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Sierra Leone, a Waterloo vincono le ragazze: il loro riscatto nel progetto ‘Hope+’

A circa 25 chilometri dalla capitale Freetown, c'è una località che si chiama Waterloo e ospita un centro per il recupero di bambine e ragazze tra i 9 e 17 anni che scappano dalla prostituzione e cercano di rifarsi una vita: ce lo racconta padre Piotr Wojnarowski

Pubblicato:21-12-2023 11:32
Ultimo aggiornamento:22-12-2023 09:50
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ROMA – C’è anche un’altra Waterloo, che non è sinonimo di sconfitta ma di vittoria. Non c’entra Napoleone ma le bambine e le ragazze della Sierra Leone, che provano e spesso riescono a costruirsi una vita sfuggendo a povertà e prostituzione. A raccontare le loro vicende è padre Piotr Wojnarowski, salesiano con origini polacche. “Uno dei nostri centri si trova in una località che si chiama proprio così, Waterloo, a circa 25 chilometri dalla capitale Freetown” riferisce il missionario. “Da alcuni anni accogliamo anche lì bambine e ragazze bisognose di aiuto, spinte a prostituirsi dalla povertà e dalla mancanza di alternative ma desiderose di cambiare la loro vita”. Nel centro sono offerti spazi sicuri e, allo stesso tempo, si guarda lontano. “L’impegno salesiano ruota attorno alla formazione” sottolinea padre Wojnarowski. “Attraverso un programma che si chiama ‘Hope+‘ e riprende in inglese la parola ‘speranza’, alle giovani sono anche forniti strumenti per l’avvio di attività lavorative o imprenditoriali: può trattarsi di una macchina da cucire o di un pacchetto ‘tutto compreso’ per un nuovo salone di bellezza”.

L’occasione dell’intervista del missionario con l’agenzia Dire è la registrazione in Vaticano di un concerto di Natale, che il 25 dicembre sarà trasmesso in prima serata tv su Canale 5. A partecipare artisti come Riccardo Cocciante, Al Bano Carrisi, Orietta Berti, Fabio Rovazzi, Alexia, i Gemelli di Guidonia, Raiz, Joss Stone, Matteo Romano, Christopher Cross, Giusy Ferreri, Alex Britti, Marcella Bella, Valentina Parisse, Giulia Sol, Alin Stoica, Viktoria Modesta, i Virginia State Gospel Choir e il piccolo coro Le dolci note. A unire i talenti, accompagnati dall’Orchestra italiana del cinema, è la solidarietà. Promosso dalla onlus Missioni Don Bosco e patrocinato dal Municipio I Roma centro e dalla fondazione pontificia Gravissimum Educationis che fa capo al dicastero vaticano per la Cultura, il concerto è associato alla raccolta fondi “Salva le bambine della Sierra Leone dalla violenza“. Già da alcuni giorni, fino al 3 gennaio, è possibile donare inviando un sms al numero telefonico 45594. I fondi serviranno alla realizzazione di un rifugio, il “Girl Shelter”, nel centro Don Bosco Fambul, a Freetown. Il direttore della struttura, dal settembre scorso, è proprio padre Wojnarowski.

“Ci concentreremo sul supporto psico-sociale a 180 minorenni, ragazze di età compresa tra i nove e i 17 anni” dice il missionario. “Se possibile, dopo averle accolte, curate e sostenute anche nella formazione, cercheremo di reintegrarle nelle famiglie di origine”. Il contesto non è facile. Dopo una guerra civile che tra il 1991 e il 2002 ha provocato circa 50mila morti, la Sierra Leone ha affrontato nuovi ostacoli. “Uno di questi è stata l’epidemia di ebola del 2014-1015” ricorda padre Wojnarowski: “Ha creato nuovi orfani e aggravato il peso sui giovani, spesso già costretti ad arruolarsi minorenni durante il conflitto”. Incertezza e tensioni sono anche cronaca recente. Alla fine di novembre, dopo l’assalto di commando armati a una prigione di Freetown, il presidente Julius Maada Bio ha denunciato un tentativo di colpo di Stato. “Ancora oggi è in vigore un coprifuoco, dalla mezzanotte alle sei della mattina” riferisce il salesiano. “E la politica è divisa: la rielezione del presidente nel giugno scorso è stata segnata da accuse di brogli”.


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