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Nato, Politi: “Francia per ora è il principale obiettivo, ma…” /VIDEO

ROMA - L'attentato terroristico di ieri a Nizza in cui

Pubblicato:15-07-2016 11:35
Ultimo aggiornamento:15-07-2016 11:35

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Apoliti2ROMA – L’attentato terroristico di ieri a Nizza in cui hanno perso la vita piu’ di 80 persone “rientra nella campagna terroristica di cui la Francia per ora e’ il principale obiettivo”. Questo il parere di Alessandro Politi, direttore del Nato Defense College Foundation (Ndcf), intervistato dall’agenzia Dire a margine dell’incontro di stamani a Roma ‘Brexit, scenari corporate di breve e medio periodo’ organizzato da EuNews e Hdra’. Secondo l’esperto di politica internazionale l’uso di un camion come strumento offensivo “e’ stato ampiamente annunciato e purtroppo raccomandato dal portavoce dello Stato islamico gia’ un anno fa, il 22 settembre 2015, quando’ invito’ i suoi seguaci ad uccidere gli infedeli con qualunque mezzo, anche un auto. Modalita’ peraltro gia’ conosciuta in Israele e Palestina, dove finora pero’ sono state usate delle automobili, e fortunatamente i morti sono stati di meno. L’attentatore era anche armato, e non ha usato la sua arma per fuggire bensi’ per aumentare il numero delle vittime”.

Il direttore Politi osserva inoltre che, stando a quanto detto dalle autorita’ francesi, “l’attentatore aveva a bordo altre armi che pero’ erano finte, e una granata inerte. Quindi l’arma principale e’ stato il camion, e purtroppo e’ stata letale dato che ha centrato un assembramento di persone riunite per le festivita’ nazionali”.

Pochi giorni fa a Varsavia si e’ tenuto il vertice della Nato. Cosa e’ emerso e quali le soluzioni proposte per contrastare il terrorismo in Europa e in Medio oriente?


“Noi spesso dimentichiamo- la premessa del direttore Ndcf- che in Medio oriente 500 morti al mese sono la norma, non un’eccezione. Ricordiamoci che solo cinque Stati al mondo fanno la maggioranza dei morti per terrorismo: Afghanistan e Pakistan (Af-Pak), Siria e Iraq (Si-Raq) e Nigeria. Il resto sono cifre molto molto inferiori nonostante, naturalmente, il dolore per le vittime. Il vertice della Nato- prosegue Alessandro Politi- e’ stato molto chiaro sulla neccesita’ di avere una sicurezza a 360 Nizzagradi. Pero’ sono prevalse le preoccupazioni per la situazione ad Est, e questo nonostante il fatto che gli attentati di Bruxelles – e purtroppo oggi quello di Nizza – ci dicano in modo molto netto che il Nord Arica, il Levante e il Golfo sono zone che presentano dei rischi concreti per gli stati alleati, e per i partner europei”. Quindi l’esperto di geopolitica suggerisce di “continuare concretamente l’operazione in Siria e Iraq, ma anche approfondire la collaborazione per una sicurezza cooperativa tra tutti questi Paesi. La Nato- chiarisce- ha accordi di cooperazione sia col Dialogo Mediterraneo che con l’iniziativa di Istanbul; con tutti i Paesi sono coinvolti, fatta eccezione per l’Oman e l’Arabia Saudita. Tutti questi Stati si attendono concretezza, non semplicemente vuote parole o programmi superficiali- il monito di Politi- e questo e’ un aspetto che va sviluppato, altrimenti rischiamo di perdere l’opportunita’ di prevenire e stabilizzare la situazione”.

Per il direttore della Nato Dcf serve inoltre intensificare le attivita’ di prevenzione, e dipinge quindi il quadro della societa’ francese, afflitta da disoccupazione e disagio: “purtroppo l’ascensore sociale in Francia si e’ rotto non solo in conseguenza della grande crisi economica del 2006, ma molto prima nelle periferie e questo ha creato fasce di persone reclutabili dai jihadisti in quantita’ che eccedono la capacita’ dei servizi di sicurezza interni a sorvegliare i sospetti. Questo purtroppo e’ una costante da ormai un quinquiennio. Quindi o si attuano politiche sociali mirate che ridiano speranza a queste persone, recuperando e riscattando questi ambienti, oppure tale base, tale ‘brodo di cultura’ continuera’, e tale ‘brodo’ non ha bisogno della religione”.


Politi spiega che i tempi della radicalizzazione sono molto piu’ brevi di quanto si tenda a credere, e “non hanno bisogno delle Moschee, perche’ sono legati in realta’ a contesti piu’ molto piu’ pratici. Non e’ un caso- osserva- che molti dei sospetti arrivino da ambienti di microcriminalita’ abbastanza tipici delle zone emarginate”. L’altro luogo quindi in cui bisogna intervenire in profondita‘ secondo Politi “sono le carceri, altrimenti diventano delle università non solo per i terroristi ma, ancor peggio, per il crimine organizzato. Questo- la conclusione dell’esperto- suscita molto meno allarme sociale ma e’ molto piu’ devastante del terrorismo”.

di Alessandra Fabbretti

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