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VIDEO | Bimbi tra siringhe e rifiuti, l’eterno ecomostro di Grotta Perfetta

Avrebbe dovuto ospitare 18 famiglie in difficoltà e invece da quasi 15 anni versa in completo stato di abbandono

Pubblicato:17-02-2020 17:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:00

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ROMA  – Siringhe per terra, calcinacci e alberi che crollano, via vai di vagabondi di giorno e, soprattutto, di notte. È lo stabile di via di Grottaperfetta, angolo via Poggio Ameno, nel Municipio VIII di Roma che avrebbe dovuto ospitare 18 famiglie in difficoltà e invece da quasi 15 anni versa in completo stato di abbandono, spesso rifugio per tossicodipendenti o senzatetto. I fabbricati inizialmente ospitavano una scuola elementare e avrebbero dovuto essere riconvertiti in una serie di alloggi popolari. Oggi invece sono una pericolante cattedrale nel deserto. E parlare di ‘deserto’ in realtà è un mero eufemismo, perché la struttura – un immobile di 3 piani e di 2mila metri quadri – insiste in un’area ad altissima densità abitativa, in zona Eur, e soprattutto confina con una scuola elementare, una materna e una palestra il cui ingresso si trova a ridosso. Lo scenario è inquietante: un enorme ‘ecomostro’, ormai ridotto a un colabrodo, da cui ogni giorno si staccano frammenti di solaio o crollano alberi mettendo a rischio l’incolumità di passanti, residenti, e piccoli studenti degli istituti limitrofi. Che lo stabile sia diventato rifugio di senza fissa dimora, poi, lo dimostrano i vari lasciti sparsi per tutta l’area, tra vestiti, stracci, rifiuti di ogni tipo e utensili da cucina – e il mini alloggio allestito di recente con tavole di legno accatastate, tenute insieme da lacci e chiodi. Al suo interno un materasso, un armadietto, cumuli di immondizia e addirittura i sanitari.

Questo l’antefatto: nel 2006 viene appaltata a un’impresa edile capitolina la riqualificazione dello stabile per la successiva riconversione. Un appalto da 700mila euro circa poi rivelatisi insufficienti una volta avviato il cantiere: lo stabile infatti versava in uno stato disastroso, l’unica soluzione sarebbe stata la demolizione e ricostruzione. Da lì, quindi, la sospensione dei lavori, la predisposizione di una serie di progetti mai attuati e la mancata erogazione dei fondi aggiuntivi da parte di Roma Capitale che ha portato all’inevitabile abbandono. Piccola curiosità: l’impresa è tuttora detentrice del cantiere e l’ente appaltante da ormai più di 10 anni non sblocca i fondi necessari per far ripartire i lavori. Il caso, inoltre, balzò alla cronaca anche alcuni anni fa quando una nota trasmissione televisiva raccontò la vicenda di un uomo disabile al 100%, a cui doveva essere destinato uno dei 18 alloggi, che viveva nella sua auto proprio davanti all’immobile.


Oggi, a prendersi cura degli spazi esterni alla struttura – per quanto possibile – è Nicola, ex custode 80enne, in pensione. “Mio padre- ha raccontato all’agenzia Dire la figlia Barbara- vive qui da tantissimi anni e regolarmente paga l’affitto al Comune. Ogni giorno l’incolumità sua e di mia madre sono messe a rischio dal crollo di alberi. Per farne rimuovere uno caduto a un metro dalla loro casa adiacente al cantiere mio padre ha dovuto pagare di tasca sua un giardiniere privato, visto che dopo 2 anni di sollecitazioni dal Comune non è venuto nessuno”. E ancora, “la notte è un via vai di persone che entrano attraverso i buchi nella rete. Spesso vengo a dormire qui con la mia bambina piccola ed è un continuo sentire voci di persone che vengono qui a fare non si sa cosa e onestamente ho paura. Mio padre, che ogni giorno pulisce il cortile – visto il passaggio dei bambini e dei clienti della palestra – regolarmente rimuove siringhe da terra”.

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