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Le sorelle di padre Dall’Oglio si oppongono all’archiviazione delle indagini

Francesca e Immacolata ringraziano i Pm per il lavoro svolto e chiedono di proseguire: "Nella Siria ancora in guerra non mancano le piste"

Pubblicato:17-11-2022 17:25
Ultimo aggiornamento:17-11-2022 17:57

padre paolo dall'oglio rapito a raqqa in siria
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ROMA – “Sulla sorte di nostro fratello, padre Paolo Dall’Oglio, non ci sono certezze. Per questo con mia sorella Immacolata, e col patrocinio dell’avvocato Filippo Andreoli, ci siamo formalmente opposte alla richiesta di archiviazione delle indagini presentata dalla Procura di Roma”. Lo dichiara all’agenzia Dire Francesca Dall’Oglio, una delle sorelle del gesuita romano sequestrato il 29 luglio del 2013 a Raqqa, in Siria, presumibilmente da miliziani che sarebbero poi confluiti nello Stato islamico (Isis).

L’11 ottobre scorso la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’indagine coordinata dal Pm Sergio Colaiocco e avviata per “sequestro di persona per finalità di terrorismo”, in quanto per gli inquirenti sarebbe impossibile accertare il destino del religioso dal punto di vista giudiziario.

fratelli paolo dall'oglio

“IN SIRIA LA GUERRA NON È FINITA”

Nel giorno in cui ricorre il 58esimo compleanno di Abuna Paolo – così come il sacerdote romano è conosciuto tra i siriani, con cui prima del sequestro conviveva da anni nella comunità di Mar Musa – Francesca Dall’Oglio annuncia il decreto di opposizione. “Siamo grati al grande lavoro svolto dalla Procura– dice- ma ci opponiamo alla decisione di archiviazione perché riteniamo che le indagini debbano continuare. Siamo convinte che, dato il contesto di grande instabilità in cui versa tuttora la Siria, nove anni non siano un tempo sufficiente per esplorare tutte le piste che potrebbero portare alla verità su nostro fratello“.
Dall’Oglio spiega: “Non solo la guerra in quel Paese non è finita, soprattutto nel nord – solo qualche giorno fa abbiamo letto di barili bomba sganciati dall’aviazione russa su Idlib – ma non si sono affatto concluse le ricerche sulle fosse comuni ritrovate a Raqqa. Inoltre sappiamo che migliaia di persone ancora risiedono nelle carceri“.
Da qui la convinzione di “dover proseguire: le istituzioni hanno fatto molto ma resta ancora tanto da fare. La tesi secondo cui nostro fratello sarebbe stato quasi sicuramente ucciso, rilanciata da Repubblica o Corriere della Sera in questi giorni, non si fonda su basi certe”, conclude Francesca Dall’Oglio, che al precedente governo Draghi aveva chiesto l’apertura di una commissione d’inchiesta per far luce sul sacerdote gesuita.


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