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Siria, gli ‘elmetti bianchi’: “Idlib test finale del senso di umanità”

"Per i civili, la situazione nel nord-ovest della Siria è diventata insostenibile" ha avvertito la Croce Rossa

Pubblicato:20-02-2020 18:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:02

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ROMA – “La crisi a Idlib sarebbe assolutamente evitabile e il modo in cui i leader mondiali sceglieranno di proteggere i suoi 3,5 milioni di abitanti è un test finale al senso globale di umanità”. Lo ha dichiarato in una nota Raed Al-Saleh, direttore degli White Helmets, gli Elmetti bianchi, corpo di soccorso civile nato per assistere le vittime degli attacchi in questi anni di guerra.

Il commento è affidato a una nota, mentre prosegue l’offensiva militare nella provincia di Idlib, condotta dall’esercito siriano sostenuto dall’aviazione militare russa per riprendere il controllo dell’ultimo bastione della ribellione. Stime delle Nazioni Unite riferiscono che oltre 900mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case in poco più di un mese e mezzo, per sfuggire alle bombe, nonostante i rigori della stagione fredda.

L’offensiva militare, che secondo alcuni potrebbe rappresentare il capitolo finale di nove anni di guerra, sono giustificate dal presidente Bashar Al-Assad con la necessità di eliminare i gruppi armati e ripristinare il proprio controllo sulla regione e in particolare delle autostrade internazionali M4 ed M5, che collegano da nord a sud la Siria occidentale e la connettono con i Paesi confinanti. L’offensiva si configura inoltre come un tentativo per respingere le truppe della Turchia, penetrate dal confine settentrionale da novembre. Queste sono sostenute da milizie jhadiste locali fedeli ad Ankara.


C’è però chi denuncia il costo pagato dalle popolazioni locali: “Per i civili, la situazione nel nord-ovest della Siria è diventata insostenibile” ha avvertito la Croce Rossa. “Queste persone hanno davvero poche alternative” ha aggiunto l’organizzazione internazionale: “Se restano, devono fare i conti con violenze indiscriminate. Ma non c’è praticamente nessun posto sicuro verso cui possano fuggire”. Martedì scorso anche l’Alto commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha chiesto la fine delle ostilità, invocando la creazione di corridoi umanitari per assistere gli abitanti di Idlib.

Secondo le stime diffuse dagli Elmetti bianchi, dal primo gennaio al 19 febbraio si sono registrati 2.201 attacchi aerei delle forze siriane e russe, a cui si aggiungono 8mila missili sganciati contro Idlib, Aleppo e Hama. Distrutti dieci ospedali e centri medici, 14 mercati, 12 scuole, sei moschee e una chiesa, quattro centrali elettriche e 254 strade “usate dai civili in fuga”. Nei raid, secondo i soccorritori, avrebbero già perso la vita 369 persone, tra cui 97 bambini, 51 donne e due volontari degli Elmetti bianchi.

Ha aggiunto Raed Al-Saleh: “Attivisti pacifici, personale umanitario e civili sono stati costretti a rifuggiarsi a Idlib da ogni angolo della Siria e ora non hanno più nessun posto dove andare. Abbiamo avvertito per anni che Idlib sarebbe stata una pericolosa ‘kill-box’. Ho incontrato ministri degli Esteri e alcune tra le personalità più potenti del pianeta per chiedere loro di fermare l’uccisione di civili e personale umanitario ma i miei appelli non hanno prodotto alcuna azione. La Russia e il regime siriano possono infrangere il diritto internazionale senza conseguenze”.

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