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Donne e salute, lo psichiatra: “Incidenza delle patologie del cervello al 30% per le femmine contro il 23% dei maschi”

SPECIALE 'DONNE E SALUTE' | A tratteggiare le caratteristiche e l'epidemiologia della depressione è Claudio Mencacci della Società italiana di neuropsicofarmacologia

Pubblicato:21-04-2022 12:17
Ultimo aggiornamento:21-04-2022 15:18

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ROMA – “La depressione colpisce maggiormente le donne che gli uomini, con un rapporto 2:1. E questa forbice inizia ad aprirsi con la comparsa del menarca nelle ragazze, prima del quale bambini e bambine hanno la stessa prevalenza di depressione”. A tratteggiare le caratteristiche e l’epidemiologia della depressione è Claudio Mencacci, psichiatra e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, che in vista della Giornata nazionale della salute della donna illustra alla Dire le motivazioni per cui questa patologia colpisce maggiormente proprio le donne.

A OGNI GENERE I SUOI DISTURBI PSICHICI

“I dati- spiega- ci dicono dell’esistenza di una medicina e di una psichiatria di genere. Tra tutte le patologie, non trasmissibili sessualmente, nel genere femminile oltre il 30% sono rappresentate da quelle che riguardano il cervello, che nell’uomo, invece, pesano per il 23%. Questa differenza vede nelle donne un maggior carico di patologie come la depressione (rapporto 2 donne per 1 uomo), cefalea, disturbi panici, post traumatici e del sonno, disturbi di decadimento cognitivo e demenze. Negli uomini prevalgono, invece, l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti. Il genere femminile- chiarisce lo psichiatra- è maggiormente esposto a disturbi depressivi per diversi motivi in primo luogo di carattere biologico (lo speciale clima ormonale), in secondo luogo di carattere sociale, culturale ed economico”.

IL RUOLO DEGLI ORMONI

Quali sono i momenti più significativi della vita di una donna caratterizzati da importanti variazioni ormonali?


“Il menarca, la fase di utilizzo o meno di farmaci contraccettivi, il periodo perinatale e quello peri-menopausale, la senescenza. Il filo rosso delle variazioni ormonali lungo tutto l’arco della vita femminile è, dunque, quello che rende le donne maggiormente sensibili. Inoltre- tiene a precisare Mencacci- diversi studi hanno dimostrato come indipendentemente dalla latitudine e dalle condizioni di carattere ambientale, culturale, economico, religioso questo rapporto di 2:1 si mantiene più o meno stabile”. Le variazioni ormonali hanno esposto le donne, durante la pandemia, a maggiori disturbi legati al long Covid: “Molto alta è la percentuale della cosiddetta ‘brain fog’– chiarisce lo psichiatra- la nebbia che altera le capacità d’attenzione e di concentrazione, un disturbo cognitivo che può presentarsi in tutte le persone che hanno avuto un Covid severo e che risulta più grave nelle donne che siano in fase peri-menopausale, a causa del decadimento dei livelli di estrogeno”.

CAPACITÀ COMUNICATIVA E ACCESSO ALLE CURE

“Un altro fattore che rende le donne più vulnerabili alla depressione– aggiunge lo specialista- è la loro empatia e la maggiore capacità comunicativa, che consente loro di trasmettere le proprie emozioni e chiedere aiuto più facilmente. Questo è un fatto importante che determina una differenza di manifestazioni della depressione negli uomini e nelle donne. Grazie alla maggiore capacità di chiedere aiuto, inoltre, le donne accedono di più alle cure, anche perché nel genere femminile lo stigma, i luoghi comuni e i pregiudizi hanno un peso minore”.

NON UNA MA TANTE DEPRESSIONI

“Esistono tanti tipi di depressione– spiega Mencacci che da sempre si interessa proprio di ansia e depressione, in particolare nelle donne- e la prima, importante distinzione è tra le depressioni unipolari e quelle bipolari. All’interno delle depressioni unipolari esistono poi diversi livelli di gravità: sotto soglia, lievi, moderate e gravi. Queste distinzione viene fatta a seconda del numero di sintomi, dell’intensità e della durata e in base ad alcuni indicatori verificati attraverso dei test universalmente riconosciuti. Abbiamo poi una serie di depressioni correlate ad altre condizioni: quelle legate all’andamento stagionale, quelle con una componente di ansia, quelle con sintomi di carattere psicotico, forme di carattere atipico per le quali si osserva soprattutto un aumento di disturbi del sonno e dell’appetito, una forma di carattere melanconico. Ne esistono altre ancora che permettono di differenziare anche le opportunità di cura. Questa differenziazione all’interno delle depressioni unipolari ci dice una prima cosa importante- sottolinea lo psichiatra- che spesso è difficile riconoscere queste forme di depressione perché a volte si confondono con altre condizioni, basti pensare quando si manifestano con tanti sintomi somatici o quando la depressione è in comorbilità con altre patologie. La diagnosi è dunque complessa ed è la ragione per cui, nei Paesi ad alto reddito, solamente il 50% delle persone ottiene una diagnosi di depressione e quindi un trattamento. Da qui capiamo quanto ci sia ancora da fare rispetto ad altre patologie. È importante riconoscere precocemente la condizione depressiva- tiene a precisare lo specialista che si dice- molto favorevole alla prevenzione della depressione soprattutto in età adolescenziale, perché se non individuata e trattata essa si trascina per il resto della vita impedendo al giovane di raggiungere i suoi obiettivi e quei livelli di qualità di vita senza i quali la vita stessa è ridotta e dimezzata”.

DEPRESSIONE, DISTURBO RICORRENTE

Diagnosticare e trattare correttamente la depressione è particolarmente importante perché si tratta di un disturbo “per sua natura ricorrente- spiega Mencacci- dopo un primo episodio, c’è il rischio di un secondo episodio nel 50% dei casi; dopo un secondo episodio, il rischio di un terzo evento sale al 70%; dopo un terzo episodio si si arriva a una percentuale di rischio del 90%. Per questo è importante individuarla prima, avere fattori che ne contrastano lo sviluppo e, una volta, comparsa, curarla fino in fondo perché il rischio di recidive è alto. La depressione si può prevenire, riconoscendola in modo precoce e con corretti e sani stili di vita. Ma soprattutto- conclude lo psichiatra lanciando un messaggio positivo- si può curare, con una combinazione di trattamenti farmacologici e psicoterapici. Quello che fa la differenza è individuare e curare per tempo”.

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