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VIDEO | Cynthia Umurungi: “Stop alle mutilazioni genitali femminili solo se si coinvolgono gli uomini”

Parla l'attivista di origini ruandesi, co-moderatrice di una piattaforma che riunisce 600 animatori sociali di Africa ed Europa

Pubblicato:20-09-2023 10:47
Ultimo aggiornamento:20-09-2023 11:03
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mutilazioni genitali femminili
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NAIROBI (KENYA) – Interrogarsi sulla percezione della mascolinità, coinvolgendo gli uomini: solo così, con la partecipazione della comunità nel suo complesso, è possibile contrastare la diffusione delle Mutilazioni genitali femminili (Mgf). Con l’agenzia Dire ne parla Cynthia Umurungi, attivista di origini ruandesi. Vive a Nairobi, la capitale del Kenya, ed è co-moderatrice della “Community of Practice” per la lotta alle Mgf: una piattaforma che riunisce 600 animatori sociali di Africa ed Europa, favorendo il confronto tra professionisti e ong, esperienze e contesti differenti.

200 MILIONI DI TROPPO

Delle Mutilazioni Umurungi parla come di “una norma sociale tossica che può essere sradicata solo coinvolgendo tutti i membri della comunità”. Le difficoltà dell’azione di contrasto stanno nei dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa): nel mondo le ragazze e le donne sottoposte a mutilazioni sono circa 200 milioni; e altre 68 milioni potrebbero esserlo prima del 2030, quando invece se fossero raggiunti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile la pratica dovrebbe essere eliminata del tutto.
Secondo Umurungi, l’azione di contrasto deve essere transnazionale e non limitarsi ai Paesi dove le Mgf sono più diffuse. “Bisogna tener conto del ruolo delle diaspore e dei fenomeni migratori, con legami tra nord e sud che si rinnovano ogni giorno” sottolinea l’attivista. “Anche per questo motivo la ‘Community of Practice’ è discussione aperta sulle strategie e le opportunità migliori, che si tratti di ong africane, senegalesi o guineane, o invece realtà europee, come l’italiana Aidos o la belga Gams“.

UNA RETE PER I DIRITTI AFRICANA ED EUROPEA

I confronti sono in presenza e virtuali, su piattaforme web che consentono la registrazione di contenuti e di proposte messe a disposizione dell’intera “community”. “Abbiamo deciso insieme che il 2023 fosse dedicato al coinvolgimento degli uomini” riferisce Umurungi. Attivista e allo stesso tempo imprenditrice, è in contatto sia con Aidos che con altre organizzazioni della società civile parte del Network italiano salute globale. Il suo sguardo è allo stesso tempo internazionale e locale. “La domanda da porre e sulla quale riflettere”, dice Umurungi, pensando al Kenya e citando a mo’ di esempio le comunità di origine somala o masai, “è perché un uomo ritenga di non poter sposare una ragazza che non ha subito le mutilazioni”.
Il nodo sono le percezioni e le norme sociali. “Cosa c’è dietro le Mgf?” s’interroga Umurungi. “Le ragazze sono sottoposte a questa pratica tossica con l’idea che devono sposarsi e rappresentare una determinata idea di donna per gli uomini della comunità”. È per questo che vanno coinvolti tutti, insiste l’attivista. “Bisogna lavorare insieme con gli uomini, in Africa e in Europa”.


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