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La prima immagine del James Webb Telescope e le altre che arriveranno

Lo scatto, mostrato in anteprima dal presidente Biden, ritrae l'ammasso di galassie SMACS 0723, una regione celeste visibile dall'emisfero australe

Pubblicato:12-07-2022 12:30
Ultimo aggiornamento:12-07-2022 19:15

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ROMA – Sembra un quadro, ma in realtà è una foto che ha già fatto storia. L’ammasso di galassie SMACS 0723, una regione celeste visibile dall’emisfero australe, è la prima foto scattata dal James Webb Telescope mostrata in anteprima dal presidente americano Joe Biden durante un evento alla Casa bianca. “I dati presentati dal presidente Biden sono la dimostrazione che è valsa la pena di aspettare tutti questi anni. Le capacità di James Webb sono molte volte superiori a quelle che qualsiasi telescopio da terra può ottenere oggi o nel prossimo futuro. La sua specialità è vedere nell’infrosso, cioè alle lunghezze d’onda che ci permettono di osservare le galassie più lontane dell’universo, oppure nel cuore delle nebulose in cui nascono nuovi pianeti e le nuove stelle. Zone dell’universo che neanche l’Hubble Space Telescope o i telescopi da terra possono osservare”. Lo dice Adriano Fontana, responsabile della divisione nazionale abilitante dell’astronomia ottica ed infrarossa dell’INAF.

IL SATELLITE PIÙ COMPLESSO MAI LANCIATO NELLO SPAZIO

James Webb “è con ogni probabilità il satellite astronomico più complesso che sia mai stato lanciato nello spazio. Oltre allo specchio, composto da segmenti perfettamente allineati tra di loro, James Webb è dotato di 4 strumenti straordinariamente sofisticati, ognuno dei quali ha molte configurazioni e modalità operative- sottolinea Fontana- Un’altra cosa straordinaria dimostrata dai dati rilasciati ieri notte è che questi strumenti stanno funzionando perfettamente, meglio di quanto si aspettassero i progettisti. Che un oggetto così complesso sia stato lanciato nello spazio e funzioni perfettamente a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, e alla temperatura di soli 40 gradi dallo zero assoluto, è davvero uno straordinario risultato tecnologico. Scientificamente, i dati aprono una nuova finestra su un’epoca della storia dell’universo che non è ancora stata esplorata. Grazie alla potenza di James Webb, siamo in grado di osservare galassie la cui luce ha viaggiato per quasi tutta l’età dell’Universo prima di giungere a noi. In questo modo, possiamo vedere l’universo come era poco tempo dopo il Big Bang, quando le sue prime stelle si formavano nelle galassie che si affacciavano sull’universo giovane.

Credit NASA, ESA, CSA, STScI, Webb ERO

L’aver puntato il telescopio su un ammasso di galassie ci ha permesso di sfruttare l’effetto di amplificazione della luce – un effetto previsto dalla relativà generale di Einstein – per rendere visibili gli oggetti molto distanti che sono dietro l’ammasso stesso. Questi dati – e altri analoghi – ci permetteranno di studiare nel dettaglio come si sono formate le prime galassie, e anche di studiare il mistero della materia oscura che domina l’ambiente dell’ammasso” conclude. SMACS 0723 in realtà è stata spesso oggetto di osservazione da parte di altri telescopi, ma nessuno era mai riuscito a immortalarla con questa definizione. Si tratta di un enorme ammasso di galassie a circa quattro miliardi di anni luce dalla Terra che viene usato dagli astronomi come lente per amplificare la luce delle altre galassie che vi si celano dietro e che, senza la sua luce, sarebbero troppo poco luminose per essere viste.


IN ARRIVO 12 FOTO VISIBILI SUI CANALI DELL’ESA

Si tratta solo di un’anteprima delle 12 foto che verranno mostrate oggi pomeriggio, alle 16.30, in diretta sui canali dell’Esa. Ma cosa vedremo oggi pomeriggio? Come detto sono 12 foto, fra queste troveremo:
La Nebulosa Anello, nota anche come M57 o NGC 6720, una delle più famose nebulose planetarie distante circa 2000 anni luce dalla Terra con un diametro di circa due anni luce e visibile nella costellazione boreale della Lira. La Nebulosa Carina, una distesa di stelle e gas che include alcuni dei sistemi stellari più massici e potenzialmente esplosivi della Via Lattea. Il Quintetto di Stephan, il primo gruppo di galassie, scoperto nel 1877 dall’astronomo francese Édouard Stephan, che si trova nella costellazione del Pegaso a circa 290 milioni di anni luce dalla Terra. Nebulose, esopianeti, asteroidi, galassie lontane o di nuova formazione, sono tutti obiettivi scelti per mostrare le capacità del nuovo telescopio che riesce a vedere l’Universo sulle frequenze dell’infrarosso.

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