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Il parco Fico di Bologna chiude per cambiare, Farinetti: “Il prossimo sarà strepitoso”

Farinetti annuncia a sorpresa la chiusura del parco tematico Fico che si trasformerà in "Grand tour Italia". Il parco, però, frena: "Stop eventualmente solo ad aprile e in ogni caso parziale"

Pubblicato:22-09-2023 14:05
Ultimo aggiornamento:26-09-2023 11:39

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BOLOGNA – Il parco Fico di Bologna chiude per un po’ e tornerà “più bello di prima”. L’annuncio, arrivato giovedì 21 settembre per bocca dello stesso Oscar Farinetti che ne ha parlato in radio, ha lasciato tutti spiazzati. Fino ad ora l’imprenditore, nonostante le tante critiche piovute sul parco, lo aveva sempre difeso. In radio invece ha ammesso: “Ci sono cose che non mi sono venute proprio bene, Fico è una di queste. A me continua a piacere da morire, ma va rivisto“, ha spiegato l’imprenditore piemontese. Che ha annunciato la chiusura di Fico per il 31 dicembre e una nuova riapertura ad aprile per il parco rinnovato che si chiamerà “Grand Tour Italia” e “sarà una cosa strepitosa e bellissima“.

IL PARCO: “CHIUSURA AD APRILE E SOLO PARZIALE”

Il parco, nei giorni successivi, ha chiarito un po’ di cose. E spiegato che la situazione non sta proprio così come ha detto Farinetti, da cui di fatto ha preso le distanze. Ovvero: Fico cambia ma non chiude. E, se è vero che ci sarà un imminente cambio di identità, i tempi sono diversi: non chiuderà il 31 dicembre ma solo ad aprile. E si tratterà, nel caso, di una “chiusura temporanea, anche solo parziale”. Nel frattempo, fa sapere l’ufficio stampa, “Fico è e rimane aperto con un ricco palinsesto di eventi per grandi e piccini, che seguono le festività del calendario, da Halloween a cui sarà dedicato il mese di ottobre, fino a festival enogastronomici in onore della birra e del vino. Grande attenzione a Natale e Capodanno, con iniziative coinvolgenti e allestimenti scenografici di alto impatto”, si assicura in un comunicato stampa.

Quanto all’idea del rinnovamento del parco, l’ufficio stampa spiega: “L’idea di Gran Tour Italia è ormai conclamata, lentusiasmo è palpabile, ma i dettagli operativi sono ancora in fase di sviluppo. Infatti, i tempi e i modi sono ancora tutti da definire e verranno comunicati in anteprima alle realtà direttamente coinvolte quali i collaboratori, partner, sindacati”. Certo è, viene scritto, che “Fico è pronto a un`incredibile metamorfosi, cambiando nome e format per un viaggio senza precedenti attraverso la bellezza della biodiversità e delle tradizioni delle regioni italiane”.


FARINETTI: “IL NUOVO PARCO SARÀ UN VIAGGIO PER L’ITALIA”

Sul nuovo parco, Farinetti aveva spiegato questo: “Si chiamerà Grand tour Italia e rappresenterà il viaggio nell’Italia delle regioni, si entrerà dalla Valle d’Aosta e si uscirà dalla Sicilia e la Sardegna. Racconteremo la biodiversità con le osterie che cambieranno tutti i mesi, grandi aeree didattiche, le Regioni porteranno il loro folk, le loro manifestazioni. Sarà una cosa strepitosa e bellissima”. Per arrivarci servono “quattro mesi per ristrutturare” e poi arriverà la ripartenza, assicura Farinetti. Che ha fatto in parte mea culpa: “Le critiche dall’imprenditore vanno raccolte. L’imprenditore, se perde soldi, ci mette soldi suoi e deve prendere atto e cambiare. Fico tornerà a essere più bello e più grande“, aveva concluso Farinetti parlando in radio.

QUANDO IL SINDACO DICEVA “FICO NON PUÒ FALLIRE”

Fico “non può fallire”, diceva a maggio il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, dopo l’annuncio dell’ennesimo giro di valzer per il rilancio della città del cibo, di cui Oscar Farinetti si era fatto garante diventando azionista di maggioranza del parco. Lo stesso Farinetti che ieri, in radio, a sorpresa, ha annunciato che Fico, nato per portare a Bologna tra i tre e i sei milioni di visitatori, chiuderà per quattro mesi per riaprire con un altro nome, Grand tour Italia, e un altro format. L’imprenditore piemontese l’aveva detto: in autunno sarebbe arrivato il piano di rilancio per la struttura, che, aperta nel 2017 con grandi aspettative sulla scia del successo dell’Expo 2015 di Milano, ha mancato l’obiettivo dei grandi numeri. “Non diventi l’Alitalia in salsa bolognese”, ammoniva alcuni mesi fa la Cisl, preoccupata per le ricadute occupazionali di un ripiegamento.

“Sicuramente non possiamo vedere fallire Fico, che è un’azienda che occupa tante persone. Quindi la città lavorerà, come ha fatto in questi anni, per fare in modo che un’attività imprenditoriale che ha tanti occupati possa andare avanti”, diceva Lepore alcune mesi fa. Di certo, in molti hanno creduto nel progetto: il Comune che ha messo a disposizione l’area del Caab (55 milioni di euro di valore), la Camera di commercio ha investito un paio di milioni, la Regione finanziò il Ficobus, decine di Casse e Ordini professionali aderirono al fondo Pai, con decine di milioni di euro sottoscritti. I bilanci, però, non hanno mai brillato, l’ultimo riporta tre milioni di euro di perdite, che si sommano a quelle degli anni scorsi.

I tentativi di rilancio sono stati molteplici: si è provato a introdurre un biglietto d’ingresso, poi si è deciso di tornare all’entrata libera, sono stati organizzati eventi, serate a tema, manifestazioni. Mai abbastanza per sostenere il ‘peso’ economico di una struttura gigantesca. “Quella è un’area di Bologna che ha un grande interesse, arriva anche il capolinea del tram, quindi è un’area sicuramente su cui scommettere per il futuro della città”, ricordava Lepore. “Goodbye Fico, non ci mancherai”, è il commento sarcastico di Coalizione civica. Del resto, alla sinistra il mega-parco non è mai piaciuto. “Sul fallimento di un progetto imprenditoriale si accaniscono facilmente le iene, non vogliamo essere tra quelle. Una città di plastica non ha futuro. Bologna è scelta per la sua autenticità, per la sua bellezza, per il suo essere Bologna”, ricorda Coalizione civica. “Non sappiamo quale impatto sui lavoratori e sulle lavoratrici avrà questa nuova svolta di Fico, ai quali già da ora dichiariamo che saremo al loro fianco, solidali. Sappiamo già però che il modello di società del futuro in cui noi crediamo non è quello che massimizza il profitto derivante dal turismo, ma ha come obiettivo la ricerca della sostenibilità e della compatibilità con le comunità locali, per preservare l’autenticità dei nostri luoghi e l’accoglienza di ogni persona”, conclude la forza politica alleata di Lepore.

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