NEWS:

Strage di Bologna, Bellini a processo: “Mi sento come Sacco e Vanzetti”

L'ex estremista di destra sarà processato a seguito delle indagini della Procura generale bolognese sui mandanti e i finanziatori dell'attentato del 2 agosto 1980, che vede imputati anche Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia

Pubblicato:16-04-2021 17:49
Ultimo aggiornamento:16-04-2021 18:42
Autore:

processo strage del 2 agosto bologna
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

Come si sente? “Come Sacco e Vanzetti (i due anarchici italiani ingiustamente condannati a morte per omicidio e giustiziati negli Stati uniti negli anni ’20 del secolo scorso, ndr)”. Esordisce con questa frase, colta dai microfoni dell’emittente Trc prima del suo ingresso in aula, l’ex estremista di destra Paolo Bellini, a processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna.

Bellini, che sarà processato a seguito delle indagini della Procura generale bolognese sui mandanti e i finanziatori dell’attentato, che vede imputati anche Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, non ha aggiunto altro. Proprio in questi minuti sta iniziando la prima udienza del procedimento. In aula, oltre ai rappresentanti dei familiari delle vittime, alla vicepresidente della Regione, Elly Schlein, e alla consigliera comunale del Partito democratico, Federica Mazzoni, c’è anche il sindaco di Bologna, Virginio Merola.

BOLOGNESI: “BELLINI SI DIFENDA NEL MERITO E NON CON QUESTE BATTUTE ASSURDE”

Anche Mambro, Fioravanti, Ciavardini hanno detto che erano tutti vittime delle strage: a loro è andata male, perché hanno preso l’ergastolo“, quindi “dovrebbe stare attento Bellini a fare queste dichiarazioni, perché portano sfortuna”. Con queste parole Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, replica alla dichiarazione fatta da Paolo Bellini, che ha detto di sentirsi “come Sacco e Vanzetti”, prima di entrare in aula per la prima udienza del processo sui mandanti dell’attentato, che lo vede imputato assieme a Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia. Da parte sua, Bolognesi auspica che Bellini “si difenda nel merito e non con queste battute assurde, che fanno solo male alle vittime e alla città di Bologna”.


IL LEGALE DELLE VITTIME: “SI PROCESSA CHI VOLLE SABOTARE LA DEMOCRAZIA”

“Oggi si apre un processo a chi ha tentato di sabotare la democrazia italiana con la strage del 2 agosto 1980″. Questo il commento di Andrea Speranzoni, legale dei familiari dei parenti delle vittime dell’attentato alla stazione di Bologna, poco prima di entrare in aula per la prima udienza del processo, che si celebra davanti alla Corte d’Assise del capoluogo emiliano, a Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia.

Quella di oggi, con cui si apre il procedimento sui mandanti e i finanziatori della strage, “è un’udienza fortemente desiderata dai familiari, pertanto oggi è un giorno importante”, chiosa Speranzoni. Oggi, conclude il legale, “disveleremo le nostre prove, mostreremo i testimoni che intendiamo citare fin dal giorno 28, se tutto andrà bene, e spiegheremo l’impostazione che verrà data al processo, che si annuncia lungo, difficile e complesso”.

PER PG LA STRAGE “FU PAGATA DA P2, ED ESECUTORI MANOVRATI DA SERVIZI”

La strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna “fu finanziata dalla P2 e compiuta da elementi di estrema destra, non solo dei Nar ma anche di Terza posizione e di Avanguardia nazionale, manovrati dai Servizi deviati“. A dirlo, introducendo le prove della pubblica accusa, è il sostituto pg bolognese Umberto Palma nel corso della prima udienza del processo sui mandanti e i finanziatori dell’attentato.

Il riferimento ad Avanguardia nazionale è particolarmente significativo perché, come ricorda Palma, di quella formazione – guidata da “Stefano Delle Chiaie, a sua volta manovrato da un servitore molto infedele dello Stato come Federico Umberto D’Amato, di cui sappiamo che prese soldi in nero da Licio Gelli”- faceva parte Paolo Bellini, uno dei tre imputati nel procedimento iniziato questa mattina, accusato di concorso nella strage. Per finanziare l’attentato, prosegue poi Palma, furono utilizzati “fondi sottratti al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi”. Prima dell’avvio dell’esposizione della Procura generale avevano parlato i difensori di Bellini, Manfredo Fiormonti e Antonio Capitella, per chiedere la nullità del decreto di rinvio a giudizio per “genericità e indeterminatezza del capo di imputazione”, in cui, secondo loro, “non ci sono specifici richiami alla sua condotta legata alla strage”. Anche Anna Colubriale, legale dell’ex Carabiniere Piergiorgio Segatel, imputato per depistaggio, ha avanzato la stessa richiesta, ma la Corte, presieduta dal presidente del Tribunale bolognese Francesco Caruso, ha respinto entrambe le eccezioni. Ora l’udienza è stata sospesa, e riprenderà nel pomeriggio con gli interventi delle parti civili e dei difensori.

