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Le nuove generazioni: “L’Italia è multiculturale, ma le istituzioni non la rappresentano”

Al Festival Sabir tre attivisti di origine straniera chiedono di riformare la legge sulla cittadinanza, ferma al 1992

Pubblicato:21-04-2024 17:43
Ultimo aggiornamento:21-04-2024 17:43

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PRATO – “Le istituzioni si devono fidare di una società che è poco rappresentata“: quella degli italiani di origine straniera e con background migratorio. Una società che “esiste, vive, svolge tante professioni, studia, ma non può essere rappresentata o candidata perché non ha la cittadinanza”: a lanciare l’appello all’agenzia Dire è Siid Negash, consigliere comunale di Bologna, nato in Eritrea 44 anni fa, da 24 residente in Italia. Giunto nel nostro Paese appena maggiorenne per studiare, Negash ha ottenuto la cittadinanza italiana per poter ricoprire incarichi politici, e da tempo fa attivismo per l’inclusione e soprattutto la rappresentanza dei migranti e dei giovani di origine straniera. Ragazzi che soffrono la marginalità anche a causa di una legge sulla cittadinanza ferma a 32 anni fa: “Risale al 1992” conferma SiMohamed Kaabour, nato in Marocco e cresciuto a Genova, oggi presidente di CoNNGI, il Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane, nata in seno al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che raccoglie 39 organizzazioni per rappresentare giovani con background migratorio e non.

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“Nonostante la grande trasformazione socio-culturale dell’Italia-dichiara Kaabour- e una presenza sempre maggiore di nuovi italiani, quindi ragazzi e ragazze con background migratorio, non abbiamo ancora una misura e uno strumento per cogliere questa presenza e valorizzarla”. Un ruolo importante per integrare e soprattutto favorire una maggiore apertura può giocarla la scuola, come dice Yohamin Teshome Kumbi dell’associazione La Mya Parte, della rete Unire (Unione Nazionale Italiana per Rifugiati ed Esuli). Origini etiopiche, è esperta di comunicazione interculturale, diritti umani e violenza di genere. “La scuola- dice- è l’istituzione che meglio rappresenta la multiculturalità che c’è in Italia oggi e proprio per questo credo che le proposte del ministro dell’istruzione Valditara – sia quella di febbraio che vuole limitare il numero di bambini stranieri per classe, sia quella più recente che impone alle scuole di non chiudere per festività non riconosciute – siano poco realiste. E anche anacronistiche“.

A dare spazio ai tre attivisti è stato il Sabir – Festival diffuso sulle culture mediterranee (che termina oggi a Prato) attraverso il panel “Riformare l’Italia: Riflessioni sulle Identità Plurime delle Nuove Generazioni di Italiani e italiane”, per lanciare un appello alle istituzioni affinché ascoltino le istanze dei giovani che faticano a inserirsi nel mercato del lavoro o intraprendere altri percorsi di vita poiché privi di cittadinanza. Si calcola che in Italia 2 milioni di persone siano in questa condizione.

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