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Più sardine che leghisti, a Bologna vince la piazza anti-Salvini

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:15-11-2019 16:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:37

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Aveva mobilitato anche pullman da fuori l’Emilia-Romagna per riempire il palazzetto di Bologna, capace di 6-7 mila posti. Per Matteo Salvini, leader della Lega, l’avvio ufficiale della campagna elettorale per lanciare la sua Lucia Borgonzoni alla conquista della presidenza della regione ‘rossa’ prevedeva il tutto esaurito. Così non è stato. Alla fine erano 5 mila e c’erano anche posti vuoti. Ed è è arrivata anche la beffa grazie al “tam tam” lanciato in rete da quattro giovani anti-leghisti che hanno invitato i bolognesi a mobilitarsi per riempire tutta piazza Maggiore come ‘sardine’.

Incredibile, la chiamata si è rivelata un successo di massa, più di 11mila ‘sardine’ hanno riempito ogni angolo della piazza. Immortalata in tante immagini, che testimonia l’esistenza anche di un’altra Italia pronta a battersi contro i sovranisti. Per quanto riguarda la politica nazionale, il sondaggio odierno della Dire-Tecnè (completo su dire.it) presenta una Lega ancora forte, attorno al 34%, un Pd in leggera ripresa al 19,3, un M5S ancora in caduta. Preoccupante anche la mancanza di fiducia nel Governo Conte, schizzata oltre il 60%. La maggioranza di Governo è in fibrillazione, soprattutto con partite politiche importanti ancora aperte, come l’ex Ilva, e l’emergenza Venezia scoppiata in queste ore che già la Lega sta cercando di strumentalizzare in funzione anti esecutivo nazionale.

Nel Pd continuano a sentirsi discorsi che parlano di elezioni anticipate, con l’avviso ai dirigenti sul territorio di tenersi pronti. Il M5S è in stallo, senza guida. I tanti appelli a Beppe Grillo, perché intervenga e dia la linea, sono caduti nel vuoto. Il Capo politico, Luigi Di Maio, che non riesce a far eleggere da mesi il nuovo capogruppo alla Camera, ha invitato ad andarsene chi vuol trasformare il Movimento in partito. Una presa di posizione destinata a gettare altra benzina sul fuoco mai spento delle tante insofferenze. Situazione difficile da reggere senza una vera svolta. Mentre a palazzo Madama, anello debole della maggioranza, si rincorrono le voci sulla decina di senatori ‘grillini’ che sarebbero già pronti, quando Salvini lo deciderà, a mettere in crisi il Governo e spingere al voto. Quando? Subito dopo il voto regionale del 26 gennaio, con la speranza di avere in tempi rapidi un nuovo Governo a guida Salvini per gestire tutte le centinaia e centinaia di nomine pubbliche (leggi posti di potere, ndr) in scadenza a primavera.


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