SCONTRO ACCUSA-DIFESA SUL FILMATO SUPER 8 GIRATO IN STAZIONE

Il processo sui mandanti e i finanziatori della strage del 2 agosto 1980 è appena iniziato, ma già si registrano le prime schermaglie tra le parti coinvolte. A scontrarsi, nel corso dell’udienza odierna in Corte d’Assise a Bologna, sono stati i difensori di Paolo Bellini, Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, e i rappresentanti della Procura generale bolognese. Al centro della querelle c’è il filmato Super 8 girato da un turista in stazione il giorno dell’attentato, in cui a un certo punto compare un uomo che, secondo l’accusa, sarebbe proprio Bellini, ex estremista di destra imputato per concorso nell’attentato. In sostanza, i legali di Bellini da un lato chiedono una nuova perizia sull’intero video, e dall’altro spingono perché questa perizia venga discussa immediatamente -quindi derogando all’ordine con cui di solito vengono prodotte le prove in dibattimento- perché, dicono, se dovesse emergere che l’uomo ripreso nel video non è Bellini allora il processo prenderebbe da subito una piega ben precisa, almeno per quanto riguarda la sua posizione.

Da parte loro, ovviamente, Fiormonti e Capitella si dicono certi che il loro assistito non fosse in stazione quel giorno, e sostengono che un loro consulente avrebbe già stabilito, confrontando il fotogramma del video in questione e alcune foto di Bellini dell’epoca, che l’uomo ripreso dal turista e l’imputato non sarebbero la stessa persona. La Procura generale, che per prima ha lanciato l’idea di procedere in modo diverso dal solito -proponendo di sentire di volta in volta i testimoni di tutte le parti utili ad approfondire i singoli temi al centro del processo, anziché far deporre prima tutti i testimoni dell’accusa, poi quelli delle parti civili, e infine quelli della difesa- si oppone alla proposta dei legali di Bellini, visto che tra l’altro la consulenza di cui hanno parlato Fiormonti e Capitella non è stata depositata, e quindi le altre parti non hanno potuto leggerla.

Sempre sul fronte ‘tecnico’, infine, l’accusa chiede di trascrivere 11 intercettazioni telefoniche e ambientali, che riguardano i familiari di Bellini, il factotum di Licio Gelli, Marco Ceruti, due finanzieri (uno dei quali partecipò a un interrogatorio di Gelli a Milano nel 1988 e avrebbe poi allegato agli atti in forma incompleta il cosiddetto ‘documento Bologna’, facendo sparire proprio l’intestazione con il nome della città emiliana) e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma che furono usati come rifugi dai Nar, imputato in questo processo per false informazioni al pm.

CARMINATI, FARANDA E UN BOSS MAGLIANA TRA TESTIMONI

I rapporti tra estrema destra, Servizi deviati e criminalità comune, la morte del presidente del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, e i covi in via Gradoli usati sia dalle Brigate rosse che dai terroristi neofascisti. Sono alcuni degli aspetti su cui si cercherà di fare luce, attraverso i testimoni che le parti vorrebbero ascoltare, nel processo sui mandanti e i finanziatori della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che vede imputati Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia nazionale, per concorso nell’attentato, l’ex Carabiniere Piergiorgio Segatel per depistaggio e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma, per false informazioni al pubblico ministero.

Nelle liste stilate da Procura generale, parti civili e difese, che combaciano in più punti, compaiono quindi nomi come quelli di Massimo Carminati, di recente condannato a 10 anni nell’appello-bis di Mafia Capitale e sorta di collegamento tra l’estrema destra e la banda della Magliana, e Maurizio Abbatino, uno dei boss della stessa banda della Magliana, poi diventato collaboratore di giustizia. Quest’ultimo, spiega il legale di parte civile Roberto Nasci, potrebbe aiutare a fare luce non solo sui legami tra criminalità romana ed estrema destra, ma anche sulle vicende relative a Calvi e al Banco Ambrosiano, visto che fu proprio un componente della banda della Magliana, Danilo Abbruciati, a cercare di uccidere il vice di Calvi, Roberto Rosone. Sul fronte del Banco Ambrosiano, a cui secondo l’accusa Gelli e la P2 avrebbero sottratto i soldi con cui fu finanziata la strage di Bologna, dovrebbe poi essere sentito anche il figlio di Calvi.

Chiesta anche la deposizione dei familiari di Bellini, allo scopo di smontare l’alibi fornito dall’imputato per il 2 agosto, degli ex Nar già condannati per l’attentato e di altri estremisti di destra come Roberto Fiore e, per approfondire gli aspetti legati alla P2, dell’ex magistrato Gherardo Colombo, uno degli inquirenti che scoprirono la lista degli iscritti alla loggia nella villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi. Chiesta anche la testimonianza dell’ex brigatista Adriana Faranda, che occupò uno degli appartamenti di via Gradoli amministrati da Catracchia. Non mancheranno, infine, ex funzionari dei Servizi come Mario Grillandini.

Le parti civili, inoltre, intendono citare come consulenti i docenti Lino Rossi e Cinzia Venturoli, per “deporre su ogni profilo afferente il danno patrimoniale ed extrapatrimoniale patito da ciascuna delle parti civili costituite” a causa della strage. Per sapere quali prove e quali testimonianze saranno ammesse bisognerà attendere le 15.30 di lunedì 26 aprile, quando la Corte d’Assise presieduta da Francesco Caruso comunicherà le proprie decisioni in merito, poi, a partire da mercoledì 28, il dibattimento si metterà in moto al ritmo di due udienze a settimana, previste tutti i mercoledì e i venerdì.

LEGGI ANCHE: Strage di Bologna, venerdì si apre un nuovo capitolo con il processo ai mandanti

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it