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L’eccellenza italiana del restauro in Iran per la tomba di Ciro il Grande

Se ne occuperanno gli esperti dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr)

Pubblicato:12-02-2016 17:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:57

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ROMA – Un luogo quasi mitico, arrivato ‘miracolosamente‘ fino a noi nonostante ‘vicende intricate’ e millenni di storia alle spalle. Cuore dell’antica Persia e sito Unesco dal 2004, Pasargade è considerata la prima capitale dell’Impero achemenide risalente al VI secolo avanti Cristo. Oggi, la piana a nord est di Persepoli, nella provincia iraniana di Fars, conserva ancora molti dei monumenti più importanti della civiltà persiana. Tra questi, spicca la tomba di Ciro il Grande, ‘uno degli esempi più simbolici della grandezza e dello splendore di quel tempo’. Tuttavia, così come i resti degli altri edifici pubblici di questo spettacolare sito iranico, il monumento, simbolo dell’Iran classico, è esposto a diversi rischi di progressivo degrado.

La conservazione dell’antico mausoleo e dei palazzi circostanti è tra gli obiettivi della missione che l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr) porta avanti in Iran. In accordo con le istituzioni culturali locali, oltre alle attività di progetto sul campo per definire le metodologie da adottare, gli esperti del prestigioso istituto romano hanno organizzato anche percorsi di formazione dedicati agli archeologi e tecnici iraniani del Centro di ricerca che gestisce il sito. Così, l’innovazione e l’avanguardia del restauro italiano sono arrivate nella piana di Pasargade, dove lo scorso autunno sono stati inaugurati i laboratori di diagnostica e di restauro della pietra, unici in Iran, con una cerimonia che ha visto anche la partecipazione del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che ha definito quello iraniano ‘un patrimonio unico al mondo’. Proprio in occasione della sua visita in Iran, il ministro ha parlato di “grandi prospettive di collaborazione italo-iraniana nei settori della cultura e del turismo”. Il responsabile della missione e coordinatore del progetto, l’architetto Iscr Claudio Prosperi Porta, e l’esperta in conservazione dei materiali lapidei Giuseppina Fazio, hanno raccontato il progetto all’agenzia Dire.


– Architetto Prosperi, come nasce il vostro impegno in Iran?

‘Dopo il terremoto del dicembre 2003 in Iran, il Mibact ha stretto un accordo di collaborazione con l‘Iran culture heritage and tourism organization (Ichhto) per il restauro della Torre di Bam, poi eseguito dall’Istituto Superiore dal 2007 al 2011. Tenendo conto degli impegni mantenuti, nella fase conclusiva del progetto, nel 2010, è stata aperta una nuova missione sulle attività conservative relative a Pasargade. La convenzione é stata siglata all’inizio del 2014 e pochi mesi dopo il progetto è partito. Si tratta di un sito Unesco risalente al VI secolo avanti Cristo, capitale del regno fondato da Ciro il grande, famoso proprio per la presenza della tomba di Ciro. Tuttavia, nonostante la straordinaria importanza, Pasargade presenta importanti problemi conservativi legati al degrado del complesso monumentale. Un degrado che ha investito i materiali in pietra chiara e pietra scura e che è dovuto anche alle condizioni climatiche’.

– Che cosa prevede la convenzione? Qual è l’obiettivo di questa collaborazione tra l’Iscr e l’Iran?

‘La conservazione del sito è tra le priorità del nostro impegno a Pasargade. Le attività sono mirate alla conservazione del documento materiale e dunque alla difesa dei manufatti esistenti. Il sito di Pasargade è stato oggetto di diversi interventi nel corso del Novecento e anche nei primi anni del Duemila. Non pensiamo dunque di affrontare un nuovo restauro, ma di operare nel campo conservativo e quello della manutenzione del sito ordinaria e straordinaria. In questo senso, non vogliamo lasciare una traccia visibile del nostro passaggio, ma l’idea è di ricreare un assetto equilibrato tale da mantenere e conservare le tracce di quello che è stato. Questo vale per la straordinaria tomba di Ciro, ma anche per i palazzi’.

