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Ma i terroristi di Hamas non sono animali come pensa Carrai. Se alla strage di innocenti si risponde con strage di innocenti che ne sarà di noi?

L'editoriale del direttore dell'Agenzia Dire, Nico Perrone

Pubblicato:12-10-2023 12:03
Ultimo aggiornamento:12-10-2023 13:00
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Gaza
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ROMA – La guerra scatenata dall’invasione russa in Ucraina 18 mesi fa e adesso quella nata dopo le stragi perpetrate dai terroristi di Hamas in Israele. Sul confine della striscia di Gaza 300mila soldati armati di tutto punto aspettano soltanto il via dal governo per scatenare l’inferno e distruggere il nuovo impero del male. Intanto si continua ad aggiornare l’elenco dei morti… 1.200 israeliani, 1.100 palestinesi, migliaia di feriti e poi gli ostaggi. Che dire? Che fare? Sono rimasto bloccato non solo dalla valanga di orrore delle immagini circolate sui social e in rete ma anche dal diluvio di dichiarazioni delle diverse tifoserie. Ormai è questo il guaio che ci troviamo sempre in ogni dove: bisogna schierarsi immediatamente, di qua o di là, se vuoi ragionare, cercare prima di capire…  eccoti subito intruppato da una parte, quasi sempre con i peggiori. Perché ragionare oggi non è di moda,  nell’era dell’adesso bisogna ‘sparare’ subito giudizi come viene viene,  a seconda del gruppo di appartenenza. E domani? Quando l’esercito israeliano entrerà a Gaza e si prenderà la sua vendetta? Migliaia di morti da aggiungere alla lista… basterà? Servirà a qualcosa? Risolverà la situazione incancrenita da decenni di non soluzioni, di teste girate dall’altra parte? Come per la Russia che ha invaso e fatto strage, non posso che condannare senza se e senza ma i terroristi di Hamas. È una organizzazione che vive e prospera proprio sull’odio e sulla disperazione di un popolo che, grazie al loro indottrinamento, non vede altro futuro che quello di martiri che muoiono e si fanno saltare in aria per Hamas. E più saranno i morti innocenti, perché in guerra muoiono soprattutto persone innocenti, più i terroristi di Hamas vedranno le loro fila ingrossarsi di disperati pronti, a loro volta, a vendicarsi. Devo dire che mi ha fatto sobbalzare quanto affermato da Marco Carrai, imprenditore e console onorario di Israele, al Foglio dello scatenato Giuliano Ferrara. Per Carrai, e lo ha ripetuto due volte, quelli di Hamas sono solo bestie: “… alla brutalità animale si risponde con forza…” sottolinea, e aggiunge: “Non c’è da scegliere: uomini da una parte, animali dall’altra”. Dimenticando, non penso sia un caso, che gli animali non sono capaci di raggiungere la crudeltà, la ferocia e l’abisso senza fondo dell’animale più crudele di tutto il sistema solare: l’uomo. E qualche amico mi ha subito ricordato quanto esposto all’esposizione universale nel 1963 a New York: nel percorso si incontrava una mega scritta: ecco l’animale più feroce del mondo. Si entrava e c’era uno specchio che rifletteva la persona entrata. Forse, chi la pensa come Carrai, degradando gli uomini di Hamas ad animali pensa che sterminandoli alla fine sia meno grave. Ecco, di fronte a questo modo di ragionare io non ci sto. Hamas, organizzazione terroristica, è composta di uomini che hanno vissuto e vivono anche loro la guerra degli altri. Una situazione da muro contro muro, fa rabbia, perché non c’è altra via se non quella del massacro adesso, dopo si vedrà. Manca la politica, manca una prospettiva di futuro, tutto soffocato dal rumore delle bombe e dalle urla. E fa rabbia leggere discorsi fatti in passato dall’attuale leader di Israele, Benjamin Netanyahu,  personaggio a volte squallido, indebolito da mille scandali e da insipienza politica che adesso soltanto la guerra ha rimesso alla guida dello Stato come uomo forte, ripenso ad alcuni suoi discorsi dove  per mera convenienza politica spiegava che era interesse (suo) che Hamas si rafforzasse sempre di più a Gaza a scapito dell’altra parte palestinese, quella più politica di Al Fatah che regna in Cisgiordania. Per lui Hamas era la garanzia che mai ci sarebbe stato un solo Stato palestinese. Ora, ecco il piano criminale di Hamas, tutto il popolo palestinese dovrà fare i conti con chi nel resto del mondo li considererà terroristi, tutti, senza distinzione. Quando parlano le armi è difficile farsi ascoltare, ragionare, trovare soluzioni. Una soluzione che, in quel contesto, non potrà che dispiacere a tutte le parti in causa. Non esiste la guerra giusta dove muoiono solo i cattivi, i responsabili. In qualsiasi guerra, alla fine, quelli morti sono in gran parte persone che volevano solo vivere la loro vita. Magari si potesse far combattere soltanto i leader militari e politici che prosperano e vivono delle loro guerre. Ecco, magari una guerra solo tra di loro potrebbe essere salutata come il rimedio meno dannoso. Che i guerrafondai si eliminino tra di loro, chi li rimpiangerà?

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