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Lavoro, Gribaudo: “Proposta di legge necessaria per equità salariale delle donne”

Intervista ala deputata Pd Chiara Gribaudo, componente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati

Pubblicato:14-11-2019 15:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:36

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ROMA – “Ho presentato un disegno di legge sulla condizione lavorative delle donne, partendo dall’esempio di Tina Anselmi, primo ministro donna che per prima nel 1977- partendo dall’articolo 37 della Costituzione- si occupò di parità salariale. Da lì e da tutte le battaglie sul welfare fatte in questi anni siamo partiti con la necessità di conoscere e far conoscere alle donne italiane i propri diritti e opportunità”. Lo ha detto la deputata Pd Chiara Gribaudo, componente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati, nel corso di una diretta Facebook nella sede dell’Agenzia Dire con l’avvocata Andrea Catizone, esperta di questioni di genere.

“Oggi la disparità salariale- che di fatto è un divario nei compensi a parità di mansione di una donna rispetto a uomo- porta ad una differenza di stipendio fino al 20%, che aumenta di pari passo con le competenze- ha spiegato- La precarietà di questo momento storico però investe tutti i settori, e ancora oggi si pone il problema di dover scegliere tra lavoro e famiglia. Fondamentale- nella scorsa legislatura- è stato vietare la norma delle dimissioni in bianco, una pratica illegale verso la quale le donne erano accompagnate, con la firma al momento dell’assunzione di un foglio bianco, da usare in caso di maternità o malattia. Per questo serve una proposta di legge- senza costi- che sancisca alcuni principi anche alla luce di ciò che succede negli altri paesi europei”. 


“La nostra proposta- ha spiegato Gribaudo- è quella di aggiornare le norme partendo dal codice delle pari opportunità del 2006 che già prevedeva per le aziende sopra i 100 dipendenti il dovere di redigere rapporti- con dei parametri stabiliti dal ministero del Lavoro- sul tema della parità di salario. I dati però non sono resi pubblici, non esiste un criterio di trasparenza, e questo impedisce un dibattito nel nostro paese e azioni verso le aziende. Proponiamo anche un bollino rosa, che certifichi le aziende dove c’è parità salariale, una sorta di riconoscimento simbolico e significativo per quelle virtuose, una pratica che già viene messa in atto in alcune aziende, soprattutto condotte da donne. Per le aziende sotto i 100 dipendenti invece si chiede un rapporto su base volontaria, mentre per le altre chiediamo trasparenza e sanzioni: se non si adempie a questo dovere dopo 12 mesi, chiediamo allo Stato di togliere gli sgravi fiscali di cui godono. Il Pd ha chiesto di incardinare questa proposta per novembre, la richiesta è stata formalizzata, e il suo obiettivo è anche quello di richiamare le consigliere di parità ad una diversa responsabilità”.

“Ovvio che il fenomeno della disparità salariale non si risolve solo con una legge: il lavoro da fare è soprattutto culturale. Servono azioni su più fronti, a partire dall’educazione nelle scuole per una parità di accesso alle pari opportunità. Occorre poi un dibattito nel Paese e una cultura del lavoro da reinventare anche in base alle grandi trasformazioni del mercato, e anche una maggiore conoscenza quando si entra nel mondo del lavoro: studiare il contratto collettivo di riferimento, conoscere il proprio e poi fare riferimento ai sindacati”, ha concluso la deputata del Pd.

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