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Ue, Juncker: “Nazionalismo è veleno. E no a frontiere interne”

Oggi il dibattito sullo 'Stato dell'Unione', l'ultimo del presidente Juncker

Pubblicato:12-09-2018 10:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:32

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ROMA – Gli Stati membri dell’Unione europea “non hanno ancora trovato un rapporto giusto tra responsabilità rispetto al proprio territorio e solidarietà generale tra Stati europei”, requisito “fondamentale per mantenere lo spazio Schengen. Io resto contrario alle frontiere interne, e ritengo che vadano eliminate quelle che sono state create finora, perché rappresentano un regresso dell’essere e del divenire europei”. Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, sul tema immigrazione, nel corso del suo quarto e ultimo discorso sullo ‘Stato dell’Unione’, a otto mesi dalle elezioni europea.

“Sempre solidali con Irlanda, evitare confini”

“Gli Stati membri saranno sempre leali e solidali nei confronti dell’Irlanda, per evitare la reintroduzione di un confine fisico nell’Irlanda del nord“. Lo ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, intervenendo sul tema della Brexit nel corso del suo discorso sullo ‘Stato dell’unione’ di stamani a Strasburgo. “Rispettiamo la decisione britannica di lasciare l’Unione europea- ha detto ancora Juncker- ma la deploriamo profondamente. Chiediamo al governo di Londra di capire che chi esce dall’Ue non può continuare a essere nella posizione privilegiata in cui si trova qualsiasi altro Stato membro, e non si può scegliere in quale ambito continuare ad esserlo”. Infine, dopo il 29 marzo 2019, data dell’uscita ufficiale di Londra dall’Unione, il Regno Unito “non sarà mai un Paese terzo: continuerà a essere un partner molto stretto per quanto riguarda le questioni politiche ed economiche e non sarà posto alcun ostacolo a un’uscita ordinata” ha assicurato il capo ella Commissione.

“Nazionalismo veleno, elezioni europee siano vero momento democrazia”

“Vorrei che le elezioni del prossimo anno fossero un momento importante per la democrazia europea”: lo ha detto Jean-Claude Juncker, aprendo il dibattito sullo ‘Stato dell’Unione’, il quarto e l’ultimo tenuto in qualità di presidente della Commissione europea. Un’occasione per fare il punto in vista delle elezioni europee della prossima primavera. “La crisi finanziaria è stata praticamente superata e 12 milioni di nuovi di posti di lavoro sono stati creati dal 2014”, ha detto con ottimismo Juncker, tornando poi tuttavia a invitare i Paesi membri all’unità: “Basta col triste spettacolo della divisione tra stati europei. No al nazionalismo malsano, che avvelena. Sì invece al patriottismo, il quale è una virtù”. Quindi ha incoraggiato i governi ad avvicinare i cittadini all’appartenenza all’Ue: “In vista delle elezioni, dobbiamo convincere le persone che c’è condivisione degli obiettivi”.


“Spero che quello che abbiamo promesso nel 2014 sarà realizzato entro le elezioni. Il tempo stringe” ha proseguito Juncker, ricordando che tra le riforme principali c’è “la creazione dell’unione bancaria, un’agenda di immigrazione ampia, il mercato energetico, un’unione della sicurezza”, nonché tutte quelle riforme “che tengono conto della dimensione in senso sociale, fortemente volute da alcuni”. D’altronde, il pensiero del Capo della Commissione, “un’Unione più forte e unita può garantire la pace anche a livello internazionale”: necessario dunque adottare una politica condivisa su varie questioni estere come il rapporto coi Paesi balcanici, “altrimenti altri lo faranno al posto nostro”. Anche rispetto alla guerra in Siria, “l’Europa non può tacere”.

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