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Stadio della Roma, c’è l’accordo: via le torri, incognita opere pubbliche

ROMA - Alla fine, la fumata bianca è

Pubblicato:25-02-2017 10:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:57

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ROMA – Alla fine, la fumata bianca è arrivata. Al termine di una giornata convulsa, iniziata con il ricovero della sindaca Virginia Raggi al San Filippo Neri, la riunione fiume in Campidoglio tra i vertici capitolini, al dg della AS Roma Mauro Baldissoni ed il costruttore Luca Parnasi si conclude con un accordo: lo stadio della Roma si farà.

Dopo una settimana di fibrillazioni nella maggioranza capitolina e di scontri con la società, quindi, la sindaca Raggi porta a casa un risultato importante, che prevede la ridefinizione del progetto per la costruzione di “uno stadio 2.0”, un taglio delle cubature pari al 50% e la ridefinizione delle opere pubbliche previste per la viabilità.


“Sarà un progetto innovativo”, annuncia la sindaca al termine della riunione. “Abbiamo ottenuto un taglio delle cubature da oltre 1,1 milioni di mc fino alla metà, 598mila metri cubi, di cui il 60% solo sul business park. È un progetto che prevede la costruzione di edifici bassi, quindi via le torri, completamente integrati con il panorama e con lo standard energetico classe A4, il più alto al mondo”.

A sparire dal progetto, quindi, saranno i grattacieli progettati dall’architetto Liebeskind. E’ stata questa la mossa a sorpresa che ha consentito l’intesa congiunta tra Roma e Campidoglio al termine della lunga trattativa sul nuovo stadio della società giallorossa che, dopo il round odierno, dovrebbe chiudersi positivamente entro qualche giorno, in tempo per la conferenza dei servizi del 3 marzo. Un accordo definitivo, però, ancora non è stato firmato ma il rischio di uno stop del progetto sembra scongiurato. Le parti sono arrivate vicine alla rottura su molti punti e diverse volte. Il Comune ha ventilato fin dall’inizio l’idea di trasferire lo stadio in altre aree della città, ma su questo la Roma è stata inamovibile.

Lo stadio, dunque, si farà a Tor di Valle, e con lui anche le opere pubbliche e il business park. La Roma ha però accettato ulteriori modifiche al progetto, a partire proprio dal business park dove si concentrano le principali novità. Si parte dal taglio delle cubature di quasi il 60%. Il Comune su questo ha tirato dritto nella convinzione che il premio di cubature concesso alla Roma ai tempi di Ignazio Marino fosse eccessivo, in grado di coprire anche i costi dello stadio e non solo delle opere pubbliche.

C’è poi la novità delle torri. Il ‘Trilogy’ di Libeskind non esiste più. Il problema per i 5 stelle era anche il loro impatto visivo e su questo hanno spinto molto, anche per dare all’esito della trattativa un effetto simbolico diretto, la scomparsa degli elementi più invadenti dal punto di vista estetico. C’è infine l’ingresso nel progetto della bioarchitettura. Gli edifici del Convivium, l’area limitrofa al business park, avranno alberi sui tetti o inglobati nelle strutture. Ed è stato chiesto l’uso di altri materiali, non solo cemento, come il legno, e del fotovoltaico.

Resta comunque da sciogliere il nodo delle opere pubbliche. Con il taglio così consistente delle cubature, infatti, sembrano essere a rischio i numerosi interventi infrastrutturali previsti per mettere in comunicazione il nuovo impianto con il resto della città.

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