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Copernicus: “Buco dell’ozono nell’emisfero australe supera le dimensioni dell’Antartide”

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: "Il Protocollo di Montreal e l'Emendamento di Kigali ci mostrano che, agendo insieme, tutto è possibile"

Pubblicato:16-09-2021 17:55
Ultimo aggiornamento:16-09-2021 17:58

buco ozono
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ROMA – Nella Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono, che si celebra oggi, Copernicus segnala che “il buco dell’ozono di quest’anno sul Polo Sud ha raggiunto un’estensione maggiore di quella dell’Antartide”. Dopo “un inizio abbastanza standard”, il buco dell’ozono del 2021 “è cresciuto notevolmente nell’ultima settimana ed è ora del 75% più grande dei buchi dell’ozono rilevati in questa fase della stagione sin dal 1979”.

Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) del servizio di monitoraggio satellitare Ue fornisce così un primo aggiornamento sullo stato del buco stratosferico che appare ogni anno durante la primavera australe e sullo strato di ozono che protegge la Terra dalle proprietà dannose dei raggi solari.

Quest’anno, il buco dell’ozono “si è sviluppato come previsto all’inizio della stagione. Sembra abbastanza simile a quello dell’anno scorso, che a settembre non è stato particolarmente eccezionale, ma poi si è trasformato in uno dei buchi dell’ozono più duraturi nei nostri registri di dati per quel che riguarda la parte seguente della stagione”, commenta Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service. “Ora le nostre previsioni mostrano che il buco di quest’anno si è evoluto in uno piuttosto più grande del solito– prosegue Peuch- Il vortice è abbastanza stabile e le temperature stratosferiche sono addirittura inferiori rispetto allo scorso anno” ma “stiamo osservando un buco dell’ozono abbastanza grande e potenzialmente anche profondo”.


Durante la stagione primaverile dell’emisfero australe, da agosto a ottobre, il buco dell’ozono si forma annualmente sull’Antartico, raggiungendo un massimo tra metà settembre e metà ottobre, segnalano da Copernicus. Quando le temperature nella stratosfera iniziano a salire, nella tarda primavera dell’emisfero australe, l’esaurimento dell’ozono rallenta, il vortice polare si indebolisce e infine si rompe e, entro dicembre, i livelli di ozono di solito tornano alla normalità.

La Giornata internazionale per la conservazione dello strato di ozono è stata istituita dalle Nazioni Unite per commemorare la firma del Protocollo di Montreal nel 1987 da parte di 196 stati e dell’UE, con il quale sono state vietate le principali sostanze chimiche dannose per l’ozono.

Dopo la messa al bando dei composti alogenati di fonte antropica, responsabili della sua riduzione, lo strato di ozono “ha mostrato segni di ripresa, ma è un processo lento e ci vorrà fino ai decenni 2060 o 2070 per vedere una completa eliminazione delle sostanze che lo riducono”, segnalano da Copernicus. È quindi “essenziale mantenere gli sforzi di monitoraggio per garantire che il protocollo di Montreal continui a essere applicato”.

GUTERRES (ONU): SERVE STESSA COOPERAZIONE SU OZONO PER AFFRONTARE CRISI CLIMA

“La cooperazione che abbiamo visto realizzarsi per proteggere e curare con successo lo strato di ozono è ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno ora per affrontare la crisi climatica. Attraverso un’azione climatica congiunta, possiamo vincere la corsa contro la minaccia esistenziale del cambiamento climatico“. Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, lo scrive su Twitter nella Giornata internazionale per la conservazione dello strato di ozono, che si celebra oggi.

Nel 1994, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 16 settembre Giornata internazionale per la conservazione dello strato di ozono, commemorando così la data della firma, nel 1987, del Protocollo di Montreal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono. Il 16 settembre 2009, la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati e il Protocollo di Montreal sono diventati i primi trattati nella storia dell’Onu a raggiungere la ratifica universale. Con l’Emendamento di Kigali, poi le parti del protocollo di Montreal hanno raggiunto un accordo durante la loro 28a riunione delle parti il 15 ottobre 2016 a Kigali, in Ruanda, per l’eliminazione graduale degli idrofluorocarburi (HFC), responsabili del danno allo strato di ozono.

Il Protocollo di Montreal e l’Emendamento di Kigali ci mostrano che, agendo insieme, tutto è possibile– commenta Guterres- Quindi agiamo ora per rallentare il cambiamento climatico, nutrire gli affamati del mondo e proteggere il pianeta da cui tutti dipendiamo”.

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