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VIDEO | In Italia un milione di persone sopra i 15 anni soffre di gravi problemi alla vista

Al Congresso nazionale Aimo si è parlato di 'D.A.RE', il registro nazionale per la riabilitazione visiva. Virgili: "Primo tentativo di creare una rete di dati nazionali"

Pubblicato:18-11-2023 16:43
Ultimo aggiornamento:18-11-2023 16:52
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problemi alla vista
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ROMA – Uno strumento importante che permette non solo di conoscere la pratica della riabilitazione visiva in Italia, ma anche elementi di quotidianità dei cittadini, i cui dati, raccolti rispondendo al questionario IADL (Instrumental Activities of Dailiy Living), che fa riferimento al grado di compromissione nelle attività strumentali della vita quotidiana, acquisiscono un effettivo potere normativo per la valutazione delle condizioni di invalidità. Si chiama ‘D.A.Re’ (Devices & Aids Register) ed è il registro degli ausili per la riabilitazione visiva (promosso da INAVAT – Istituto Nazionale di Valutazione Ausili e Tecnologie, ente collegato all’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), che ad oggi ha assunto un ruolo di portata nazionale: ogni anno, infatti, nel registro si inseriscono i dati di circa 1.000 pazienti provenienti da tutte le regioni d’Italia. Il tema è stato al centro di una sessione dal titolo ‘Big data e registri’, che si è svolta nell’ambito del 14esimo Congresso Nazionale degli Oculisti AIMO, che dopo tre giorni si chiude oggi a Roma. A coordinare la sessione il professor Gianni Virgili, Università di Firenze e A.O.U Careggi di Firenze.

Gianni Virgili

“Dal registro è di recente emerso come l’uso di smartphone e tablet sia associato ad un migliore punteggio IADL– ha spiegato il professor Virgili-Naturalmente sono state prese in considerazione tutte le variabili di maggiore importanza, quali l’età, il livello della vista, la certificazione di cecità o eventuali problemi di udito; nonostante ciò, il dato rimane invariato, confermando che chi utilizza tali strumenti abbia delle risorse in più nel percorso riabilitativo. Lo smartphone, ad esempio, è uno strumento generalista, che dunque non caratterizza il suo utilizzatore”. Da qui l’importanza di insegnare, anche alle generazioni più anziane, l’utilizzo di device digitali come strumento di compensazione per tutte le forme di ipovisione, dalle più lievi alle più gravi. “Un punto da non sottovalutare, però- ha sottolineato l’esperto- è l’assenza di app nate da letteratura scientifica. Inoltre, in un settore in così rapida evoluzione, sia in materia di software che di programmi, bisogna identificare e valutare i prodotti solo in quanto mezzi versatili per la riabilitazione. Questo nuovo punto di vista ci pone, comunque, davanti a un dato di fatto: la raccolta dati è fondamentale poiché permette continui miglioramenti nel settore, sia in termini di conoscenze generaliste sia per quanto concerne gli strumenti da utilizzare. Prendervi parte è un gesto semplice che può migliorare le condizioni del Paese”.

La riabilitazione visiva è stata inserita nel 2017 nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) che il Servizio sanitario nazionale si deve impegnare ad assicurare, avendone riconosciuto l’efficacia. Per fissare la prima visita in regime pubblico presso uno dei centri bisogna avere l’impegnativa del medico di medicina generale o dello specialista. Sul sito web polonazionaleipovisione.it è disponibile la lista dei centri distinti per regione. Nel nostro Paese l’Istat stima che gli italiani dai 15 anni in su con una limitazione grave alla vista siano quasi un milione (di cui oltre il 70% over 65), quelli con una limitazione moderata 8,6 milioni (di cui il 45% over 65).


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