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Mali, l’ong accusa la Francia: “Bombardata festa di matrimonio, molte vittime civili”

Proteste a Bamako, il governo francese smentisce: "Colpito gruppo di jihadisti seguito per giorni"

Pubblicato:21-01-2021 13:26
Ultimo aggiornamento:21-01-2021 13:26
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Di Brando Ricci

ROMA – Un bombardamento dell’aviazione francese in Mali che il 3 gennaio ha provocato 19 vittime avrebbe colpito un matrimonio di civili: lo ha ricostruito l’ong americana Human Rights Watch (Hrw), sulla base di testimonianze concordanti.

L’organizzazione invita pertanto i governi di Mali e Francia a “condurre prontamente indagini imparziali su quanto avvenuto”. L’esercito francese, si legge in una nota dell’ong, “ha dichiarato il 7 gennaio che nell’attacco sono state sganciate tre bombe verso un gruppo di circa 40 uomini” a nord del villaggio di Bounti, nel Mali centrale. Le vittime del raid sarebbero state “circa 30 miliziani di ispirazione jihadista, armati”.


Una ong locale però, ha reso noto Hrw, ha riferito che nello stesso giorno del raid “un matrimonio nei dintorni di Bounti era stato bombardato” e che “c’erano vittime civili”. La Francia, si specifica nella nota, ha confermato di aver condotto un’operazione nell’area ma “ha affermato che non c’era nessun matrimonio” e che l’obiettivo dell’incursione aerea “era un gruppo di miliziani dei quali si seguivano i movimenti da giorni“. Anche la ministra delle Forze armate di Parigi, Florence Parly ha rilanciato questa conclusione, affermando di aver “verificato che sul luogo dell’attacco non c’era nessun matrimonio, nessuna donna, nessun bambino ma solo ed esclusivamente uomini”.

Queste ricostruzioni sono state nuovamente smentite da tre residenti di Bounti, tra i quali una delle persone rimaste ferite nell’attacco, che hanno detto ai responsabili di Human Rights Watch che “l’obiettivo colpito era un matrimonio al quale partecipavano molti civili”.

Secondo un ricercatore di Hrw specializzato in crisi e conflitti, Jonathan Pedneault, “gravi accuse che dei civili siano stati uccisi in un attacco aereo devono essere indagate prontamente” per poter “determinare la legalità del raid nel contesto della legge di guerra”.

Il 6 gennaio i media francesi, si legge sempre nella nota, hanno riferito che le Missione delle Nazioni Unite in Mali, la Minusma, ha già avviato “una sua indagine sui fatti che si sono verificati a Bounti”, mentre il giorno dopo una fonte delle forze armate maliane “ha riferito a un media turco di aver a sua volta avviato un’inchiesta”. Human Rights Watch suggerisce nel comunicato che “gli eserciti maliani e francesi devono cooperare appieno con le indagini della divisione diritti umani della Minusma, fornendo anche i piani di volo e l’accesso al sito dell’attacco”.

BAMAKO, PROTESTE ANTI-FRANCESI DISPERSE CON GAS LACRIMOGENI

Forze di sicurezza del Mali hanno disperso con lancio di lacrimogeni una manifestazione che si è tenuta nella capitale Bamako per protestare contro la presenza dell’esercito francese nel Paese. Le proteste seguono di alcuni giorni le dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron rispetto a una riduzione dell’impegno militare transalpino in vista di un maggior coinvolgimento dell’Unione Europea, ma anche dopo un raid aereo che a inizio gennaio ha provocato 19 morti, civili stando alle ricostruzioni di ong locali.

Secondo il portale d’informazione Maliweb, gran parte dei promotori della protesta erano appartenenti al movimento anti-francese ‘yerewolo debout sur les remparts’. Altri media riferiscono anche della presenza di diversi esponenti del Conseil national de transition, l’organo legislativo del governo di transizione guidato dal presidente Bah Ndaw. I raduni contro la presenza francese erano stati proibiti dall’amministrazione di Bamako poche ore prima che partisse la manifestazione, ufficialmente per ragioni legate al contenimento del contagio da Covid-19. Il lancio di lacrimogeni ha fatto fuggire tutti i dimostranti.

Uno dei portavoci dell’organizzazione della manifestazione, Amadou Lamine Diallo, ha sottolineato però che “la lotta continuerà in modo diverso, e anche coinvolgendo le autorità”.
La Francia, ex dominatore coloniale del Paese, è intervenuta nuovamente in Mali nel 2013 per assistere le forze armate locali contro le milizie di ispirazione jihadista che all’epoca stavano occupando le regioni settentrionali. A oggi l’esercito di Parigi è presente con poco più di 5.000 unità, impegnate nell’ambito della missione Barkhane di contrasto alle milizie jihadiste.

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