NEWS:

Cei, Bagnasco saluta e chiude parlando di famiglia (“Lasciata sola”) e giovani

In apertura del suo discorso Bagnasco esprime gratitudine ai papi che gli hanno dato fiducia, da Benedetto XVI al Santo Padre Francesco

Pubblicato:23-05-2017 11:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Da sempre noi vescovi abbiamo parlato di voi e per voi, poiché siete il fondamento dell’edificio, la cellula viva dell’organismo sociale, l’icona del mistero della Chiesa sposa di Cristo: voi siete la Chiesa nella casa, la Chiesa domestica che ogni giorno celebra la liturgia della vita e dell’amore”. Sono le parole di ammirazione e di affetto dedicate alla famiglia, nella prolusione del cardinale Angelo Bagnasco all’Assemblea della Cei. “Dio continua in voi il miracolo della vita, vi chiama ad una missione straordinaria: generare non solo dei corpi, ma delle persone, ecco l’educazione”, ha proseguito: “Quante volte abbiamo detto che la cultura oggi disprezza la famiglia e la politica la maltratta! Come se questo nucleo, questo microcosmo, fosse vecchio e superato, e si dovesse viaggiare trionfalmente verso nuove forme, più aggiornate – si dice – più efficaci e libere. Come se le relazioni fossero una opzione, e non la via per essere veramente persone; come se i legami mortificassero la libertà, e non invece la condizione per essere veramente liberi; come se le scelte definitive fossero contrarie allo slancio vitale dell’individuo, anche nella sfera degli affetti più intimi. Ma questa smania che rincorre ogni alito di vento, che è insofferente del quotidiano e del normale, non è forse segno del vuoto interiore, del male di vivere?”.

“Siate voi, famiglie, a proclamare – nella diuturna riconquista del vostro amore e del vostro sacramento – la bellezza del matrimonio e della famiglia come il vero fondamento del vivere sociale; siate voi a testimoniare la bellezza della paziente dedizione ai figli; la possibilità di vivere insieme tutta la vita”, ha detto il cardinale. “Siate la risposta concreta e alternativa all’individualismo radicale che respiriamo, e che spinge a vivere isolati gli uni dagli altri in nome di una autonomia che ci distrugge”, la consegna. “Quante volte abbiamo messo in guardia dalle derive antropologiche”, ha sottolineato Bagnasco a proposito del suo decennio di presidenza: “Esse, in nome dell’uomo, lo negano con costumi e leggi che sembrano rispettare la libertà, ma in fondo sono convenienti all’economia”. “Le famiglie – sul piano sociale – si sentono sostanzialmente abbandonate”, il grido d’allarme: “sono urgenti politiche familiari consistenti nelle risorse e semplici nelle condizioni e nelle regole. Non sostenere la famiglia è suicida”. Altro appello, quello per il sostegno “alla scuola paritaria, puntualmente messo in discussione da un pregiudizio ideologico: eppure, nella laica Europa questi muri sono caduti, per cui si riconosce il valore culturale della scuola paritaria nell’assicurare la memoria dei nostri Paesi, come pure la stessa ricchezza che ne deriva per la libertà educativa e il pluralismo. In Italia, invece, sembra non valere nemmeno il criterio dell’investimento, che consente allo Stato di risparmiare ogni anno – al netto del contributo – ben 6 miliardi di euro”.

“GIOVANI AL CENTRO DEL SINODO, LA CHIESA VI AMA”

