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ROMA – I capelli biondi sporchi e arruffati, lo sguardo perso nel vuoto, un bambino in braccio e, tra le mani, una foto della famiglia, ormai lontana. Appare così, nei panni di un profugo, il presidente americano Donald Trump: il ritratto nasce dalla fantasia dell’artista siriano Abdullah Al-Omari, che in questi giorni espone a Dubai questo e altri quadri della sua “The Vulnerability Series“, la “Serie della vulnerabilità”. Come quello in cui Vladimir Putin porta un berretto da baseball indossato al contrario, basette lunghe e incolte, un giubbotto blu con il cappuccio. E tra le mani un cartello: “Aiutatemi a governare il mondo, dio vi benedica“.
Tra i soggetti ci sono anche Angela Merkel, Francois Hollande e Nicolas Sarkozy, oltre a Kim Jong-un, Recep Tayyp Erdogan e Bashar Al-Assad, e la lista sarebbe ancora lunga. “Volevo immaginare che aspetto avrebbero avuto tutti questi potenti leader del mondo se fossero stati nei nostri panni” ha detto alla stampa Al-Omari. “Man mano che la rabbia cresceva dentro di me, ho voluto prendermi una dolce vendetta, ma con l’arte”. La critica di Al-Omari è anche per i media che, dice, si concentrano sui numeri di rifugiati ma ignorano le storie di vita che vi si nascondono: “Quando si conosce la storia personale di qualcuno – dice l’artista – allora si entra in connessione”.
di Giulia Beatrice Filpi, giornalista
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