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Zidane compie 50 anni e torna sulla testata a Materazzi: “Non ha offeso mia madre”

L'ex Pallone d'Oro, intervistato da L'Equipe, ripercorre le fasi salienti della sua carriera di calciatore e allenatore

Pubblicato:23-06-2022 09:19
Ultimo aggiornamento:23-06-2022 15:18

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ROMA – “Materazzi non disse niente di mia madre. Ha detto spesso di non aver insultato mia madre. È vero. Ma ha insultato mia sorella, che era con mia madre in quel momento”. Zinedine Zidane torna sull’iconica testata mondiale a Marco Materazzi, in una intervista a ‘L’Equipe’. E racconta: “Quel giorno, mia madre era molto stanca. Avevo sentito mia sorella al telefono diverse volte durante il giorno. Sapevo che mia madre non stava bene, anche se non era un problema importante. Tuttavia, mi preoccupava. Resto comunque concentrato. Ma queste sono cose che ti agitano. La pressione, questo, quello. Su un campo da calcio, ci si insulta spesso – spiega Zizou – Tutti parlano tra loro, a volte male, ma tu non reagisci. Lì, quel giorno, è successo quello che è successo. Ha iniziato parlando di mia sorella Lila. Lo spazio di un secondo e sono partito… Devi accettarlo. Non sono orgoglioso, ma fa parte della mia vita. Ero più fragile. A volte è in questi momenti che puoi fare qualcosa che non è giusto…”.

Nell’intervista all’ex tecnico del Real Madrid c’è tanta aneddotica che riguarda l’Italia e la finale mondiale del 2006. Il cucchiaio a Buffon a Berlino, per esempio: “Siamo al settimo minuto. Mancano 83 minuti. Devo provarci. Anche se sbaglio, posso rimediare. C’è ancora tempo. E ho davanti a me uno dei più grandi portieri del mondo: Gigi. Mi conosce. Devo fargli una cosa che non si aspetta. Ci penso dieci secondi. Non ho mai fatto un ‘panenka’. Non è mancanza di rispetto. So che alcuni portieri potrebbero interpretarlo in questo modo. Ma non è questo il caso. Non lo faccio per umiliare. Lo faccio per segnare”.

Zidane ricorda anche la finale di Cardiff vinta dal suo Real Madrid contro la Juventus: “Non ero molto felice all’intervallo (1-1). Volevo che andassimo più sulle corsie esterne, che fossimo più insistenti lì. Avevamo preparato la partita così. Abbiamo fatto molto bene nel secondo tempo con Modric, Carvajal. Dall’altra parte con Marcelo. Segniamo tre gol nel secondo tempo. E poi, ho insistito sul ritmo. Non lasciare che gli altri ne approfittino. Ce l’abbiamo fatta. Li abbiamo soffocati. Siamo andati a pressare alto. Adoro vedere la mia squadra così. Vai e prendi la palla molto alta, prendi l’avversario per la gola. Non possiamo sempre farlo. Devi essere intelligente nella gestione. Devi sapere come fare un passo indietro di tanto in tanto. Non fai dieci volte ottanta metri o almeno dieci volte in modo efficiente. Mi piace il gioco, avere la palla, pressare alto e che scorre veloce”.


50 ANNI DA ZIZOU, DAI SUCCESSI IN CAMPO AI TRIONFI IN PANCHINA

(Di Adriano Gasperetti)

Cinquant’anni di un campione silenzioso. Tra colpi di classe e di testa, a volte vincenti, a volte meno, Zinedine Zidane, nato a Marsiglia il 23 giugno del 1972 da genitori di origini algerine, ha vinto tutto quello che c’era da vincere, a livello di club e di nazionale, tra campo, con la maglia di Juventus e Real Madrid, e panchina, su quella dei Blancos.

