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Ex bambini soldato della Sierra Leone in Iraq: l’accusa in un docufilm

Dall'inferno della guerra civile africana agli attentati dinamitardi in Iraq. Con l'Ak-47 a tracolla. E' la storia di

Pubblicato:19-04-2016 15:01
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:35

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Dall’inferno della guerra civile africana agli attentati dinamitardi in Iraq. Con l’Ak-47 a tracolla. E’ la storia di centinaia di ex bambini soldato della Sierra Leone finiti a difendere basi, ambasciate e in generale interessi americani e britannici tra il Tigri e l’Eufrate. Pagati 16 dollari al giorno, meno dei contractor asiatici, infinitamente meno di americani o inglesi. A raccontare la loro storia e’ un film-documentario uscito questa settimana, Børnesoldatens Nye Job (Il nuovo lavoro dei bambini soldato). Spiega il regista, il danese Mads Ellesøe: “Quando si da’ la guerra in outsourcing si cercano i soldati più a buon prezzo e vien fuori che quelli che costano meno sono gli ex bambini soldati della Sierra Leone”. Il docufilm e’ frutto di un’inchiesta sulla Aegis Defence Services, societa’ inglese presieduta da Sir Nicholas Soames, deputato tory nipote di Winston Churchill.



Come conferma l’ex direttore James Ellery, a partire dal 2004 il gruppo ha sottoscritto contratti per centinaia di milioni di dollari con l’impegno di difendere basi degli Stati Uniti in Iraq. A partire dal 2011, si ricostruisce nel docufilm, la Aegis ha ampliato la propria base di reclutamento all’Africa con l’obiettivo di ridurre i costi e massimizzare i profitti. Solo dalla Sierra Leone sarebbero arrivati 2500 contractor. “Se prendessi solo gente delle Midlands inglesi probabilmente avresti i contractor migliori ma ti costerebbero troppo” ha raccontato Ellery: “Allora andresti in Nepal, in Asia e poi alla fine ti renderesti conto che puoi permetterti solo gli africani”. La Sierra Leone e’ stata ostaggio di un conflitto civile durato oltre dieci anni, dal 1991 al 2002, che ha causato almeno 50 mila morti. Dopo la fine del conflitto, le Nazioni Unite hanno investito oltre 36 milioni di dollari nella smobilitazione e nel reinserimento sociale di circa 75 mila combattenti, tra i quali 7 mila bambini.


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