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Carlo Verdone: “Crisi del cinema italiano?Chiediamoci cosa manca”

Il produttore Aurelio De Laurentiis: "Oggi vediamo film brutti e scritti male"

Pubblicato:13-09-2023 17:17
Ultimo aggiornamento:13-09-2023 17:17

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ROMA – “La situazione del cinema? Stiamo sempre là, ogni mattina apro Cinetel e vedo che fanno numeri solo ‘Barbie’ oppure ‘Oppenheimer’, insomma solo film americani costosissimi. Pellicole come Barbie rappresentano un successo per la presenza di pubblico e, quindi, per gli esercenti. Alla proiezione di ‘Barbie’ come sono entrato sono uscito. ‘Oppenheimer’, invece, grande film, mi è piaciuto”. Queste le parole di Carlo Verdone, in occasione della presentazione della seconda stagione di ‘Vita da Carlo’, dal 15 settembre su Paramount+. “Non si riesce ad invogliare il pubblico. Non dobbiamo concentrarci sulle polemiche relative alla scelta di attori stranieri che interpretano personaggi italiani. Su questo Sofia Coppola ha risposto bene ‘l’artefice del film è il regista’. Quindi se Michael Mann ha scelto Adam Driver (per il film ‘Ferrari’, per cui Pierfrancesco Favino ha lanciato un dibattito all’ultima Mostra del Cinema di Venezia) vuol dire che era giusto così. Ma – ha proseguito Verdone – bisogna riflettere su cosa ci manca oppure se dobbiamo cambiare sguardo o attori piuttosto che masturbarsi su polemiche come la scelta degli attori. I numeri li fanno solo i film americani, il resto fatica molto. I risultati del nostro cinema mi impensieriscono, spero che si riprenda. Io sono nato con il cinema e mi manca molto“, ha concluso l’attore e regista.

Per il produttore Aurelio De Laurentiis “bisogna prendere coscienza che i film italiani degli ultimi periodi sono brutti e scritti male. Dimmi qual è quel film italiano che ti fa venir voglia di andarlo a rivedere 2-3 volte“, ha detto. “C’è tanta poca umiltà. Durante la cerimonia di premiazione dei David di Donatello ho sentito che il cinema non deve tener conto delle esigenze del pubblico. Il pubblico nella mia carriera è stato una guida”, ha detto ancora De Laurentiis. “Non abbiamo culto del nostro cinema e non lo difendiamo abbastanza“, ha concluso il produttore.


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