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Nigeria, l’attivista annuncia: “Localizzati i rapitori di Kaduna, due opzioni possibili”

Per Shehu Sani, fondatore dell'ong Civil Rights Congress, le variabili da considerare per la liberazione sono un paio ma presentano delle criticità

Pubblicato:18-03-2024 15:22
Ultimo aggiornamento:18-03-2024 19:06

nigeria RAPITORI KADUNA
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ROMA – “Credo che il luogo dove si trovano gli oltre 200 studenti rapiti sia stato identificato; il governo deve però evitare sia un blitz che potrebbe causare vittime sia il pagamento di un riscatto, che favorirebbe nuovi sequestri”: a parlare con l’agenzia Dire è Shehu Sani, fondatore dell’ong Civil Rights Congress a Kaduna, nel nord della Nigeria. Quella dell’attivista, ex senatore già detenuto politico, impegnato sul tema dei diritti umani, è un’esperienza fuori dal comune. Sani è stato prigioniero negli anni Novanta, al tempo delle dittature militari di Ibrahim Babangida e Sani Abacha. Più di recente, nel 2021, è stato nominato dal governo negoziatore con le famiglie dei combattenti di Boko Haram, un gruppo armato di matrice islamica che ha base nel nord-est della Nigeria, già responsabile di attentati e sequestri di studenti, come quello delle 276 ragazze portate via nel 2014 da un liceo di Chibok.

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OLTRE 280 LE PERSONE RAPITE

Con la Dire, Sani parla di un nuovo rapimento, avvenuto questo mese nello Stato di Kaduna, nel villaggio di Kuriga. Secondo fonti concordanti, gli alunni e gli insegnanti portati via con la forza dalla scuola locale sono più di 280. Sani premette che la regione dove è avvenuto il rapimento, perlopiù di savana e non di foreste, non offre agevoli nascondigli. “Il governo ha di fronte due opzioni” la tesi del fondatore del Civil Rights Congress: “La prima è usare la forza, assalire i rapitori e liberare gli alunni, con il rischio che ci siano molte vittime; la seconda è negoziare, avviando un dialogo che permetta il rilascio degli studenti”. Secondo Sani, “il problema della trattativa è che i banditi vorranno un riscatto e che soddisfare la richiesta costituisce un pericolo perché si potrebbero incoraggiare nuovi rapimenti”.


Il rischio dunque, acconsentendo a versare denaro, sottolinea il fondatore del Civic Rights Congress, sarebbe “creare un problema più grande invece di risolvere il problema”. Sani evidenzia anche che un blitz con vittime sarebbe un colpo per la popolarità del governo e potrebbe innescare proteste e manifestazioni di piazza, in una fase già segnata da carovita e difficoltà economiche e sociali. Il nuovo capo dello Stato, Bola Tinubu, eletto lo scorso anno, sarebbe costretto a percorrere un sentiero stretto. “Di recente ha sottolineato che il governo non pagherà alcun riscatto, come previsto da una legge che vieta espressamente questo tipo di pagamenti” sottolinea Sani.

DUE VARIABILI DA CONSIDERARE

“Vanno però considerate due variabili: la prima è che finora le autorità non hanno mai ammesso di aver pagato un riscatto; la seconda è che, nonostante l’entrata in vigore della legge che proibisce di pagare, tanti familiari hanno preferito farlo rischiando il carcere piuttosto che abbandonare i propri cari nelle mani dei sequestratori”. Attraverso il preside della scuola di Kaduna presa d’assalto, detenuto in ostaggio insieme con gli studenti, è arrivata nei giorni scorsi una richiesta di riscatto da un miliardo di naira, circa 600mila euro. “Il governo ha detto sì a un negoziato ma no a un pagamento” spiega Sani. Che aggiunge: “Lo Stato di Kaduna è quello che in assoluto ha subito più sequestri, anche se spesso commessi da banditi interessati a riscatti e non appartenenti a Boko Haram o ad altre organizzazioni che si prefiggono obiettivi politici, come la creazione in Nigeria di uno Stato islamico”.

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