“In questa Assemblea i giovani saranno al centro della nostra attenzione: a partire dalla realtà odierna e in sintonia con il prossimo Sinodo dei Vescovi, vivremo un confronto corale per incoraggiare le nuove generazioni a incontrare il Signore che è la via della gioia piena”. Sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco dedicate al tema della 70a Assemblea della Cei, in corso in Vaticano. “Intendiamo sollecitare le nostre comunità affinché facciano spazio ai ragazzi e ai giovani, e questi possano sentirsi non solo accolti, ma anche desiderati e amati: adulti e giovani, infatti, hanno bisogno gli uni degli altri”, ha spiegato il cardinale nella prolusione odierna. “Si tratta di favorire un ponte tra generazioni, che – ci diceva ancora Papa Francesco – congiunga soprattutto anziani e ragazzi, a beneficio di entrambi”, la proposta, che comprende iniziative concrete come “la consegna a non lasciare gli Oratori, ma a viverli con una presenza che sappia ascoltare, motivare e coinvolgere i giovani, rendendoli protagonisti di iniziative fatte insieme”. Poi Bagnasco si è rivolto direttamente ai giovani, ai quali ha chiesto di fare posto a Gesù per diventare “portatori della luce, messaggeri di speranza in un mondo attraversato dall’angoscia”. “Come vorremmo non deludervi mai”, ha esclamato il cardinale: “Sappiate che, se a volte – in forza del mandato di Cristo – diciamo dei ‘no’, essi sono sempre il risvolto di grandiosi ‘sì’ alla bellezza sublime che il vostro cuore cerca e all’eroismo che affascina”. Molte volte abbiamo sollecitato la politica e la società civile perché abbiano una più giusta e concreta attenzione verso di voi”, ha ricordato Bagnasco a proposito del suo decennio di presidenza: “L’educazione integrale, l’accesso al lavoro, l’ascolto della vostra età, leggi che abbiano a cuore il futuro della società, un futuro che siete anzitutto voi stessi. Tutto questo e altro ancora ci sta a cuore. È voce, la nostra, che resta spesso inascoltata, proprio come quella dei profeti di un tempo, ma noi continueremo a parlare. Ricordate: la Chiesa vi è vicina e vi vuole bene, vuole il vostro bene”. Un caloroso applauso si è levato dai vescovi riuniti in Aula.


“CROLLO NASCITE E DISOCCUPAZIONE DRAMMA DELL’ITALIA”

“Non è possibile che le politiche familiari siano sempre nel segno di piccoli rimedi, quando sono necessarie cure radicali”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco stigmatizzando, ancora una volta, la “caduta libera della demografia”, primo problema dell’Italia insieme al “dramma della disoccupazione”. “Il compito di mantenere le nostre aziende e di crearne di nuove è certamente di molti”, ha denunciato a questo proposito il cardinale: “Ma la politica in solido ha la responsabilità primaria non delegabile di creare le condizioni di possibilità e di incentivare in ogni modo la geniale capacità dei nostri lavoratori”. “Non si tratta solo di assicurare stipendi, ma anche di riconoscere la dignità professionale e produttiva del nostro popolo”, ha precisato Bagnasco, secondo il quale “tempi così nuovi e così drammatici richiedono anzitutto uno sforzo di umiltà e di approfondimento che ci aiuti ad approdare a nuove soluzioni per promuovere bene comune e dignità della persona; per non arrenderci alle logiche inique di un’economia scivolata nella finanza, ma poter favorire quanto meno un mercato sociale, come ci ricordava ieri sera il Santo Padre”. Con le Settimane sociali, ha sottolineato il cardinale riferendosi all’appuntamento in programma a fine ottobre a Cagliari, “le comunità del Paese si sono impegnate in un percorso di questo tipo, che ci ha portato ad identificare ad oggi, nel territorio italiano, più di 300 buone pratiche in materia di lavoro, di cui approfondire caratteristiche e punti di forza”. “Dalla ricognizione sulle buone pratiche- ha annunciato Bagnasco- sta nascendo una nuova proposta per l’Italia e per l’Europa, in grado di dare gambe alle potenzialità e alle opportunità inscritte in questi nuovi semi di speranza”.

“POVERI E MIGRANTI SEMPRE AL CENTRO NOSTRI SFORZI”

“La povertà è cresciuta, il solco delle disuguaglianze è più profondo, la piaga della non occupazione è terribilmente diffusa e lacerante per giovani, impossibilitati a fare un progetto di vita, per gli adulti umiliati a essere inerti e a dover dipendere dai genitori o da altri. Non si può vivere a lungo senza sentirsi utili e autonomi”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, che ha messo i poveri e i sofferenti al centro della prolusione con cui si è aperta la seconda giornata dell’Assemblea della Cei. “Il nostro sguardo di pastori non si è mai stancato di guardarvi e di scorgere i segni dei vostri disagi fisici, sociali, morali, emotivi”, ha assicurato il cardinale: “Le nostre forze si sono moltiplicate con l’aiuto di moltissimi, con le reti virtuose delle parrocchie, delle aggregazioni, dei volontari; con le nostre Caritas, gli Uffici per i migranti, la Pastorale del lavoro e della salute”. “L’Italia ha davvero una lunga e consolidata tradizione di capillare presenza e di intervento”, ha sintetizzato Bagnasco: “È forte di una tradizione consolidata di volontariato – come ha riconosciuto il Santo Padre – un volontariato nato e sostanziato per lo più dal Vangelo e dall’appartenenza ecclesiale”. Va in questa direzione la campagna ‘Liberi di partire, liberi di restare’: “È un segno della Chiesa italiana, perché cresca la consapevolezza delle storie dei migranti, si sperimenti un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione dei migranti che arrivano tra noi, non si dimentichi il diritto di ogni persona a vivere nella propria terra”, ha commentato il cardinale. “Noi siamo figli di operai e non pochi hanno conosciuto disagi e ristrettezze nelle loro case”, ha sottolineato Bagnasco: “Il vostro mondo non ci è sconosciuto, per questo vi diciamo una parola con rispetto e umiltà: a voi, che soffrite nella carne preoccupazioni e pene. Il lavoro, la malattia, la fuga disperata da fame, guerra, persecuzione, la solitudine che uccide, il male di vivere, il traffico di esseri umani… e ogni forma di indigenza che compone la condizione umana, trovano eco nei nostri cuori che hanno ricevuto il sigillo del cuore di Gesù. A voi tutti rinnoviamo la nostra vicinanza concreta, sapendo che non è nelle nostre mani il sistema sociale”. Proprio questo impegno, ha spiegato Bagnasco, “ci ha fatto prendere le distanze dal disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento: l’abbiamo fatto a tutela del malato e dei suoi famigliari, e del loro rapporto con i medici, i quali non possono vedersi ridotti a meri esecutori”.

