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Zucchero alla Festa del Cinema di Roma: “Il blues mi ha salvato la vita tante volte”

La vita del cantautore arriva per la prima volta sullo schermo in un documentario, al cinema il 23, 24 e 25 ottobre

Pubblicato:21-10-2023 19:29
Ultimo aggiornamento:21-10-2023 19:29

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ROMA – È una leggenda della musica, ha cantato con i più grandi a partire da Pavarotti, Miles Davis, Andrea Bocelli, Francesco De Gregori, Bono, Brian May, Paul Young, Eric Clapton e molti altri. Ma resta umile, per sua stessa ammissione. Soul e blues scorrono nelle sue vene e la sua voce è inconfondibile. Di lui dicono che sia “il cappellaio matto dalla voce di cuoio” o “un dono di Dio”, dice Sting. Per la prima volta arriva sul grande schermo la vita di Zucchero ‘Sugar’ Fornaciari in un documentario presentato oggi alla 18esima Festa del Cinema di Roma e in oltre 300 sale il 23, 24 e 25 ottobre (distribuito da Adler Entertainment).

“Il blues, la musica e scrivere mi hanno aiutato molto. C’è stato un periodo in cui volevo buttare la spugna, andavo sul palco ma volevo subito scappare. Mi ha salvato tante volte e continua a farlo. È la mia cura migliore”, ha detto Zucchero all’agenzia Dire. Vita privata, carriera, crisi e successo mondiale saltando da un palco ad un altro perché “ha una forza magnetica”, dice l’artista nel doc di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano.

Un viaggio dell’anima che, pescando dagli archivi privati del cantautore e musicista, va oltre il ritratto del mito arrivando fin dentro i dubbi e le fragilità di un uomo. “Ovunque io appoggi il mio cappello, quella è casa mia”, una frase di Marvin Gaye che Zucchero ha fatto sua per esprime il suo non sentirsi mai a casa. Nato a Roncocesi, a 11 anni è stato sradicato dalla sua terra per andare a Forte dei Marmi. Da quel giorno nessun posto era casa. Alla fine è stato il palco a diventare il luogo da chiamare ‘casa’.


Nel 2024 la sua ‘Overdose d’amore’ invaderà tutto il mondo con il nuovo tour, in Italia con tre date: 27 giugno a Bologna, 30 giugno a Messina e 4 luglio a Milano). Sul palco tutti i suoi successi che oscillano tra il sacro e il profano, come l’anima dell’artista. “Sono cresciuto Roncocesi e davanti casa mia c’era la chiesa e accanto c’era la cooperativa con la sede del Partito Comunista. Io andavo lì – ha raccontato Zucchero – per vedere giocare a carte quelli più anziani di me, si beveva e si fumava. Però andavo anche in chiesa per imparare a suonare l’organo, prima di andare a scuola. In cambio dovevo fare il chierichetto. Sono nato e cresciuto tra sacro e profano e lo sono ancora”.

Guccini nel documentario dice che nascere in Emilia-Romagna rende speciali. “Dalla mia terra ho imparato che da niente non viene niente, niente è garantito. I miei genitori mi hanno insegnato ad andare oltre le apparenze e di guardare solo se il frigo e le dispensa sono pieni”, ha ricordato Zucchero. Se dovessero fare un film su di lui “vorrei essere interpretato da Gerard Depardieu”, ha concluso l’artista.

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