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FOTO | A Bologna nelle opere d’arte ora si entra, e si incontra il minotauro

Al Virtual reality art rooms, per tre giorni durante Artefiera, c'è un percorso di cinque opere che si possono 'vivere' in prima persona grazie alla realtà virtuale

Pubblicato:23-01-2020 18:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:53
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BOLOGNA – In una stanza quadrata ci sono quattro porte: se ne deve scegliere una. Da quella scelta dipenderà l’esperienza successiva, quale mondo o in quale tempo ci si troverà. Così, ogni decisione che si prende attraverso il proprio avatar, uomo o donna, determinerà che tipo di esperienza vivrà. Quella del “What if“, tradotto ‘cosa succede se’, è una tecnica di scrittura che a Bologna, questo fine settimana, diventa un’opera d’arte grazie alla realtà virtuale. Indossando un visore infatti, lo spettatore sarà protagonista dell’opera compiendo le scelte che lo porteranno a scoprire un’opera d’arte diversa dalle altre.

La mostra “What if. La riproducibilità tecnica nell’epoca dell’opera d’arte” (a cura di Eleonora Frattarolo) si tiene al Vrums, virtual reality art rooms, e prevede un percorso di cinque opere che il pubblico non guarderà passivamente, ma vivrà in prima persona grazie alla realtà virtuale. Una di queste farà sì che, seduti in una stanza dalle pareti viola, con due sedie al centro e due visori 3d, due spettatori potranno vivere due esperienze completamente diverse.











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Un algoritmo definirà in modo casuale l’inizio del loro percorso: verranno proiettati dentro una installazione artistica digitale chiamata “Synapse”, un labirinto abitato da creature ed oggetti immaginari e in cui lo spettatore potrà anche incontrare una versione ‘avanzata’ del minotauro di Minosse. Ognuno cercherà l’uscita in modo autonomo, guardando nella direzione che vuole prendere, e chissà se riuscirà a trovare l’uscita. Per un’esperienza più immediata e “dissacrante”, invece, si potrà volteggiare sopra le Due Torri seduti su un gabinetto in compagnia della statua di Daniele Rossi in omaggio a ‘Freak’ Antoni. I razzi del water in cui è infilato il cantautore nella scultura, saranno attivati da una propulsione tutta virtuale per 90 secondi surreali sopra i tetti bolognesi.

La mostra attraverso la realtà virtuale è al Vrums dal 24 al 26 gennaio prossimo, è ad ingresso gratuito. Il percorso espositivo vuole “coniugare presente e passato, perché non possono esistere l’uno senza l’altro. Non è una mostra nel senso tradizionale del termine, è una rappresentazione, un’esperienza”, spiega la curatrice Eleonora Frattarolo. L’esposizione è una “modernizzazione creativa dell’arte per introdurre lo spettatore alla profondità del pensiero e della realtà virtuale”, distaccata dal gaming. Entrando al Vrums lo spettatore sarà proiettato subito nella prima opera d’arte: Casa Malaparte. Una ricostruzione storica e filologica di una dimora caprese che fisicamente non si può visitare.

Lo studio ha permesso di ricostruire la villa come era nel 1943, con “un impegno che è durato cinque anni”, ricorda Simone Salomoni, che ha dato l’imput al progetto. “È stata una sfida anche per i modellatori della realtà virtuale, perché le piante e l’acqua sono gli elementi più difficili da modellare nella iperrealtà”. Insieme al tributo a Curzio Malaparte, un’altra esperienza che dura quanto decide lo spettatore è la ‘Casa do ut do’.

Grazie ad un sistema di navigazione ad hotspot ottico lo spettatore potrà visitare le 13 stanze della dimora semplicemente guardando dove desidera andare. Le esperienze della mostra non sono come guardare un film al cinema seduti in poltrona. Salomoni spiega che “è più come leggere un libro. Ti costruisci la storia mentre lo leggi, la immagini. In questo caso non la guardi passivamente da fuori, ma la vivi tu e cambia a seconda delle scelte che fai”. Per Simone Salomoni la realtà virtuale è la “naturale prosecuzione della narrativa, cambia il modo di comunicare, e cambiano gli stilemi, ma ha una sua grammatica per raccontare storie”.

di Veronica Lucchini

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