 UN RINGRAZIAMENTO AI PAPI IN CHIUSURA DEL SUO MANDATO

“La gratitudine ai Papi che mi hanno dato fiducia, da Benedetto XVI al Santo Padre Francesco”. È la prima “parola a conclusione di questi dieci anni nei quali sono stato chiamato a servire l’Episcopato Italiano in qualità di presidente”, pronunciata dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella prolusione con cui ha aperto la seconda giornata dell’assise dei vescovi, in corso nell’Aula Nuova del Sinodo. “Al Romano Pontefice, con il quale il nostro episcopato gode di un legame unico, rinnovo a nome mio e dell’intero corpo episcopale leale obbedienza e sincero affetto”, ha proseguito il cardinale: “La sua parola e la sua testimonianza sono per noi indirizzo e sprone, e per il presidente riferimento sicuro”. “Spesso ho detto che il mio programma sono i confratelli da ascoltare con umiltà e rispetto, attento a promuovere il dialogo, lo scambio, la fiducia e a proporre sintesi alte”, ha ricordato Bagnasco: “Da subito, ho concepito il mio compito come un servizio alla fraternità e alla comunione, rispetto alle quali la Cei è una struttura di servizio”.

Poi “un ringraziamento cordiale ai Segretari Generali che si sono succeduti”, dal cardinale Giuseppe Betori a monsignor Mariano Crociata e a monsignor Nunzio Galantino: “Senza di loro il servizio sia alla presidenza che all’intero corpo episcopale sarebbe rimasto inefficace”, il tributo di Bagnasco, che con loro ha espresso “un grazie sincero a direttori, aiutanti di studio e personale tutto dei nostri uffici”. Quindi Bagnasco ha ricordato il cardinale Attilio Nicora, recentemente scomparso, artefice del sistema di sostegno economico alla Chiesa cattolica e di sostentamento del clero. Un applauso si è levato dai vescovi. “La domanda incomprimibile è se potevo fare di più e meglio per amare tutti e ciascuno: altri risponderanno meglio di me”, le parole del cardinale, secondo il quale “quando nulla si cerca, nel segreto dell’anima prendono casa la serenità e la pace”. “A noi pastori – ha puntualizzato Bagnasco – spetta il compito di lavorare con retta intenzione e con tutto l’impegno possibile: il risultato è nelle mani di Dio che tutto vede e feconda”. “Insieme abbiamo camminato e parlato alle nostre comunità e al Paese”, il bilancio: “La vicinanza alle persone ci ha permesso di conoscerne la vita reale e di dar voce a speranze, preoccupazioni e dolori del popolo. Questa prossimità ci ha consentito, a volte, di anticipare gli eventi, come quando – nel 2007 – abbiamo registrato pubblicamente che erano tornati i pacchi viveri nelle nostre parrocchie, segno di ciò che sarebbe presto accaduto: la grande crisi”. Per il presidente della Cei, “la gente ha sempre riconosciuto che i loro vescovi ci sono e sanno farsi eco rispettosa e autorevole in ogni sede, senza interessi personali o di parte. Sempre ci hanno accompagnato le parole di sant’Agostino: ‘Dio parla in tutta libertà anche per mezzo di uomini timidi’”.

(www.agensir.it)

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it