il rispetto per il diverso, a prescindere dal fatto che indossi una maglia diversa dalla tua o che abbia una provenienza o un colore della pelle diverso dal tuo. Concetti importanti che il meeting “Fratelli di Sport” ha sviscerato oggi pomeriggio in un convegno ospitato begli spazi del Coni lombardo.

Obiettivi nobili che esulano dal campo di gioco, come spiega alla Dire il presidente lardo del Coni ed ex canoista Oreste Perri. “Nello sport non c’è differenza di colore ma la differenza sta nelle magliette che uno indossa”, dice Perri.

“Se tu fai parte di una squadra, uno può venire da ogni parte del mondo ma fa parte della tua squadra e tu lotti con lui per vincere, non contro un nemico ma contro un avversario”, spiega il numero uno lombardo del Coni.

Questa a detta di Perri “è la cosa bella dello sport, dove non ci sono i nemici ma ci sono gli avversari con i quali magari come nel rugby fai il cosiddetto terzo tempo, ossia ti scambi rispetto verso chi ti ha aiutato a divertirti e a giocare, indipendentemente dal fatto che tu vinca o perda”, conclude.

FIGLIOLI: DISCIPLINA, SACRIFICI… SPORT FONDAMENTALE

Lo sport è vita, disciplina e sacrificio e molte altre cose che sono fondamentali. Il sacrificio è quello che ci rende più forti e più disponibili, senza sacrificio non si guadagna niente. I tuoi comportamenti con un avversario e i tuoi comportamenti con un compagno sono in fondo piccole esperienze che uno fa quotidianamente e che danno tanto, perché ti insegnano a stare al mondo”. Sono le parole del capitano del Settebello di pallanuoto Pietro Figlioli, ospite d’onore al meeting “Fratelli di Sport”.

Durante l’evento le varie società sportive lombarde presenti hanno così potuto confrontare le proprie esperienze con campioni del professionismo come Figlioli, e come l’allenatore di calcio Emiliano Mondonico.



“FRATELLI DI SPORT”, LA ‘LEZIONE’ DI MONDONICO

Non è vero che si vince da soli, soprattutto nel calcio si vince con la squadra e c’è bisogno dell’aiuto degli altri“. Parola del mister Emiliano Mondonico, ex calciatore ed ex allenatore di serie A, quest’oggi ospite d’onore al meeting “Fratelli di Sport”.

Mondonico, intervistato dalla ‘Dire’ a margine dell’evento, spiega come nello sport, e nel calcio in particolare, l’unità di intenti atta a raggiungere un obiettivo comune trascende dal campo di gioco e dia ricchezza umana.

“È chiaro che in questo contesto bisogna trovare un accordo per andare avanti e spesso poi questo accordo porta poi all’amicizia“, spiega, perché “c’è molta differenza tra essere un gruppo ed essere amici. Spesso nello sport l’amicizia nasce dal fatto che parti come gruppo e arrivi ad essere amico. È lì che un allenatore risolve tutti i suoi problemi”, conclude Mondonico.

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