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Due sit-in a Roma per chiedere la liberazione del piccolo Marco e contro le Pas

Il primo appuntamento è martedì 3 maggio con il sit-in di protesta "Giù le mani dall'infanzia" per il caso di Marco, sottratto alla mamma e da 9 mesi in una struttura

Pubblicato:25-04-2022 16:53
Ultimo aggiornamento:26-04-2022 16:14
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ROMA – Due sit-in in programma a Roma, nella prima settimana di maggio, per chiedere la liberazione del piccolo M., figlio di Laura, una donna romana. Il bambino è rinchiuso da nove mesi in una struttura comunitaria, si ritrova vittima di violenza istituzionale e dell’allontanamento ingiustificato del suo bambino con cui peraltro le sono inibiti tutti i contatti da ormai sette mesi nonostante l’espressa volontà del piccolo di tornare a convivere con lei. Una vera e propria madrectomia – si legge in una nota di presentazione dei due sit-in – quella cui è stato sottoposto il piccolo M., rinchiuso ormai da nove mesi in una struttura comunitaria sul litorale romano seppur malato, presumibilmente sottoposto a reset psicologico e deprogramming per compiere l’annientamento della figura materna ed il forzoso riavvicinamento ad un padre che per suo figlio ha preferito la casa famiglia piuttosto che l’amorevole e confortevole casa materna. Atti di tortura agiti su un bambino di 8 anni e su sua madre a seguito di false relazioni e dichiarazioni delle assistenti sociali e della tutrice delegata del Sindaco di Roma che non hanno nemmeno mai conosciuto ed osservato il piccolo M. nel suo ambiente domestico prima dell’allontanamento.

Martedì 3 maggio dalle 9.30 si svolgerà il sit-in di protesta “Giù le mani dall’infanzia” sotto il Dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Roma in viale Manzoni 16. La protesta, organizzata per chiedere la liberazione del piccolo M., ha lo scopo di smuovere le coscienze dei tanti tutori ed assistenti sociali che ledono ingiustamente i rapporti genitori/figli entrando in un rapporto di antagonismo con gli stessi genitori che vengono privati contro legge di qualsiasi informazione sulla salute e l’istruzione del proprio figlio. Non solo: obiettivo della protesta è sensibilizzare l’assessora alle Politiche sociali Funari (che mai ha risposto alle richieste di appuntamento effettuate da Laura) affinchè intervenga nel caso del piccolo M. sostituendo gli operatori sociali attualmente denunciati per porre fine a degli illeciti gravissimi che si stanno compiendo nei confronti di un bambino innocente e della madre che l’ha amorevolmente cresciuto fino al rapimento di Stato. Considerando che le relazioni dei Servizi sociali e dei tutori non vengono minimamente verificate dal Tribunale i cui giudici dimostrano di aver abdicato al loro ruolo di peritus peritorum, il prossimo giovedì 5 maggio dalle 9.30 si svolgerà il sit-in di protesta nei pressi del Tribunale dei Minori di Roma.

Fulcro della protesta è la cacciata della teoria ascientifica della PAS dai tribunali; l’ordinanza di Cassazione del marzo scorso ha bandito la PAS dalle aule di giustizia ma i giudici minorili romani hanno dimostrato di non aver recepito tale ordinanza; infatti, per la mamma del piccolo M. è stata nominata proprio ora una CTU collegiale ben nota per le spiccate posizioni pasiste esplicitamente dichiarate anche nel corso del convegno svoltosi a Roma venerdì 22 aprile scorso dal titolo “Addio alla PAS?”.


Una CTU – si legge ancora nella nota – già segnata dunque a priori da un pregiudizio precostituito verso la figura materna, evidente segnale di mancanza di imparzialità. Una CTU da sostituire perchè non è assolutamente tollerabile che i CTU pasisti continuino ad operare nelle aule di giustizia all’insegna di una bigenitorialità forzata che ignora il best interest of the child soprattutto nelle situazioni di separazioni per violenza. L’invito a partecipare ai sit-in è rivolto a tutte le associazioni e comitati che stanno portando avanti una dura battaglia su questi drammi che coinvolgono i bambini. Ma soprattutto ci si aspetta che insieme a Laura scendano in piazza tutte quelle persone che si ritrovano ad affrontare i medesimi drammi affinchè si possa fare una lotta comune per restituire l’infanzia a tutti quei bambini innocenti nella stessa situazione del piccolo M.

L’avvocato Priolo sulla sua pagina Facebook ha snocciolato alcuni numeri del fenomeno: “60.000 bambini infoibati nelle case famiglia sottratti ai genitori biologici per eccesso di affetto, per essere alienanti e per evitare il confitto di lealtà in quanto tra i genitori sorgono contenziosi dopo la fine dell’unione amorosa; 20.000 affidamenti senza alcuna ragione plausibile per vendere i figli degli altri agli amici degli amici e conoscenti; 600.000 figli e genitori affidati ai servizi sociali e posti agli arresti domiciliari, in attesa di funeste decisioni delle assistenti sociali, che hanno sospeso la decisione di collocare i figli nella case famiglia, una attesa angosciosa che rende la vita un inferno; 1.250.000 tra genitori, parenti, amici espropriati; 2.000.000 se si contabilizzano le famiglie di parenti e amici. Terremotati dalle decisioni dei giudici minorili, dalle relazioni delle assistenti sociali, dalle perizie delle psicologhe forensi, dall’agire minaccioso dei tutori e curatori speciali, dall’inadeguatezza degli educatori, negoziatori, un esercito di corrotti e corruttori che fa business sulle lacrime di piccole creature. Un uso sfrenato delle psichiatria repressiva”.

Al centro del sistema, denuncia Priolo, le case famiglia e centri di accoglienza (ovviamente non tutte) con un giro di affari, di ricavi di dieci miliardi di euro l’anno versato dai Comuni alle case famiglia e centri di accoglienza cui si aggiunge l’indotto consulenze a pagamento (2 miliardi l’anno) dove i bambini sequestrati vengono sistematicamente torturati ed è reciso chirurgicamente il rapporto affettivo con i genitori (prevalentemente con le madri separatesi per violenza), violando le leggi biologiche della relazione figli/genitori scritta nel DNA di ognuno di noi. Il sistema favorisce i mercanti delle case famiglia, luoghi di torture, dove trafficanti di carne umana moltiplicano i loro profitti, facendo crescere gli avanzi di bilancio, fingendo di accogliere i bambini che soffrono perché i genitori non vanno più d’accordo, giovandosi delle liti familiari”.

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