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Omicidio Alessandra Matteuzzi, l’ex Padovani condannato all’ergastolo

Riconosciute anche quattro aggravanti per l'ex calciatore: stalking, premeditazione, motivi abietti e futili e legame affettivo con la vittima

Pubblicato:12-02-2024 13:46
Ultimo aggiornamento:13-02-2024 10:11
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PROCESSO MATTEUZZI
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BOLOGNA – La Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, ha condannato all’ergastolo Giovanni Padovani, il 28enne ex calciatore dilettante che il 23 agosto 2022 uccise, colpendola a calci, pugni, martellate e con una panchina di ferro, la 56enne Alessandra Matteuzzi, sua ex compagna. La sentenza è stata pronunciata poco fa, dopo una camera di consiglio durata due ore. I giudici hanno quindi accolto le richieste avanzate un mese fa dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo e dalla sostituta Francesca Rago, riconoscendo anche la sussistenza delle quattro aggravanti contestate all’imputato, vale a dire stalking, premeditazione, motivi abietti e futili e legame affettivo con la vittima. In aula era presente anche il sindaco Matteo Lepore, che prima della lettura della sentenza ha abbracciato Stefania Matteuzzi, sorella di Alessandra. Le motivazioni saranno depositate nel giro di 30 giorni.

“Alessandra non c’è più, mia sorella non c’è più”. Ha pronunciato queste parole, scoppiando in un pianto liberatorio dopo la lettura della sentenza con cui la Corte d’Assise di Bologna ha condannato all’ergastolo Giovanni Padovani, la sorella di Alessandra Matteuzzi, Stefania. La donna, accompagnata dai due figli, subito dopo è stata portata fuori dall’aula dal suo avvocato Antonio Petroncini.

Oltre alla condanna all’ergastolo, Giovanni Padovani è stato condannato a risarcire, con provvisionali immediatamente esecutive, i familiari di Alessandra Matteuzzi e le altre parti civili costituite nel processo a suo carico per l’omicidio della ex compagna. Nel dettaglio, la Corte d’Assise di Bologna ha stabilito provvisionali da 100.000 euro a favore di Stefania Matteuzzi, sorella di Alessandra, e della madre della donna assassinata il 23 agosto 2022, da 10.000 euro per i due nipoti della vittima e da 5.000 euro per le restanti parti civili, tra cui il Comune di Bologna. Alle provvisionali si aggiungeranno poi dei risarcimenti, da liquidare in separata sede.


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lepore in aula processo matteuzzi

“Oggi è ovviamente una giornata di grande commozione e di grande tristezza, ma anche di grande certezza della pena e del diritto: credo che questo sia molto importante in un Paese che volta continuamente le spalle alle donne e alle loro vite”. Questo il commento del sindaco di Bologna Matteo Lepore alla sentenza con cui la Corte d’Assise bolognese ha condannato all’ergastolo Giovanni Padovani per aver ucciso, il 23 agosto 2022, l’ex compagna Alessandra Matteuzzi. Per il primo cittadino, che ha voluto essere presente alla lettura della sentenza, la decisione della Corte presieduta dal giudice Domenico Pasquariello “rende giustizia alla famiglia Matteuzzi e a tutte le donne di questa città, che devono sapere di avere sempre il Comune al loro fianco”. In questo processo, ricorda infatti Lepore, “le istituzioni ci sono state come parte civile, assieme a tutte le associazioni contro la violenza sulle donne”. Oltre al sindaco, in aula era presente anche Federica Mazzoni, presidente del Quartiere Navile e segretaria del Partito democratico di Bologna.

PADOVANI AI GIUDICI: “SE PER VOI ERO LUCIDO, DATEMI L’ERGASTOLO”

Se voi ritenete normali le cose che ho fatto prima del delitto, e se pensate che un omicidio così feroce sia normale, allora pretendo l’ergastolo e voglio stare in carcere ogni minuto della mia vita”. Con queste parole Giovanni Padovani, a processo in Corte d’Assise a Bologna per aver ucciso, il 23 agosto 2022, l’ex compagna Alessandra Matteuzzi, si era rivolto ai giudici dopo aver chiesto e ottenuto di poter fare delle dichiarazioni spontanee.

Nel suo intervento, durato poco più di otto minuti, il 28enne ex calciatore dilettante ha ribadito quanto sostenuto nel corso del processo dal suo legale Gabriele Bordoni, vale a dire che al momento del delitto e nei mesi precedenti non era in grado di intendere e di volere, aggiungendo che “ci sono due famiglie distrutte a causa del sottoscritto, per un gesto gravissimo e imperdonabile, ma a mio parere per queste due famiglie non c’è stato rispetto da parte dei giornalisti: non c’è stato rispetto per Alessandra e per la sua famiglia, e nemmeno per mia madre, additata come madre di un assassino, ma anche lei è una donna”. Secondo l’imputato, in questa vicenda “hanno perso tutti: c’è una persona che ha sempre rigato dritto e che si era ritagliata spazi importanti con il lavoro e il sudore, e c’è una donna bella e molto intelligente che non c’è più“.

Padovani, con voce rotta, aveva quindi ripetuto che “se ero lucido merito l’ergastolo”, ma ha anche aggiunto, rivolgendosi alla Corte, che “se per voi nelle mie condotte c’è qualcosa di anormale, allora non lo merito. Io- ha insistito- non stavo bene, con la testa non c’ero più da mesi, e quando non ci sei più puoi commettere qualcosa di irreparabile”. Dunque, aveva concluso Padovani, “vorrei chiedere che oggi sia fatta giustizia, perché ho ammazzato una donna, ma senza essere influenzati dai media e dall’opinione pubblica“.

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