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M5S compie 10 anni ma c’è poco da festeggiare: fuori i soldi!

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:11-10-2019 14:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:49

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ROMA – M5S compie 10 anni ma c’è poco da festeggiare: fuori i soldi! Dieci candeline. Domani a Napoli il M5S si ritroverà per festeggiare 10 anni dalla nascita. Dal ‘vaffa’ a prima forza di Governo e in Italia. Eppure sarà una festa mesta, con tanti assenti. In un clima di nervosismo, questo sì alle stelle. Perché il Movimento è spaccato, tra loro ormai si litiga dentro il Parlamento – da tempo non riescono ad eleggere i capigruppo – e nei territori. 

L’alleanza con il Pd è dura da far digerire. Magari a livello nazionale la riescono a capire: meglio durare a Roma, sulla poltrona che domani non ci sarà, che tornare casa. Ma nei comuni italiani è difficile, difficilissimo. Lì ci si conosce tutti, ogni giorno ci si vede al bar, e tra gli elettori di Pd e M5S in tutti questi anni ci si è mandati vicendevolmente ‘affanc’ senza tanti complimenti. La tensione c’è e si vede anche da situazioni minime, come quella capitata oggi a Cernobbio dove Davide Casaleggio è stato invitato dalla Coldiretti a parlare del web agricolo. Il guru di Rousseau da’ appuntamento ai giornalisti per una dichiarazione sul tema ma i cronisti lo incalzano con domande politiche. Allora lui si risente e se ne va lasciando la selva di microfoni a bocca asciutta. 

Domani a Napoli ci saranno molte assenze significative, che solo la presenza del premier Giuseppe Conte, di Beppe Grillo garante supremo e di Luigi Di Maio, capo politico, forse, metteranno in secondo piano. Certo è che non è più il Movimento di una volta. Neanche sul tema fondante, quello dei soldi presi dallo Stato (dai cittadini) per il loro mandato parlamentare: tutti si erano impegnati a rendicontare le spese e, in parte, a ‘donare’ per questa o quella iniziativa. Una fatica. A tutt’oggi, riferiscono le cronache, sono circa 70 i parlamentari che di rendicontare e di ridare indietro gli euro non ne vogliono sapere. Ci dovranno pensare gli avvocati incaricati che li rincorreranno, andranno a bussare anche alla porta di casa, minacciando il pignoramento. Il prezzo da pagare, perché è facile gridare, più difficile governare. Domani tocca a Beppe Grillo far spettacolo, ricaricare e resuscitare lo spirito di un tempo. Servirà San Gennaro.


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