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Orfani di femminicidio e la ‘trappola’ del dolore: il 36% ha visto morire la madre

In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza 'Con i Bambini' ha presentato i primi dati inediti sugli orfani di femminicidio

Pubblicato:20-11-2023 17:52
Ultimo aggiornamento:20-11-2023 17:52
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ROMA – Non ci sono stime ufficiali su quanti siano gli orfani delle vittime di femminicidio in Italia. Certo è che le ferite che portano i figli che sopravvivono a questi orrori sono indelebile. Alcune vittime di
‘casi’ illustri hanno cercato di ‘ricominciare’ ‘cancellando’ la figura del padre assassino come ad esempio Vittoria che aveva poco più di un anno quando suo padre, Salvatore Parolisi, uccise sua madre Melania Rea da più di 30 coltellate. Oggi quella bambina è cresciuta e ha ottenuto di poter cambiare il suo
cognome da Parolisi a Rea. E se ne potrebbero elencare altri di casi come quello dei figli di Stefania Formicola, uccisa nel 2016 in provincia di Napoli, che portano il cognome materno, e ancora Valentina Belvisi che non ha voluto, anche lei come tanti, portare più il cognome del padre.

In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ricorre oggi ‘Con i Bambini’ ha presentato questa mattina, in conferenza stampa, i primi dati inediti sugli orfani di femminicidio presi in carico dai progetti alla presenza di Marco Rossi Doria presidente di Con i Bambini,
Maria Teresa Bellucci vice ministra al Lavoro e alle Politiche Sociali, Vanessa Pallucchi portavoce del Forum del Terzo Settore e Giorgio Righetti direttore di Acri.
 

‘Con i Bambini’- come hanno dichiarato in conferenza- nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha avviato ‘A braccia aperte’, la prima iniziativa di sistema in loro favore e a supporto delle famiglie affidatarie.


E ancora: ‘Vengono definiti ‘orfani speciali’ perché la perdita di uno dei genitori è avvenuta per mano di un coniuge. Ma sono doppiamente orfani, perché la perdita della madre per mano del padre significa anche che l’altro genitore non ha più contatti con i bambini e questi divenuti maggiorenni e consapevoli dell’accaduto quasi sempre non vogliono più vederli’.

I NUMERI

Sono 157 gli orfani presi in carico dai quattro progetti finanziati da ‘Con i Bambini’. Questo dato è variabile perché altri 260 in tutta Italia sono stati già agganciati dai partenariati gestori, e a
breve inizieranno anch’essi un percorso di sostegno e accompagnamento con le loro famiglie. Il progetto ‘Orphan of Femicide Invisible Victim’ segue il Nord Est, mentre nel Nord Ovest opera il progetto
S.O.S. – Sostegno Orfani Speciali. Nel Centro Italia è attivo il progetto Airone, al Sud RESPIRO – Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli orfani speciali.

La percentuale più alta di orfani accompagnati riguarda il Sud, al momento (ottobre 2023) ci sono 100 orfani presi in carico grazie al progetto Respiro. Ma il dato è fortemente in crescita. Per il 74 per cento dei beneficiari l’età di ingresso nel progetto è tra i 7-17 anni, per il 17% l’età è compresa tra 18-21 anni e per il rimanente 8% l’età è inferiore a 6 anni. Di questi, il 56% sono di sesso maschile e il 43% femminile (1% non specificato). Il 95% dei beneficiari presi in carico ha la cittadinanza italiana, solo il 5% ha cittadinanza di altri paesi UE o extra- UE. Nel 36 per cento dei casi i bambini erano presenti al momento dell’evento. Questo elemento ha conseguenze che condizioneranno ancor più pesantemente per gran parte della vita.

L’IMPATTO PSICOLOGICO SU ORFANI MINORI È DEVASTANTE

I minori che diventano orfani a seguito di tali tragici eventi- dichiara ancora ‘Con i bambini’- subiscono un impatto psicologico devastante, il quale inevitabilmente influisce negativamente sulla loro sfera emotiva e relazionale. Le conseguenze psicologiche creano una vera e propria sindrome denominata ‘child traumatic grief’. Il bambino, sopraffatto dalla sofferenza e dalla reazione al trauma, diviene incapace di elaborare il lutto, trovandosi intrappolato in uno stato di dolore cronico.

