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Ansaldo energia, l’ad Marino: “Ricapitalizzazione entro fine anno o mi dimetto”. E lo sciopero finisce

Stamattina la nuova protesta per la carenza di liquidità, poi l'incontro con il vertice aziendale sigillato da una stretta di mano

Pubblicato:18-11-2022 10:40
Ultimo aggiornamento:18-11-2022 14:30

ansaldo energia_presidio fabbrica_genova
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GENOVA – “Se entro la fine dell’anno non avverrà la ricapitalizzazione, mi dimetterò“. E’ quanto l’amministratore delegato di Ansaldo Energia, Giuseppe Marino, ha detto a una delegazione dei lavoratori di Genova in sciopero, secondo quanto riportato da fonti sindacali e confermato successivamente anche dall’azienda. Tra Marino e i rappresentanti dei lavoratori ci sarebbe stata anche una stretta di mano.

Dopo l’incontro, i lavoratori hanno concluso lo sciopero, indetto a sorpresa stamattina dopo “l’ennesimo episodio legato alla mancanza di liquidità che ha bloccato il lavoro all’interno della fabbrica”, come denunciato dalla Rsu. Lo sciopero arrivava dopo qualche settimana di tregua rispetto all’ultima grande manifestazione del 13 ottobre scorso, che aveva portato all’occupazione dell’aeroporto Cristoforo Colombo.

L’amministratore delegato ha riferito ai lavoratori che entro la fine del mese arriveranno 26 milioni legati a pagamenti di lavori già eseguiti, importante boccata d’ossigeno per la liquidità, e che è già arrivato un anticipo di quattro milioni di una commessa di 94,3 milioni dall’Azerbaijan. Nessuna novità, invece, su nuove commesse italiane.


STAMATTINA BRACCIA DI NUOVO INCROCIATE

Sciopero improvviso stamattina a Genova ad Ansaldo Energia. I lavoratori, in presidio sotto la direzione aziendale, chiedono conto all’amministratore delegato del perché “la fabbrica venga lasciata lentamente morire: macchinari non riparati, mancanza del legno per imballare, tutti sintomi di una situazione inaccettabile. Serve la ricapitalizzazione e servono nuove commesse“.

Federico Grondona, Rsu Fiom Cgil, rimarca che “la completa mancanza di liquidità deve essere affrontata con la famosa ricapitalizzazione, non ancora avvenuta nonostante l’impegno scritto da parte di Cdp. L’azienda sta morendo piano piano: è una lenta agonia. Lo vedono gli impiegati che prendono insulti dai fornitori, i tecnici e gli operai che vedono arrivare il materiale a spizzichi e bocconi. Le cose arrivano solo se alziamo i toni. Noi chiediamo solo di lavorare, ma siamo di fronte all’incertezza più assoluta”.

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