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Bocca tappata contro “legge bavaglio”, il flash mob dei giornalisti liguri

Solidarietà anche dal procuratore capo Nicola Piacente: "Divieto pubblicazione ordinanze custodia cautelare passo indietro pericoloso"

Pubblicato:20-12-2023 17:19
Ultimo aggiornamento:20-12-2023 17:19
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bavaglio giornalisti liguri
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(DIRE) Genova, 20 dic. – Protesta questa mattina a Genova dei giornalisti liguri contro la “legge bavaglio”, dopo che ieri la Camera ha approvato l’emendamento alla legge di delegazione europea presentato dal deputato di Azione, Enrico Costa, nella versione riformulata dal governo, che introduce il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” del testo dell’ordinanza di custodia cautelare. L’appuntamento annuale con “Cronaca di un anno di cronaca”, momento di festa e di consegna di riconoscimenti ai giornalisti liguri che si sono distinti per il proprio operato nel corso dell’anno, organizzato dal Gruppo cronisti liguri, si è aperto con un minuto di silenzio: in segno di protesta, i giornalisti si sono presentati sul palco del Teatro della Claque con la bocca coperta.

L’Associazione ligure dei giornalisti e il Gruppo cronisti liguri si dicono pronti a organizzare nuove manifestazioni di protesta sul territorio e invitano i colleghi alla massima partecipazione. Inoltre, accolgono e condividono l’appello della Fnsi che ha chiesto fin d’ora al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare una legge che potrebbe essere fonte di immani distorsioni dei diritti. Domani, la Fnsi non sarà alla conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni e convocherà una giunta straordinaria per organizzare la mobilitazione della categoria, assieme alla società civile, contro il nuovo bavaglio al diritto di cronaca rappresentato dal divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare.

PROCURATORE CAPO: ‘PASSO INDIETRO PERICOLOSO’

Il tema è stato affrontato nella stessa occasione anche dal procuratore capo di Genova, Nicola Piacente. “Questa legge rischia di portare a un passo indietro pericoloso- afferma- il rischio è che si innesti un circuito molto pericoloso in cui forze dell’ordine e autorità giudiziaria inquirente siano molto più che in passato sollecitati a dare informazioni e notizie sul contenuto di atti giudiziari, col pericolo che quel contenuto possa essere malamente veicolato verbalmente e l’informazione possa comunque essere divulgata, ma con meno attendibilità rispetto a quanto contenuto in un’ordinanza”.


Il magistrato aggiunge che “c’è preoccupazione perché le ordinanze sono provvedimenti emessi da giudici terzi e indipendenti, in grado di fotografare al meglio, in una determinata fase delle indagini, quanto accertato a carico degli indagati ma anche a tutela delle persone offese“. Per Piacente, una soluzione potrebbe essere “l’apertura di un dialogo con la magistratura giudicante per farci promotori di comunicati stampa che possano provenire anche dagli uffici giudicanti che potrebbero consentire una veicolazione della notizia oggettiva che possa, in parte, sostituire il divieto di pubblicazione degli atti”.

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