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Roma, Morassut: “Il prossimo sindaco spenda un miliardo per le periferie”

L'agenzia Dire intervista Roberto Morassut, già assessore. all'Urbanistica ai tempi di Walter Veltroni

Pubblicato:25-08-2020 13:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:47

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ROMA – Non voleva parlare piu’ di Roma, Roberto Morassut, gia’ assessore all’Urbanistica ai tempi di Walter Veltroni e piu’ recentemente, nel 2016, candidato sindaco alle primarie del Pd. Al prossimo giro, nel 2021, ha giurato che non partecipera’ alle comunali. Ma poi, durante questa intervista con l’agenzia Dire, la sua passione per i temi della Capitale ha preso il sopravvento. E non sono mancate proposte, a partire da quella relativa ad un miliardo di euro da mettere sul tavolo per le periferie.

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– Manca meno di un anno alle elezioni a Roma. Le andrebbe di farci capire il suo punto di vista sui possibili candidati del centrosinistra e sui problemi della citta’, e su come risolverli?


“Non vorrei parlare della situazione di Roma… Mi sono dato una consegna: di non parlare piu’ di Roma. Anzi di candidature. Non sia mai, per carita’ di Dio”.

– E se gli chiedessi solo di mettere a fuoco i problemi della Capitale per avviare un confronto sulle cose che bisogna fare per far ripartire la citta’?

“Purtroppo riguardo a Roma si continuano a fare molte chiacchiere inutili. Politicismi, schemi a tavolino, lotterie di nomi di ogni campo politico (anche rispettabili) ma dei quali alla gente, senza un rapporto con la durezza dei problemi, importa meno di zero. Si avverte una fatica di Sisifo a confrontarsi col merito. Da parte di tutta la politica e anche, devo dire onestamente di certe frange anche volenterose di “civismo” che pero’ non vanno oltre una rivendicazione generica di rinnovamento e scadono spesso e volentieri nel ‘comitatismo’, cioe’ nella voglia di sostituire i partiti con i comitati, una sostituzione di strutture e non di politiche. È una deriva gia’ vista con la Raggi e i risultati eccoli qui. Semmai bisogna unire riformismo e civismo. Serve un ‘riformismo civico’ in cui le due dimensioni si arricchiscono reciprocamente”.

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– Parliamo di proposte.

“Per fare un discorso di merito si potrebbe fare una considerazione terra terra che, vista la situazione, basterebbe gia’ come un buon terzo del programma elettorale di un buon Sindaco. In cinque anni ci vorrebbe un miliardo per la periferia. Duecento milioni all’anno per manutenzione stradale, spazi pubblici, recupero del patrimonio abitativo pubblico, delle scuole e rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico, per programmi di mitigazione ambientale nelle zone a rischio che a Roma sono tante. Non e’ un obbiettivo stratosferico, anzi, assolutamente ordinario, ma oggi, in questa situazione di decadenza generata dalla Raggi e della sua giunta, sarebbe una prospettiva ambiziosa. I mesi a venire dovrebbero servire ai candidati per selezionare gli interventi prioritari per un piano di questi tipo perche’ una selezione va fatta per forza. Fino a dodici anni fa il livello degli investimenti del Comune di Roma valeva 600 milioni all’anno se non ricordo male”.

– La giunta Raggi ogni giorno pubblicizza sui social interventi stradali e di manutenzione varia. Come si sta comportando in termini di investimenti per la citta’?

“Questa amministrazione non sa nemmeno spendere quel che ha e in questi anni ha inoculato la paura del fare tra i quadri dell’amministrazione. Ha radicato il terrore della firma e in piu’ Roma ha perso risorse. Bene, riportare il livello degli investimenti ad almeno un terzo del volume di dodici anni fa sarebbe gia’ una conquista. L’attuale amministrazione sta varando adesso cantieri su cantieri in tutta la citta’. Ma ad un occhio smaliziato questo attivismo crea allarme. Lavoretti da pane e pezzetti. Tappetini stradali di pochi millimetri per fare da specchio per le allodole. Serve un serio piano poliennale per i servizi in periferia: nei quartieri popolari e nelle borgate. Acqua, strade, scuole, ristrutturazione delle case popolari, decoro urbano, depurazione e approvvigionamento idrico. Solo questo vale un miliardo, un miliardo e mezzo in cinque anni. Ecco, un nuovo sindaco concreto e operoso dovrebbe porsi questo obiettivo minimo di partenza che non ha colore politico”.

– Abbiamo parlato di soldi. Ma di cos’altro avrebbe bisogno la citta’? Forse poteri speciali per governare meglio il suo territorio?

“La prima questione per dare una prospettiva seria a Roma consiste nel perseguire una vera riforma dell’ordinamento di Roma Capitale, perche’ hai voglia a dire che Roma si puo’ governare anche cosi’. Non si puo’ non cogliere una crisi sistemica dell’ordinamento metropolitano ed un sindaco vero deve assumere sulle sue spalle la missione costituente di cucire un vasto consenso per dare a Roma i poteri che merita e di cui ha bisogno. Io quel che penso l’ho detto e mi fa piacere che in questi giorni il professor Cassese abbia ricordato la mia proposta di legge che poi e’ l’unica del centrosinistra. Ma intanto bisogna partire dalle cose immediate. Perche’ a Roma si vive male. Perche’ a Roma tutto e’ fermo e paralizzato da chi ha confuso il fare col rubare. Dopo che la destra aveva fatto il contrario confondendo il rubare col fare. Senza peraltro riuscire (i primi) nemmeno a restare indenni da problemi giudiziari. E i secondi senza riuscire a fare le cose”.

– Chi vincera’ le prossime elezioni nel 2021?

“La gente normale ha voglia di capire se c’e’ qualcuno che sapra’ indicare la strada per uscire da questo pantano. Invece ci si impolvera con ballottaggi, schemi, antifascismo, tavole apparecchiate e altre baggianate del genere. Vincera’ chi si presentera’ nel modo piu’ serio e affidabile, ammesso che si trovi perche’ e’ evidente che c’e’ un tirarsi fuori ed e’ inutile negarlo. Per incoraggiare figure autorevoli bisogna cambiare completamente la base dei discorsi su Roma. E andare sul concreto, costruendo seriamente una traccia solida che incoraggi e non faccia sentire soli coloro che potrebbero impegnarsi”.

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