NEWS:

Aggrediscono un operaio nigeriano “perché sei nero”: arrestati i trapper Traffik e Jordan

I due hanno rapinato l'uomo della sua bicicletta e dello zaino intimorendolo con dei coltelli

Pubblicato:16-08-2022 16:37
Ultimo aggiornamento:16-08-2022 16:37

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – I due trapper Jordan Jeffrey Baby e Traffik sono stati arrestati per aver aggredito un operaio nigeriano di 41 anni al grido di “Ti ammazziamo perché sei nero”.

I due, abbastanza noti tra i giovanissimi fan del genere oltre che alle autorità per precedenti di vario genere legati alla droga, piccole rapine e rimostranze contro le forze dell’ordine, hanno rapinato l’uomo della sua bicicletta e dello zaino intimorendolo con dei coltelli. Il tutto è successo alla stazione di Carnate, in provincia di Monza.

I FATTI

I due, al secolo Jordan Tinti e Gianmarco Fagà, hanno sorpreso il 41enne nel sottopassaggio della stazione, minacciandolo e insultandolo. Secondo la ricostruzione dei fatti, poi, hanno buttato la refurtiva sui binari per poi darsi alla fuga su un treno per Monza. La coppia di trapper è, però, stata fotografata dalla vittima. Immagini che hanno permesso il riconoscimento. Ora i due sono accusati di rapina aggravata dall’uso del coltello e discriminazione razziale.


I PRECEDENTI

Come detto, i due trapper sono già noti alle forze dell’ordine. Nel 2021, Traffik è stato condannato a 3 anni e 2 mesi dal tribunale di Novara con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della sua ex fidanzata, oltre che di violazione di domicilio e resistenza a pubblico ufficiale.

Jordan Jeffrey Baby è stato segnalato per possesso di hashish e per diffamazione continuata e aggravata, vilipendio della Repubblica delle Istituzioni Costituzionali e delle Forze Armate, deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Su Instagram, account ora bannato, ha pubblicato più volte video contro le autorità: in uno di questi urinava sopra i verbali della polizia.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it