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Davide, medico a Madrid: “Situazione drammatica, 80% dei ricoveri è per coronavirus”

Lo racconta alla Dire Davide Tedesco, un giovane medico campano che lavora nell'ospedale Infanta Cristina di Madrid

Pubblicato:17-03-2020 15:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:09

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NAPOLI – “La situazione è drammatica. Domenica, durante il mio turno di notte in ospedale, abbiamo visitato oltre 50 pazienti in pronto soccorso, più di 20 sono stati ricoverati. Solo due non erano casi sospetti di Covid”. Davide Tedesco è un giovane medico di medicina interna italiano, originario della Campania, che vive in Spagna. Lavora nell’ospedale Infanta Cristina di Madrid, struttura da 200 posti letto nella municipalità di Parla, zona industriale della capitale iberica.

“Ho assistito a un numero di contagi che cresceva in un modo spropositato. Oggi – racconta alla Dire – l’80% dei ricoveri avviene per casi confermati o sospetti di Covid. Sono scene che non ho mai visto prima”. Attualmente in Spagna si contano oltre 11mila contagi (1927 in un solo giorno) e 491 decessi. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e adottato misure simili al ‘modello italiano’ chiudendo scuole, negozi, frontiere. “Purtroppo – avverte – la popolazione non ha capito ancora che il contagio avviene da persona a persona, che la rapidità con cui si diffonde questo virus è impressionante. Ci sono casi di contagio in blocco nello stesso condominio, è un pericolo anche incontrare i vicini o lasciare che i bambini giochino insieme”. Anche in Spagna i medici sono in prima linea per affrontare la pandemia. “Tutti usiamo mascherine con filtri ad alta efficacia e ogni altro dispositivo di protezione necessario. Scarseggiano mascherine e camici sterili, ma si sta provando a correre i ripari”. Lo ha fatto il governo di Madrid, annunciando, tra l’altro, di voler “requisire” la sanità privata, “ma c’e’ anche tanta solidarietà. Ieri – racconta – sono state donate all’ospedale 10 casse di mascherine chirurgiche da produttori cinesi”.

TEDESCO: “DA NOI 10-12 CASI DI POSSIBILE CONTAGIO TRA MEDICI, BISOGNA CORRERE AI RIPARI”

Per Davide Tedesco l’organizzazione sta funzionando, soprattutto perchè bisogna preservare il personale medico. Nell’Infanta Cristina di Madrid “ci sono già 10-12 casi di possibile contagio tra i medici. E’ chiaro che bisogna correre ai ripari”. Gli ospedali spagnoli stanno dividendo le aree dedicate ai pazienti Covid da quelle destinate ai pazienti con altre patologie. È accaduto anche nel nosocomio di Parla, dove sono stati incrementati i posti letto. “Stiamo gestendo l’emergenza, pur con numeri che per il momento sono approssimativi. Il tampone chiaramente non viene eseguito al 100% della popolazione: viene sottoposto a test – sottolinea – solo chi ha bisogno di un ricovero. Per tutti gli altri casi, anche sospetti Covid, persone asintomatiche o con sintomi lievi, si segue il protocollo previsto per la quarantena domiciliare. Non potremmo avere i posti letto per tutti i pazienti”. E iniziano ad affacciarsi anche in Spagna le emergenze connesse alla scarsa disponibilità di posti letto in terapia intensiva, di attrezzature fondamentali per affrontare l’emergenza, di personale. “E’ stato prolungato il contratto agli specializzandi, ad esempio. Il problema del nuovo personale è che necessita di un ‘training’ specifico e veloce. Tutti i medici, ogni specialista, sta collaborando per contenere l’emergenza. I chirurghi, ad esempio, aiutano noi di medicina interna e tutti gli altri medici impegnati con i pazienti Covid”. Un dato certo è che è calato drasticamente il numero di persone che si recano in ospedale per patologie non respiratorie. “Non vediamo più casi di patologie banali, penso a sciatalgie o cefalee. Si viene in ospedale soltanto se ce n’è davvero bisogno. Le persone oggi hanno paura e forse stanno iniziando a capire che la sanità pubblica è un risorsa e non va sprecata. I pazienti oggi ci applaudono e stanno iniziando a capire cosa significa insultare o aggredire un medico”. Davide Tedesco deve usare accorgimenti specifici per preservare il suo stato di salute e quello degli altri anche quando dismette il camice e torna a casa. “Devo preservare i miei cari e tutti gli altri. Ormai – dice – ho sul viso i segni della mascherina. Ho affisso un cartello nel mio palazzo, ho invitato tutti a rispettare la quarantena e ho appuntato anche il mio numero di telefono. È per dire a tutti che in questo condominio abita un medico e se hanno bisogno di aiuto possono telefonarmi”.


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