NEWS:

Autonomie, bocciato in Senato il ddl popolare per l’attuazione del Titolo V

Respinto dalla maggiornaza. Il Pd: "Un brutto segnale per i cittadini

Pubblicato:24-01-2024 14:40
Ultimo aggiornamento:27-01-2024 12:52

bocciato ddl popolare Titolo v
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – L’Aula del Senato ha bocciato il disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare per l’attuazione del Titolo V della Costituzione. Il testo, approdato stamane in Assemblea senza aver concluso il suo iter in Commissione, recava modifiche dell’articolo 116 (terzo comma) della Costituzione, concernente il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, e modifiche all’articolo 117 (commi primo, secondo e terzo, della Costituzione) con l’introduzione di una ‘clausola di supremazia’ della legge statale e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato. Le opposizioni nelle scorse settimane avevano chiesto di esaminarlo prima del ddl sull’autonomia differenziata proponendo un’inversione dell’ordne dei lavori, ritenendo fondamentale anche l’introduzione della ‘clausola di supremazia’. La maggioranza ha respinto la richiesta approvando così ieri, tra le proteste delle opposizioni, il ddl Calderoli.

Nella seduta di stamane i gruppi di minoranza sono tornati a criticare il progetto di autonomia differenziata. La discussione quindi, piu’ che sui contenuti del ddl di iniziativa popolare, si è incentrata sull’ok al testo del governo dato ieri.Dario Parrini del Pd, nel suo intervento in Aula, ha sottolineato che aver portato in Parlamento un ddl in materia di autonomia regionale e di riparto delle competenze legislative, chiesto con una raccolta firme, soltanto “a valle” del ddl governo “è una forzatura delle regole, un brutto segnale che si manda ai cittadini”.

La proposta di legge popolare – respinta oggi dall’Aula del Senato con i voti delle forze di maggioranza (Fdi, Lega, Forza Italia) – si componeva di quattro articoli: l’articolo 1 proponeva la modifica del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione per consentire ulteriori forme di autonomia nelle sole materie di competenza legislativa concorrente, regolate da una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, previa consultazione delle Regioni e degli enti locali; l’articolo 2 sostituiva il primo comma dell’articolo 117, confermando il dispositivo vigente secondo cui la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali, ma consentendo l’intervento statale per tutelare l’unità giuridica, economica e l’interesse nazionale; gli articoli 3 e 4 volevano modificare l’articolo 117 per ridefinire le materie di competenza esclusiva dello Stato e concorrente delle Regioni.
Il ddl è stato votato per articoli, tutti e quattro respinti. Al termine delle votazioni la presidenza del Senato ha spiegato che “poichè non sono stati approvati gli articoli, il ddl costituzionale si intende respinto nel suo complesso”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it