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Tragedia nel carcere di Poggioreale, un detenuto si è tolto la vita. Osapp: “Fallimento del sistema penitenziario”

È il quinto suicidio nei penitenziari italiani in due settimane. Il 31enne, campano, era condannato all'ergastolo

Pubblicato:15-01-2024 15:53
Ultimo aggiornamento:15-01-2024 15:53

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NAPOLI – Un detenuto di 31 anni, di origine campane, con problemi psichici e con condanna all’ergastolo, si è suicidato oggi nel carcere di Poggioreale, a Napoli. A darne notizia Aldo Di Giacomo, vicesegretario generale Osapp, Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria. È il quinto suicidio nei penitenziari italiani in due settimane dall’inizio del nuovo anno, a cui si devono aggiungere altre sei vittime “per altre cause”. Nel 2023 i suicidi sono stati 69 più 88 detenuti morti “per altre cause”. Rispetto alla popolazione carceraria media annuale, nel 2022 ci sono stati 15,2 suicidi ogni 10mila persone, mentre nel 2021 erano stati 10,8 ogni 10mila.

“È il segnale di fallimento – rimarca Di Giacomo – del sistema penitenziario italiano, così come gestito, che non garantisce nemmeno la vita delle persone che ha in custodia”. L’identikit del detenuto suicida, ricostruisce il vicesegretario generale Osapp, si caratterizza per età sempre più giovane e per problemi mentali. “Anche quest’ultima vittima – si legge ancora nella nota – non avrebbe dovuto trovarsi in cella ma in una struttura di cura e salute mentale. Invece, nonostante siano alcune migliaia i detenuti con problemi mentali i numeri dei ricoverati continuano a rimanere inferiori ai 600, corrispondenti alla capienza massima dei posti disponibili in Rems (i ricoverati in Opg, prima della chiusura, avevano sempre oscillato sopra quota 1.000); 131 (il 22%) sono stranieri e 71 donne (il 12%). Una carenza, quella delle cure psichiatriche, comune a tutte strutture carcerarie, dove la presenza di detenuti che fanno uso di stupefacenti sfiora il 60% e non si contano i ristretti con disturbi psichici, prova ne è l’aumento dei suicidi dietro le sbarre. In questa situazione caratterizzata dalla grave carenza di psichiatri e psicologi nelle carceri la politica si dimostra completamente assente salvo a rammaricarsi nei casi di suicidio. A tutto questo si aggiunga un generalizzato clima di tensione”.

“Non basta più ammettere, come avviene in ambienti politico-parlamentari, che le Rems – conclude Di Giacomo – si sono rivelate un fallimento come noi sosteniamo da lunghi anni. Né tanto meno che il ministero della Giustizia sta pensando cosa fare, perché con le Rems, del tutto inadeguate a contenere i soggetti più pericolosi, sono stati restituiti al carcere centinaia di soggetti psichiatrici, la cui gestione pone oggi enormi problemi di sicurezza al personale penitenziario, che non può svolgere funzioni di “assistenza psichiatrica”, e agli altri ristretti”.


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