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“Gli attori valgono zero virgola”, la denuncia degli artisti per i loro diritti

Paolo Calabresi, Elio Germano, Neri Marcorè e Pietro Sermonti hanno dato voce alla categoria, spiegando le criticità della situazione

Pubblicato:20-04-2022 16:22
Ultimo aggiornamento:20-04-2022 16:31

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ROMA – “Gli attori valgono zero virgola” è la provocazione ma anche la denuncia che ‘Artisti 7607’ e ‘Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo’ hanno lanciato stamattina alla stampa, in una conferenza alla Casa del Cinema di Roma. “Non vogliamo soldi- ha precisato ironicamente Cinzia Mascoli, Presidente Artisti 7607– vogliamo che venga discussa e approvata la direttiva europea che riguarda la remunerazione adeguata e proporzionata ai compensi audiovisivi riguardanti i diritti connessi degli interpreti”. Con lei, seduti in prima fila, Paolo Calabresi, Elio Germano, Neri Marcorè e Pietro Sermonti hanno dato voce alla categoria, spiegando le criticità della situazione.

La normativa infatti c’è ma mancano regolamentazioni affinché sia attuabile. Ecco perché tutti gli artisti presenti hanno firmato la lettera aperta in ‘difesa dei diritti degli interpreti’. Un documento indirizzato al ministro della Cultura e al presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazione (AGCOM) in cui reclamano il sostegno delle Istituzioni nei confronti di tutti gli utilizzatori che si oppongono al riconoscimento di un compenso adeguato e proporzionato. I diritti connessi sono il diritto all’equo compenso che spetta agli artisti e interpreti quando vengono utilizzati un film, una fiction o una serie TV.

L’equo compenso è un diritto patrimoniale che spetta all’artista interprete di un’opera audiovisiva. “Aumentano la produzione e lo sfruttamento tramite ogni tipo di device delle opere audiovisive ma i compensi degli interpreti, già ingiustificatamente di molto inferiori ai compensi degli artisti della musica e a quelli degli autori, non vengono neppure adeguati alla rivalutazione monetaria e sono di fatto inferiori a quelli di venti anni fa- Scrivono nella lettera ‘Artisti 7607’ e ‘Unita’- Cresce l’offerta delle grandi piattaforme streaming e quella diversificata dei broadcaster tradizionali ma le piattaforme non forniscono i dati completi necessari alle negoziazioni, sottraendosi all’obbligo di corrispondere il compenso degli interpreti. Nel migliore dei casi propongono cifre irrisorie. È anche per questo che i compensi degli interpreti per diritti connessi sono più bassi in Italia che in altri Paesi europei”. “Il recepimento italiano della ‘direttiva europea Copyright’ stabilisce però che il compenso degli artisti deve essere adeguato e proporzionato allo sfruttamento e ai ricavi degli utilizzatori. Sappiamo che una corretta remunerazione agli interpreti costituirebbe una risorsa importante anche nelle iniziative a sostegno della categoria, generando opportunità di lavoro e di crescita nel settore audiovisivo. Per difendere i loro diritti dallo strapotere degli utilizzatori gli interpreti chiedono regolamenti e procedure che garantiscano l’ottenimento di compensi adeguati e proporzionati. Gli attori e i doppiatori italiani- chiosa la lettera- valgono molto di più dello zero virgola e devono poter contare sul sostegno delle Istituzioni”.

“Penso che sia stata colpa nostra- racconta Paolo Calabresi alla Dire– la nostra categoria non si è mai resa conto di quanto fosse importante unirsi. Adesso ci siamo. Artisti 7607 e Unita stanno facendo un lavoro preziosissimo. L’attore tende un po’ troppo a stare a casa e a ricevere la telefonata con la proposta di contratto. Il nostro errore è stato aspettare troppo, ma adesso non aspettiamo più”.


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