– Quali sono le attività che l’Istituto svolge a Pasargade? Come procede il lavoro?

‘Siamo partiti con un protocollo di azione che prevedeva la realizzazione di un laboratorio di diagnostica e restauro e con i controlli a campione nel cenotafio di Ciro e su alcuni elementi di quelli che erano il suo palazzo privato e il palazzo delle udienze. Gli esperti scientifici hanno così sviluppato le analisi per individuare e chiarire le stratigrafie delle superfici interne alla camera sepolcrale, in modo da capire qual è stato il primo assetto della tomba, in condivisione con gli esperti iraniani. Per quanto riguarda i palazzi, abbiamo fatto dei test di trattamento sulle basi delle colonne in pietra nera che presentavano fratturazioni diffuse e sui resti dei bassorilievi presenti ai lati delle porte di accesso. Quindi, abbiamo proceduto con il consolidamento delle microfratture e quelle minime integrazioni ritenute necessarie. Per chi si occupa della conservazione di Pasargade, questo lavoro rappresenta una chiara indicazione di metodo per la stesura di un protocollo di azione per la salvaguardia del sito e un piano di manutenzione programmata’.

– E per quanto riguarda la parte formativa?

‘Tutte le attività che svolgiamo in Iran per il progetto Pasargade comprendono anche aspetti di formazione rivolti agli operatori iraniani. I nuovi laboratori servono a potenziare le capacità operative del Centro ricerche, e per questo un’altra priorità della missione Iscr in Iran è quella di collegare la diagnostica possibile nel sito alla rete degli altri laboratori presenti sul territorio per la diagnostica a supporto delle attività conservative. Così, è stato inaugurato il primo laboratorio per la pietra istituito in Iran, con strumentazioni importanti. La messa in rete dei laboratori, collegata con le università iraniane, può essere considerata un supporto per piano di gestione del sito, insieme al potenziamento delle capacità operative dei suoi addetti. Per questo, gran parte dei collaboratori alla missione è stata scelta tra gli operatori del sito. Inoltre, dallo scorso autunno abbiamo iniziato a lavorare sulla creazione di una banca dati per la gestione del materiale informativo prodotto e presente negli archivi sul sito di Pasargade che contenga anche tutta la documentazione sulle attività dell’Istituto in Iran, in modo che possa essere consultabile. La banca dati permetterà di stabilire connessioni tra questa e altre attività di conservazione. Pasargade e Persepoli sono due siti Unesco, e l’intenzione è di collegare questo lavoro anche ad altre missioni. Quando le attività dell’Istituto in Iran saranno concluse, il sito potrà contare su relazioni più forti e strumentazioni adeguate. Già adesso, chi lavora a Pasargade può usare i nostri laboratori e le attrezzature. Questo è un primo risultato raggiunto’.

– Quando si concluderà la missione dell’Istituto in Iran?

‘La convenzione si concluderà nel 2017, ma la nostra intenzione è di cogliere i risultati raggiunti e rilanciare. La proposta è di aprire a Pasargade un cantiere didattico con gli allievi della Scuola di alta formazione dell’Istituto e con gli allievi iraniani. Poi, sarebbe importante ampliare la portata della banca dati, ma stiamo anche lavorando a una proposta per creare una Carta del rischio del patrimonio culturale iraniano, sul modello già in uso in Italia. Inoltre, in corso di approvazione da parte iraniana c’è un progetto che riguarda la realizzazione di due coperture integrate di tipo leggero per garantire una migliore conservazione dei bassorilievi restaurati ai lati delle porte di accesso al palazzo privato di Ciro. Le strutture campione per casi analoghi sono state pensate a basso impatto ambientale’.

