NEWS:

Pd liberi tutti, Schlein promette il miracolo: 30% alle Europee

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:23-06-2023 17:15
Ultimo aggiornamento:23-06-2023 17:15

Schlein si candida alle Europee
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Nel Pd i big, vecchi e nuovi, anche dopo le varie scoppole prese, un qualche posticino lo hanno ottenuto… solo Nicola Zingaretti, ex segretario nazionale, è rimasto a secco e per questo vorrebbe la presidenza della Fondazione Dem“. Ma della Fondazione parleremo dopo. Raccogliendo le voci degli esponenti delle varie anime del Pd, i virgolettati sono a questi riconducibili, alla fine esce fuori un ritrattino niente male del partito ora in mano a Elly Schlein. Che non avrà vita facile e nessuno sconto da tutti quelli che si stanno ricompattando.

Forse è proprio per questo, per cercare di limitare i danni delle sfrenate ambizioni dei singoli, che la segretaria ha lasciato i suoi liberi di propalare la buona novella:Alle prossime elezioni europee il Pd prenderà il 30 per cento...”. Percentuale molto più alta del quasi 23% delle passate elezioni, un miracolo che se si realizzasse potrebbe placare la fame di posti. Se no saranno guai.

Perché già la lista dei pretendenti al volo per Bruxelles sono tanti, troppi. A partire proprio da Nicola Zingaretti che già ha cominciato la sua campagna elettorale con la sua vecchia strategia ‘simpatia’ social, – “che volete, Zingaretti si ripete spesso” – con una bella e grande foto di lui sorridente insieme a moglie e figlie per ricordare l’anniversario di matrimonio.


Torniamo alle pazze voglie elettorali, con le sedie che alla fine sono sempre meno delle terga aspiranti. Solo guardando alla circoscrizione Centro già si possono immaginare i problemi che verranno. Bisogna per forza far correre il Commissario Gentiloni, e che metti a riposo un leader europeo? Vuol correre Zingaretti, e poi c’è Bonafoni – “che adesso coordina la segreteria ed è diventata potentissima, per ogni cosa si passa da lei… più di uno la paragona al Lotti di Renzi, quello dei momenti d’oro” – vuol correre pure lei addirittura come capolista davanti a Gentiloni; poi c’è il sindaco di Firenze Nardella, e quelli eletti una volta che vogliono il secondo giro, e poi la quota di donne da rispettare… per questo serve la formula magica del 30%, perché se si starà sotto il posto perso si trasformerà in aspra polemica interna, c’è da giurarci.

Ma perché, ad esempio, Zingaretti che alle politiche nazionali è stato eletto nel proporzionale blindato solo pochi mesi fa vuol già traslocare al Parlamento europeo? Eppure in più occasioni lui si è sempre detto fedele al vincolo di mandato, da onorare fino alla fine per rispetto degli elettori? La spiegazione più plausibile, dopo varie interpretazioni, alla fine è questa: Zingaretti nel Parlamento nazionale non ha cariche, fa il deputato semplice. Fonte di frustrazione, per un ex segretario nazionale è lesa maestà, si sussurra. Al Parlamento europeo, invece, si potrà giocare il ruolo di Presidente di tutto il gruppo Socialista europeo: “Per quella carica – si spiega- contano i voti presi dai partiti nei rispettivi paesi. Visto che i socialdemocratici tedeschi ed altri sono in crisi il Pd se la gioca con i socialisti spagnoli. Se li superiamo la presidenza tocca a noi”.

A Zingaretti? Non è detto, perché c’è un altro competitor in campo, Stefano Bonaccini, presidente Dem e della Regione Emilia-Romagna. Anche per lui vale lo stesso discorso, correndo in altra circoscrizione se prenderà lui più voti sarà lui il candidato presidente dei socialisti europei. Zingaretti e Bonaccini vogliono candidarsi alle europee, su questo tutte le ‘voci’ sono d’accordo e pronte a giurare. Ma per Bonaccini la strada è più in salita rispetto a Zingaretti, che liberando il posto a Roma farebbe contenta la prima dei non eletti e l’area di appartenenza. Per Bonaccini, infatti, c’è da considerare tutta la vicenda del dopo alluvione, al commissario che verrà indicato dal Governo la prossima settimana, alle decisioni che verranno prese per rimborsare tutti i danneggiati, alla mossa politica del Governo Meloni per attirare consensi. Per questo una fronda interna spinge perché Bonaccini resti sul territorio a difendere i Dem dal prossimo assalto della Destra alla Regione. Per quanto riguarda la Fondazione del Pd, finora esistita solo sulla carta, “non sarà mai, perché Schlein non lo permetterà, una specie di camera della composizione politica, dove le ‘anime’ si confrontano e alla fine decidono insieme la linea. Se Zingaretti non dovesse farcela alle europee, potrebbe essere il contentino, così anche lui da Presidente potrebbe organizzare convegni con personaggi illustri, insegnare come si fa politica ai giovani”. E tutti aspettano il miracolo Schlein, il 30 per cento alle Europee.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it