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Coronavirus, in Veneto il 30% dei morti nelle Rsa: “Caro Zaia, non va tutto bene”

I sindacati dei pensionati: "Non comprendiamo la minimizzazione che ne fanno Zaia e l'assessora Lanzarin"

Pubblicato:21-04-2020 13:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:10
Autore:

luca zaia
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VENEZIA – “La Regione dipinge una situazione sotto controllo, ma ogni giorno nelle case di riposo facciamo i conti con nuove morti, che sono in primo luogo persone. Sara’ pure positivo che tre Rsa su quattro in Veneto non hanno avuto casi di contagio, ma un terzo dei deceduti per Covid-19 in regione e’ rappresentato proprio da anziani in casa di riposo. E alcune sono state colpite in modo drammatico. Non comprendiamo la minimizzazione che ne fanno Zaia e l’assessora Lanzarin”. Insomma, i dati forniti dall’amministrazione Zaia sul primo monitoraggio sulle positivita’ da Coronavirus nelle Rsa del Veneto non lasciano affatto tranquilli i sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil.

Quello delle case di riposo e’ un dramma che merita piu’ serieta’ da parte dei livelli istituzionali, anche perche’ avviene in strutture pubbliche e private che lavorano con accreditamento della Regione, e in cui la quota sanitaria e’ pagata con fondi pubblici regionali”, continuano i segretari Elena Di Gregorio (Spi), Vanna Giantin (Fnp) e Fabio Osti (Uilp).

A fronte del pressing dei sindacati la Regione ha incaricato le Ulss di intervenire: i direttore generali presenteranno nei tavoli provinciali i piani di sanita’ pubblica che riguardano anche le case di riposo e li’ “confidiamo di poter finalmente capire cosa sia successo in questi due mesi, quali misure concrete sono state e saranno messe in campo per continuare a gestire questa emergenza, e quali saranno le linee guida alle quali ci si dovra’ attenere d’ora in poi. Abbiamo bisogno di piu’ trasparenza nelle informazioni e aggiornamenti costanti“, avvertono i sindacati dei pensionati.


Le preoccupazioni di Spi, Fnp e Uilp del Veneto sulla gestione dell’emergenza Coronavirus nelle case di riposo sono diverse: la fattibilita’ dei percorsi di separazione e isolamento degli ospiti contagiati; la carenza di personale dovuta anche ai numerosi contagi tra gli operatori; l’effettiva dotazione di dispositivi di protezione individuale per ospiti e operatori, perche’ “nonostante la Regione assicuri che non c’e’ piu’ penuria di mascherine, guanti, eccetera, quotidianamente portati a Ulss e case di riposo, noi continuiamo a ricevere segnalazioni di mancanze. È necessario verificare che il meccanismo di distribuzione funzioni“.

Infine, “ci sono due fattori dai risvolti piu’ umani che devono essere affrontati con indicazioni univoche e non dipendere, come finora e’ successo, dalla buona volonta’ dei dirigenti o degli operatori delle Rsa: la Regione o le Ulss devono dare disposizioni alle dirigenze di mantenere un filo diretto informativo con i comitati dei famigliari degli ospiti, e di garantire i contatti fra anziani e i loro cari tramite tutti i mezzi tecnologici possibili”, concludono le tre sigle dei pensionati.

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