 

LA TOMBA DI CIRO – “Ogni pietra che compone la tomba di Ciro e gli altri monumenti di Pasargade è importante e va preservata, così come la natura che circonda un sito che vive di questa straordinaria unità di ambiente e archeologia”. Giuseppina Fazio, esperta nella conservazione dei materiali lapidei per l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr), racconta all’agenzia Dire l’emozione di trovarsi di fronte alla tomba di Ciro il Grande, monumento che domina la piana di Pasargade, In Iran, dove gli esperti Iscr stanno portando avanti una missione per la conservazione del sito risalente al VI secolo avanti Cristo. “Il Tempio funebre è uno dei monumenti che rappresentavano la grandezza e lo splendore della civiltà achemenide– racconta Fazio- Tuttavia, i resti per un lunghissimo tempo sono stati esposti a diversi fattori aggressivi, tra cui quelli climatici che sono molto severi, visto che il sito si trova a 2.000 metri di altezza ed è caratterizzato da forti escursioni termiche fra giorno e notte, fra estate e inverno. È un’area che ha attraversato vicende storiche intricate, epoche e civiltà fra loro molto diverse, ed è opinione comune come sia quasi un miracolo che il monumento sia pervenuto fino a noi”. Profonda conoscitrice di manufatti in pietra esposti all’aperto nelle aree archeologiche, Fazio spiega che la cosa più interessante per chi lavora sulla tomba di Ciro è “conoscere profondamente questo monumento. Perché, nonostante molti vi abbiano messo le mani per espoliarla, per lasciare il segno del loro passaggio o per riparare danni con integrazioni e sostituzioni, la tomba rimane ancora un monumento con molti motivi di interesse, come lo studio dei materiali, delle tecniche costruttive e della sua prodigiosa conservazione. All’interno della camera sepolcrale, nonostante la frequentazione nei millenni, le modificazioni e gli usi impropri, molte testimonianze rimangono da svelare”. Per questo, spiega l’esperta, il monumento “attrae il desiderio di conoscenza: esistono già diversi studi realizzati da esperti iraniani, ma questa è prima volta che la tomba di Ciro viene studiata approfonditamente anche nella sua parte interna, la camera sepolcrale. La forza della nostra presenza è di far dialogare tra loro le tante informazioni disponibili, e quelle nuove che si stanno acquisendo, di carattere scientifico e storico, con il fine specifico della conservazione”. Ecco perché “uno dei punti di arrivo del nostro lavoro è proprio studiare da vicino e con molta attenzione questo monumento e decodificare tutti i segni che il tempo ha lasciato sopra i materiali”. Non solo la tomba di Ciro il Grande, tiene a dire Fazio, il lavoro dell’Iscr a Pasargade riguarda anche i rilievi scultorei in pietra nera presenti nei palazzi, sia in quello privato che in quello delle udienze, e l’importante raffigurazione di Ciro come Genio alato posto all’antico ingresso dell’area regale: “Ci stiamo impegnando molto per la conservazione di questi rilievi- specifica- perché sono un segno molto forte e immediatamente da tutti percepibile della grandezza di questo luogo, dove è ancora riconoscibile la straordinaria perfezione costruttiva dei palazzi, con pietre gigantesche accostate in modo mirabile e perfetto”. Del resto, “tutti gli archeologi parlano di Pasargade come del luogo di confluenza di tutta la cultura orientale e del bacino del Mediterraneo. Ecco, l’architettura di Pasargade racconta perfettamente quanto Ciro abbia saputo unificare la cultura e il sapere di tutto il mondo civilizzato del suo tempo‘.

PASARGADE – Come Persepoli, Pasargade si trova nei pressi della città di Shiraz. L’area archeologica dove si trovano disseminati la tomba e i palazzi di Ciro è una vasta vallata nell’altopiano, a duemila metri di altitudine circondata da catene montuose, un’area dove anticamente scorrevano importanti vie d’acqua. Anche nelle vicinanze, in un paesaggio di straordinaria bellezza, fra rocce calcaree bianche e nere, sulle sponde dei fiumi, si trovavano altre residenze achemenidi. In primavera la vallata è completamente verde e fiorita, mentre d’estate sembra spoglia e desertica, e tuttavia sempre abitata da piccoli animali selvatici e da innumerevoli specie di uccelli. D’inverno, poi, è frequente vederla ammantata di neve. Amata dagli abitanti del vicino villaggio che la frequentano con rispetto e senso di appartenenza, è un luogo dove tutto partecipa a tutto: natura, tempo e storia degli uomini.

di Nicoletta Di Placido, giornalista professionista

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