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Luca Ventre, italiano ucciso in Uruguay. Manconi: “Vittima del ‘codice George Floyd'”

Il cittadino italiano, 35 anni originario di Senise, in Basilicata, è deceduto lo scorso primo gennaio dopo essere stato fermato da un poliziotto

Pubblicato:22-06-2021 18:56
Ultimo aggiornamento:22-06-2021 18:56
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luca ventre
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ROMA – “Sul nostro connazionale Luca Ventre, deceduto in Uruguay, è stato applicato quello che possiamo definire ‘codice George Floyd’, in quanto richiama le stesse metodiche del caso dell’afroamericano ucciso dalla polizia”. Lo ha detto oggi il presidente di A buon diritto Onlus, Luigi Manconi, in apertura di una conferenza stampa organizzata alla Camera dei deputati sul caso della morte di Luca Ventre.

Il cittadino italiano, che aveva 35 anni ed era originario di Senise, in Basilicata, è deceduto lo scorso primo gennaio entro il perimetro dell’ambasciata italiana di Montevideo, la capitale dell’Uruguay, dopo essere stato fermato da un poliziotto di guardia dell’edificio che lo aveva fermato dopo che aveva scavalcato il muro di recinzione.

Manconi, già presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e senatore per tre legislature, ha detto che “le indagini guidate dal sostituto procuratore di Roma Sergio Colaiocco, che sono state accurate e dettagliate, hanno portato ad acquisire dati essenziali fino a quel momento trascurati”, anche dalla magistratura sudamericana “che aveva archiviato tutto sulla base di una perizia che escludeva alcuna responsabilità in capo al poliziotto uruguayano che è stato poi l’esecutore materiale dell’omicidio”.


Proprio “una perizia ordinata da Colaiocco”, ha proseguito Manconi, “ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale dell’esponente delle forze dell’ordine uruguayane”. Un passaggio, questo, ha spiegato Manconi, rafforzato “dall’atto emesso nei giorni scorsi dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che ha chiesto alla procura di Roma di perseguire penalmente il poliziotto”.

Manconi ha detto che ora “è necessario sostenere la magistratura, il ministero degli Affari esteri e della Giustizia affinchè si possano intraprendere le mosse successive e si possa arrivare a interrogare il membro delle forze dell’ordine”. Secondo l’ex senatore, “per quanto ci siano molte differenze, lo schema giudiziario del caso di Ventre ricorda quello di Giulio Regeni”, in riferimento al ricercatore italiano ucciso in circostanza ancora poco chiare in Egitto nel 2016, e che questo “lascia immaginare quanto sia complesso” il lavoro che aspetta i magistrati italiani.

IL FRATELLO FABRIZIO: TRADITI DALL’ITALIA

“E’ assurdo che a una famiglia vengano lasciati tutti gli oneri della ricerca della verità e della giustizia della morte di un suo membro. Pensavamo che l’Italia ci avrebbe aiutato ma non è stato così” e, anzi, “la Farnesina ci ha anche nascosto la verità. Questo è stato un tradimento”. Così Fabrizio Ventre, fratello di Luca.

Fabrizio Ventre ha detto che se la sua famiglia “non avesse avuto le energie e le disponibilità economiche per perseguire la ricerca della verità” ora non avrebbe nulla se non “una persona morta di un malore”. “Mi sembra assurdo che, mentre chiediamo ai giocatori della nazionale di inginocchiarsi, il percorso per avere giustizia per un omicidio di cui ci sono le riprese dal primo all’ultimo momento sia così tormentato” ha detto Fabrizio Ventre in relazione alle iniziative promosse nel corso degli Europei di calcio in solidarietà ai movimenti contro la violenza razziale e gli abusi della polizia.

“Ci saremmo aspettati una ferma condanna che non è arrivata” ha denunciato il fratello del connazionale morto in Uruguay, “mentre il ministero degli Affari esteri ha a lungo sostenuto la tesi del malore nonostante avesse tutto il materiale necessario per capire che si era trattato di un omicidio”. Un atteggiamento, questo, ha denunciato Fabrizio Ventre, modificato “solo quando si sono resi conto che noi avremmo avuto accesso ai video che mostrano le modalità della morte di Luca”.

QUARTAPELLE: ORA SERIETÀ NON INSABBIAMENTI

“Rispetto al caso della morte di Luca Ventre dobbiamo essere uniti nel sostenere le istituzioni, che devono attivarsi in modo serio e spazzare via dal tavolo qualsiasi tipo di insabbiamento”. Così oggi la deputata del Partito democratico (Pd) Lia Quartapelle intervenuta a una conferenza stampa sul caso di Luca Ventre organizzata alla Camera dei deputati.

Quartapelle ha detto che l’autopsia su Ventre ha mostrato che il cittadino italiano “è morto dopo una manovra di soffocamento durata oltre 22 minuti”. La deputata ha detto che dovere dello Stato è “garantire l’incolumità dei suoi cittadini all’estero” e ha ricordato che quando si tratta di un caso avvenuto fuori dai confini nazionali “l’intervento della magistratura non può che essere molto limitato”.

“Proprio per questo – ha proseguito Quartapello – è necessario uno sforzo dello Stato nel suo complesso”.

PALAZZOTTO: BANDIRE MANOVRA ‘GEORGE FLOYD’

“A partire dall’Italia si dovrebbe lavorare per mettere al bando in tutto il mondo la tecnica di fermo che ha ucciso Luca Ventre e anche George Floyd, che è prevista anche nei programmi di addestramento anche delle nostre forze dell’ordine”. Lo ha detto oggi il deputato di Liberi e Uguali (Leu) Erasmo Palazzotto intervenuto a una conferenza stampa organizzata alla Camera sul caso di Luca Ventre.

Stando agli esiti di una perizia e ai video del circuito di sorveglianza dell’edificio, Ventre è stato ucciso da una manovra di fermo, mantenuta nel suo caso per oltre 22 minuti, che implica che la persona venga immobilizzata tramite la spinta della gamba sulla schiena e che, contemporaneamente, il suo collo venga cinto con le braccia. Questo tipo di procedura avrebbe portato alla morte di Ventre e anche di Floyd, il cui decesso, per mano di un poliziotto nel maggio 2020, negli Stati Uniti, diede il via a una mobilitazione internazionale contro il razzismo e le violenze da parte delle forze dell’ordine. Palazzotto ha detto che “è ormai fuori ombra di dubbio dimostrato che questo tipo di intervento conduce nella maggior parte alla morte della persona fermata“.

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