Carattere introverso, nato calcisticamente all’ombra di ‘Le Roi’ Michel Platini, non ci mette troppo tempo a distinguersi dal suo idolo, diventando per tutti semplicemente ‘Zizou’. “Ma io non sarò mai come lui – disse una volta l’ex numero 10 in una intervista a proposito del paragone con Platini – Non sarò un trascinatore, anche se non mi spaventano le responsabilità, il mio carattere non è uguale al suo”. All’inizio della sua carriera, che lo ha visto indossare, in Francia, le maglie di Cannes e Bordeaux, ha indubbiamente avuto la fortuna di essere formato da due grandi nomi del calcio transalpino come Guy Lacombe, che ha allenato tra gli altri Patrick Vieira e Sebastien Frey, al Cannes, e Rolland Courbis, al Bordeaux.

Proprio dai Girondins Zidane fu acquistato nel 1996 dalla Juventus per 7 miliardi e mezzo. Come fu per Platini 14 anni prima, anche per Zidane l’approdo a Torino non coincise con il momento migliore della sua carriera. Addirittura, raccontò poi l’allora tecnico bianconero Marcello Lippi, “mi chiese di essere ceduto dopo poche settimane. Gli risposi che era pazzo e che lo avrei mandato in campo sempre titolare”. La svolta, per lui, poco dopo, ad ottobre, quando segnò contro l’Inter il suo primo gol in bianconero. Da allora fu solo ascesa: già nella prima stagione la sua Juventus vinse la Coppa Intercontinentale, la Supercoppa Europea e l’ennesimo scudetto. Per poco non fu trionfo assoluto, se non fosse arrivata la sconfitta in finale di Champions League con il Borussia Dortmund.

Ma quegli anni non furono solo trionfi colorati di bianconero. Perché Zidane fu protagonista anche con la maglia dei Bleus e nella sua Francia. Nel 1998, infatti, si prese sulle spalle la Nazionale trascinandola fino alla vittoria finale. E lo fece tirando fuori dal cilindro due colpi a sorpresa contro l’avversario peggiore possibile, il Brasile di Ronaldo. Poche ore prima della partita il campione brasiliano fu messo praticamente fuori gioco dalle convulsioni che ne condizionarono il rendimento in campo. Al contrario, Zidane fu il vero protagonista del trionfo, con due colpi di testa che indirizzarono subito la partita a favore dei padroni di casa che alla fine conquistarono la Coppa del Mondo anche grazie al sigillo finale di Petit. Ma se in quell’occasione le due zuccate portarono al trionfo la Francia, otto anni dopo un colpo di testa rischiò di cancellare la sua carriera. “Non ne vado fiero”, ha dichiarato in una intervista recente. Il riferimento è alla famosa ‘capocciata’ a Marco Materazzi nella finale di Berlino del 2006, quella del trionfo italiano su cui ha indubbiamente pesato l’espulsione del campione marsigliese.

Ma il talento e la storia di Zidane vanno indubbiamente oltre qualsiasi ‘colpo di testa’. Tre scudetti e tre supercoppe nazionali, una Champions League, due Coppe intercontinentali e due Supercoppe europee solo per citare alcuni dei successi con Juventus e Real Madrid, oltre a un Pallone d’Oro, una Coppa del Mondo e un Europeo con la Francia, tutti vissuti da protagonista, certificano il peso avuto dal talento francese nella storia del calcio. A livello individuale, per il puro gusto calcistico, la testata di Berlino è letteralmente sovrastata da chicche come il gol al volo nella finale di Champions League tra il suo Real Madrid e il Bayer Leverkusen, una girata entrata di diritto nella galleria dei gol più belli di sempre. E di tutte le competizioni.

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Ma vincere sul campo a Zidane non poteva bastare. Dopo aver appreso i segreti del mestiere di allenatore, come vice di Carlo Ancelotti sulla panchina del Real Madrid, ne diventa primo allenatore nel 2016 (lo sarà in due momenti diversi, fino al 2021), a stagione in corso al posto di Rafa Benitez. E qui la prima impresa: sei mesi dopo l’insediamento, vince la prima Champions League da tecnico. Alla fine le coppe saranno tre e tutte di fila, fino al 2018. E poi ancora due Supercoppe europee e altrettante Coppe del mondo per club. A corredo, anche due vittorie nella Liga e due Supercoppe di Spagna. E siamo solo all’inizio di una carriera da allenatore che, viste le premesse, non sarà affatto avara di successi.

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