IL 13% DEGLI ORFANI PRESENTA DISABILITA’ PRECEDENTE AL TRAUMA

Il 13% degli orfani presenta forme di disabilità (precedenti al trauma); tra le più comuni vi sono disabilità intellettive e relazionali e un ulteriore 8% presenta Bisogni Educativi Speciali (BES), disturbi evolutivi specifici o disturbi psichici. E ancora: Il 42% oggi vive in famiglia affidataria, il 10% vive in comunità e il 10% con una coppia convivente. Solo il 5% è stato dato in adozione e vive con una famiglia adottiva. L’83% delle famiglie dei beneficiari arriva a fine mese con grande difficoltà, spesso per la necessità di circondarsi di professionisti e specialisti per supportarli con i bambini, come emerso dalle interviste ai caregiver, ovvero di chi si prende cura del minore. Ciò nonostante, gli spazi in cui la famiglia vive risultano essere adeguati ai bisogni dei domiciliati nella gran parte dei casi. I nuclei familiari includono in media tra i 3 e i 5 componenti compresi i bambini.

QUALE AIUTO?  

La condizione socio economica degli orfani e delle famiglie affidatarie è un altro elemento discriminante per la crescita di bambini e ragazzi che hanno subito un trauma così forte. ll 52 per cento riceve misure di sostegno al reddito: il 6 per cento reddito di cittadinanza, il 45% altre misure. L’impossibilità ad accedere agli strumenti a loro tutela, o avere le stesse opportunità degli altri ragazzi non fa altro che acuire ancora di più il discrimine che sono costretti a subire anche per il loro futuro. Il 15 per cento di loro dichiara di avere un reddito annuale inferiore a 12 mila euro, l’8 per cento superiore, mentre per il 77 per cento l’informazione non è nota.

‘CON I BAMBINI’ INCHIESTA CONOSCITIVA SU FENOMENO ANCORA POCO CONOSCIUTO

La realtà dei cosiddetti orfani di femminicidio è tanto complessa quanto ancora sommersa. Così l’azione di prossimità che ‘Con i Bambini’ promuove rappresenta, al contempo, una vera inchiesta conoscitiva del fenomeno. Per inquadrare meglio il fenomeno vanno presi in considerazione i fattori che caratterizzavano la vita dei ragazzi orfani di femminicidio antecedenti all’evento. Gran parte dei nuclei familiari ovvero il 65% non era in carico ai servizi sociali prima dell’evento, nonostante la presenza di elementi di vulnerabilità. Fatta eccezione per 25 casi cioè il 35% dei beneficiari, in cui il nucleo familiare di origine non presentava elementi di vulnerabilità, in tutti gli altri casi, si riscontrano elementi di vulnerabilità che rendono ancora più complessa la gestione delle dinamiche familiari. Tra questi i più comuni sono la presenza di familiari con dipendenze da sostanze o altro, e di familiari con provvedimenti giudiziari prevalentemente di natura penale.

COME COGLIERE CAMPANELLI ALLARME PREDITTIVI VIOLENZA DOMESTICA


Allarmanti sono i dati relativi ad ulteriori elementi che possono rappresentare eventuali traumi o eventi stressanti antecedenti al crimine domestico. Questi includono soprattutto la violenza assistita: fisica, psicologica, sessuale, indicando che numerosi sono i fattori e i campanelli di allarme che è urgente riuscire a cogliere come predittivi della violenza. In particolare, la violenza assistita psicologica è stata segnalata in 50 casi su 70.

NEI CASI DI FEMMINICIDIO 36% BAMBINI PRESENTI AL MOMENTO UCCISIONE DELLA MADRE

Nei casi di femminicidio presi in carico dai progetti di ‘Con i Bambini’ il 36 per cento dei bambini erano
presenti al momento dell’uccisione della madre
, inoltre tre bambini le cui madri sono state vittime di femminicidio nel 2015 e nel 2017, al momento della presa in carico da parte del progetto non erano ancora stati resi consapevoli o a conoscenza della verità rispetto all’evento. In altri 7 casi di femminicidi
avvenuti tra il 2016 e il 2022 i bambini risultano essere solo in parte a conoscenza e consapevoli della verità. In numerosi casi è stato grazie al supporto del progetto che le famiglie affidatarie
hanno accettato di raccontare la verità rispetto all’accaduto
. Da altre interviste è emerso che i professionisti che all’inizio avevano seguito le famiglie avevano al contrario consigliato di non dire la verità, o non erano in grado di gestire le emozioni durante i colloqui, confermando l’importanza della formazione e della seria supervisione per affrontare questo lavoro complesso e prezioso, che oggi le reti al lavoro garantiscono.

UN MODELLO INTERDISCIPLINARE DI INTERVENTO

L’iniziativa voluta da ‘Con i Bambini’ mira a sviluppare un modello flessibile e personalizzato di intervento multidisciplinare sistemico a sostegno degli orfani speciali. Nel corso dei 48 mesi di accompagnamento competente e intenso gli obiettivi sono: costruire una solida rete affettiva e relazionale che sostenga gli orfani nella loro crescita intesa in modo olistico (scuola, supporto psicologico, sport, orientamento al lavoro, ecc.); favorire il consolidarsi di una rete a sostegno degli affidatari insieme ad associazioni, terzo settore e attori della società civile di ogni territorio e dell’intero territorio nazionale; attivare sistemi per la precoce intercettazione del rischio di violenza domestica.

