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In quella scuola c’era l’amianto, ministero condannato a risarcire quasi un milione

Il ministero è stato condannato a risarcire i figli di un'insegnante morta di mesotelioma. Nel processo era parte civile l'Osservatorio nazionale amianto

Pubblicato:20-12-2021 14:11
Ultimo aggiornamento:20-12-2021 14:17
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olga d'emilio_amianto
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BOLOGNA – Il giudice del lavoro del Tribunale di Bologna, Maria Luisa Pugliese, ha condannato il ministero dell’Istruzione a risarcire “930.258 euro per la morte di mesotelioma per esposizione ad amianto della professoressa Olga Mariasofia D’Emilio”. Ne dà notizia l’Osservatorio nazionale amianto, ricordando che alla docente “il 17 maggio del 2002 fu diagnosticato il mesotelioma pleurico per l’esposizione alle fibre di amianto durante l’insegnamento nelle strutture e nei laboratori di chimica e fisica della scuola media ‘Farini’ di Bologna“. La donna, che morì il 21 febbraio 2017, aveva ottenuto dall’Inail “il riconoscimento di malattia professionale, avviando nel 2007 la procedura giudiziaria per ottenere il risarcimento dei danni”.

I FIGLI SI ERANO RIVOLTI ALL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO

Dopo la sua morte, i figli Andrea e Silvana “si sono rivolti all’Osservatorio nazionale amianto”, e l’associazione “si è costituita con gli avvocati Ezio Bonanni e Massimiliano Fabiani che, con alterne vicende processuali, sono riusciti a dimostrare l’esposizione alla fibra killer, ottenendo la prima condanna del ministero per la presenza di amianto negli istituti scolastici”.

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ESPOSTA ALL’AMIANTO MENTRE INSEGNAVA ALLE ‘FARINI’

Nel dispositivo della sentenza, depositato martedì scorso e le cui motivazioni dovrebbero arrivare nel giro di 60 giorni, si legge infatti che la patologia che ha portato la docente alla morte “è stata causata dall’esposizione alle fibre di amianto nel periodo in cui ella ha lavorato alle scuole ‘Farini’ di Bologna”. Ora, concludono dall’Osservatorio, “l’azione proseguirà per il risarcimento dei danni subiti dagli orfani direttamente per la malattia e la morte della loro congiunta”.

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