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VIDEO | Ebraismo progressivo, Gean: “Donne non solo angeli del focolare, anche rabbine”

SPECIALE 'DONNE E SPIRITUALITÀ' | La presidente della Comunità Beth Hillel di Roma: "Quel che è accaduto agli ebrei si può ripetere"

Pubblicato:15-02-2022 11:58
Ultimo aggiornamento:15-02-2022 12:00
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foto ebraismo-min
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“ROMA – Alla scuola domenicale di Torah (Talmud Torah) dicevano a noi bambine che la donna ha tantissima importanza nel mondo ebraico perché può fare i figli, educarli, può occuparsi della santità della casa e tante altre cose legate alla sfera privata. Non voglio sminuire queste cose, mi piace la santità della famiglia, come ad esempio la preparazione dello Shabbat e altre festività, ma che cosa succede se la donna, che può essere un giudice, un ingegnere o una impiegata quel venerdì non fa in tempo? Potrà dire al marito di fare la spesa o comprare le candele per lo Shabbat? Cinquecento-seicento anni fa era normale che la donna non dovesse arrivare a cariche rabbiniche, ma oggi con donne presidenti della Corte Costituzionale, pilote o giudici è impensabile che non possa accadere”. È in queste parole il cuore dell’ebraismo progressivo o riformato, la congregazione protagonista di questa nuova puntata dello Speciale ‘Donne e spiritualità’.

A presentarlo, insieme a Raffaella Di Marzio, direttrice del Centro Lirec che ha approfondito la questione dell’intesa con lo Stato italiano, è Daniela Gean, presidente della Comunità Beth Hillel di Roma che ha avuto una formazione nell’ebraismo ortodosso.

LE DONNE EBREE NEL MONDO ORTODOSSO E IN QUELLO RIFORMATO

Nel mondo ortodosso le donne sono esonerate dai comandamenti legati al tempo come le preghiere, perché hanno un carico pesante nella vita privata e dunque viene alleggerita la vita pubblica. La donna ‘progressive’ non vuole essere alleggerita nella vita pubblica- ha detto Gean- ma in quella privata… Voglio avere anche uno spazio pubblico non solo privato, e non solo come angelo del focolare”. È dunque una questione di continuo aggiornamento delle interpretazioni dei precetti ciò che ha animato la nascita di congregazioni riformate, “ma non è una fede diversa e si sviluppa all’interno dell’ebraismo“, ha chiarito, sono “nate nella seconda metà dell’Ottocento per dare risposte moderne a nuovi problemi. In Italia siamo arrivati per ultimi, la Comunità di Beth Hillel a Roma c’è da 8 anni circa, a Milano da qualche anno in più”, ha spiegato.


LA QUESTIONE DELLE MINORANZE E L’INTESA CON LO STATO ITALIANO

A proposito dell’intesa che le confessioni hanno con lo Stato italiano Raffaella Di Marzio, psicologa delle religioni e direttrice del centro Lirec, ha chiarito quale può essere la criticità che può avere una comunità di minoranza come quella dell’ebraismo progressivo: “In Italia è già difficilissimo ottenere l’intesa, possono volerci anche dieci anni. Quando un’intesa è già stipulata se all’interno ci sono comunità che vogliono essere organizzazioni indipendenti ma solo per certi aspetti, se chi ha l’intesa, ad esempio l’Unione delle comunità ebraiche, dovesse sostenere che l’intesa è solo con loro cioè con gli ortodossi, si rischia di emarginare una comunità e questo è gravissimo ed è una violazione diretta della libertà religiosa delle minoranze. L’intesa deve rappresentare integralmente gli ebrei italiani”, ha rimarcato la direttrice del Centro Lirec che ha sottolineato come questo vulnus possa riguardare tutte le fedi.

IN NOME DELLA PARITÀ RISCRIVIAMO I TESTI SACRI?

Il tema dell’eguaglianza ‘mancata’ tra uomini e donne è trasversale a tutte le religioni, con alcune eccezioni, ma lo Stato deve forse metter mano ai testi sacri per garantire questo diritto? “Questo non rientra chiaramente nei compiti dello Stato- ha affermato Di Marzio- ma lo Stato interviene in caso di abusi e violazione delle leggi. Sulla promozione della diversità femminile e la cessazione di discriminazione– ha detto- si tratta di un processo lungo di educazione prima di tutto sulle figlie”. “Se il problema è il potere”, come ha sottolineato l’esperta, “nella nostra sinagoga la donna è raffigurata seduta vicino all’uomo- ha detto Daniela Gean- perché uomini e donne hanno gli stessi diritti e doveri”. Non a caso, ha sottolineato Di Marzio, un “recente documento Osce sulle linee guida relative alla libertà di religione dice che quando c’è persecuzione di una confessione le donne soffrono due volte, perché di quella religione e perché donne”.

GREEN PASS E DISCRIMINAZIONI ANTISEMITE: ‘PARALLELISMO OFFENDE’

Infine un commento sulla cronaca in merito a una certa narrazione che di recente ha visto paragonare le limitazioni del Green Pass alle discriminazioni subite dagli ebrei durante il nazi-fascismo. Daniela Gean ha risposto: “Il parallelismo è un’offesa. Chi lo fa offende una storia e l’umanità. Io mi sento ferita per ogni genocidio e per ogni genocidio l’umanità ha fallito. Politicamente però dico: stiamo attenti”. L’antisemitismo e quel che è accaduto “si può ripetere” secondo Gean, “basta pensare alla Germania degli anni Trenta, non era proprio una tribù di analfabeti”.

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