PRESIDENTE ROSSI DORIA: MAGGIORE ATTENZIONE VERSO FUTURO ORFANI


“La tragedia dei femminicidi purtroppo non finisce – ricorda Marco Rossi Doria presidente di ‘Con i Bambini’ – Siamo tutti colpiti da questa condizione terribile. Centinaia di bambini e ragazzi vivono una situazione difficile, fortemente traumatica: la mamma viene uccisa spesso davanti ai agli occhi dal padre, che finirà i suoi giorni in prigione o si suiciderà come spesso accade. I bambini sono orfani due volte, perdono madre e padre in un solo momento anche perché chi resta in carcere difficilmente vede i propri figli. A crescere gli orfani di femminicidio sono i parenti di prossimità: nonni, zii, che però, nei fatti, non
godono ancora, purtroppo, di costanti azioni di prossimità che le politiche pubbliche si ripromettono da tempo di attuare e vengono lasciati soli ad affrontare un dramma così grande che ha bisogno di un’attenzione specializzata,
così come di supporto burocratico, economico, organizzativo, legale, ecc.’.
‘E poi c’è la vita che deve ricominciare: gli studi, il lavoro e la necessità di curare la ferita profonda che è dentro di sé.

‘Con i Bambini’ grazie al Fondo di contrasto della povertà educativa segue concretamente in tutta Italia i ragazzi e i bambini rimasti orfani a causa dell’uccisione della madre, sperimentando, così, un modello di intervento che dovrà servire ai decisori pubblici per garantire i risultati auspicati su un tema tanto difficile. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile in Italia ha assunto la responsabilità di
mettersi accanto e accompagnare passo passo questi ragazzi nel migliorare la propria vita e avere una opportunità di elaborazione, per quanto possibile, di un evento inconsolabile e
di crescita”, conclude Rossi Doria.

La raccolta e l’elaborazione dei dati è stata realizzata dalle Ricercatrici dell’Unità di M&V e Valutazione di Impatto e dell’Unità di Sviluppo Inclusivo di ARCO, centro di ricerca del PIN – Polo Universitario della Città di Prato. ARCO collabora con l’impresa sociale ‘Con i Bambini’ per condurre la valutazione di impatto dei progetti legati all’iniziativa ‘A braccia aperte’.

BELLUCCI: STATO, TERZO SETTORE E PRIVATO SOCIALE PER AIUTO CONCRETO A ORFANI

Maria Teresa Bellucci viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali ha detto: “Ringrazio i promotori di queste iniziative. Oggi ci troviamo a riflettere su di un tema molto doloroso e difficile. I figli vittime di
femminicidi sono fragili tra i fragili perché vivono uno dei traumi più terribili
. Si pensa che i genitori ci accompagnino rispetto alle difficoltà nella vita, ci proteggano e aiutino nelle difficoltà e invece questi piccoli, di cui parliamo oggi, sono abusati, maltrattati e assistono alla violenza e uccisione a danno della loro mamma per mano del padre”.
 

“Perciò- prosegue Bellucci- questi piccoli orfani hanno bisogno di una protezione maggiore dallo Stato, dal terzo settore e dal privato sociale che è indispensabile si possano prendere cura di quelle ferite. Anche grazie al codice rosso e ad altre iniziative il Governo sta cercando di supportare queste vittime.
Anche il legislatore si è occupato di poter introdurre misure per dare attenzioni a questi bambini come destinare l’eredità del genitore che muore oppure attraverso fondi dare più conforto economicamente nel percorso di crescita e cure degli orfani. Così pure agevolare la loro introduzione nel mondo lavoro ma anche attraverso borse di studio”.
 

“Come vicepresidente del Fondo che si occupa del comitato di indirizzo strategico per il Fondo sulla povertà educativa e minorile, non farò mancare la mia presenza continuando a dare attenzione a temi come questo pensando che solo attraverso l’alleanza tra: pubblico, privato e privato sociale noi possiamo
pensare di colmare il vuoto esistenziale di questi bimbi che hanno bisogno di tutti gli interlocutori che possono portare aiuto. Ringrazio per l’attività svolta e per quella che mettere in campo insieme per dare conforto a tali piccoli. C’è la necessità di continuare ad intervenire per queste ‘doppie vittime’ per portare conforto e sollievo”, ha concluso Bellucci.

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