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In Italia 57.000 morti l’anno per cause legate all’obesità

E' una malattia che comincia con uno squilibrio tra introito calorico e spesa energetica

Pubblicato:10-11-2016 11:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:17

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obesi italiaROMA – In Italia la metà della popolazione è in sovrappeso o obesa e ogni anno nel nostro Paese per le complicanze di questa malattia muoiono 57mila persone, cioè all’incirca mille a settimana, 150 al giorno e una ogni 10 minuti. Sono i dati allarmanti che emergono dal position paper sull’obesità dal titolo ‘L’obesità è una malattia. Curabile’, il documento di sintesi multidisciplinare realizzato da un advisory board coordinato dal professor Michele Carruba, presidente del Centro di Ricerca sull’Obesità dell’Università Statale di Milano, e composto da esperti di diverse società (Sio, Sicob, Adi e Associazione ‘Amici Obesi Onlus’). Il lavoro è stato presentato oggi al ministero della Salute ed è il primo passo del progetto ‘Obesità 2020’, patrocinato dall’European Association for the Study of Obesity (Easo), nato a seguito di un’indagine che ha permesso di comprendere come l’obesità, malgrado chiare evidenze in questo senso, non sia considerata una malattia.

“L’obesità aumenta la probabilità di morte- hanno spiegato gli esperti- mediamente una persona obesa vive almeno sei anni di meno rispetto a una sana. Non solo: in media perde quasi dodici anni di vita in salute”. L’Organizzazione mondiale della Sanità stima quindi che circa il 58% del diabete mellito, il 21% delle malattie coronariche e quote comprese tra l’8 e il 42% di certi tipi di cancro sono attribuibili all’obesità. A queste vanno aggiunte le patologie polmonari, cataratta, pancreatiti, malattie del fegato, patologie renali, insufficienza venosa, osteoartrosi, infertilità, disfunzione erettile, ipertrofia prostatica, asma, gotta e apnee notturne. A livello globale, intanto, sono circa 1,5 miliardi le persone adulte sovrappeso, mentre 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne sono obesi. Si tratta di valori raddoppiati rispetto al 1980 e le proiezioni stimano che entro il 2020 circa 2,5 miliardi di adulti saranno in sovrappeso e 700 milioni obesi.

I COSTI PER LA SANITÀ PUBBLICA


Diversi studi stimano che i costi diretti legati all’obesità rappresentino circa il 2-8% del totale dei costi sanitari a livello mondiale e che la spesa sanitaria sostenuta da un obeso sia in media il 25% più alta di quella di un soggetto normopeso. “In Italia, grazie ad uno studio del progetto SiSSI- hanno proseguito gli esperti- si calcola che l’obesità sia responsabile del 4% della spesa sanitaria nazionale per un totale di circa 4,5 miliardi di euro nel 2012. In termini assoluti un obeso severo/molto severo costa ogni anno tra i 450 e i 550 euro in più rispetto a una persona normopeso. Il 59% della spesa totale per singola persona obesa è legato all’ospedalizzazione, mentre il restante 41% a spese extra ospedaliere come farmaci e prestazioni ambulatoriali”.

Il costo annuo dell’obesità arriverebbe addirittura a più di 22 miliardi di euro se si calcolassero anche i costi complessivi delle patologie correlate all’obesità. Uno studio realizzato dal Ceis-Università Tor Vergata di Roma in collaborazione con l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici) ha dimostrato invece che attraverso la prevenzione in Europa si potrebbero ottenere risparmi “per 150 miliardi di euro nell’arco di circa 45 anni, grazie a minori spese per diabete, ipertensione, ictus e malattie cardiache”. E lo stesso intervento per l’Italia potrebbe portare a risparmiare “oltre 36 miliardi in un arco temporale di circa 40 anni“.

COS’È L’OBESITÀ

L’obesità è una malattia che comincia quasi sempre a causa di uno squilibrio tra introito calorico e spesa energetica, con conseguente accumulo dell’eccesso di caloriebimbi obesi sotto forma di trigliceridi nelle cellule adipose e anche nelle cellule di altri tessuti (fegato, muscolo scheletrico, ecc). La comunità scientifica riconosce l‘obesità come malattia poiché sono presenti tre aspetti: danno organico, sofferenza psicologica, difficoltà nelle relazioni sociali. L’eziologia è legata all’interazione di quattro fattori: genetici, ambientali/culturali, comportamentali e psicologici. La causa iniziale dell’obesità è principalmente l’iperalimentazione legata a stili di vita sedentari.

“Ma attenzione a non pensare che l’obesità sia solo il frutto di scorrette abitudini negli stili di vita- hanno sottolineato dal Centro di Ricerca sull’Obesità dell’Università Statale di Milanodiverse mutazioni genetiche sono infatti responsabili dell’alterato controllo sia dell’appetito sia del metabolismo e per questo predispongono allo sviluppo della patologia“. Accanto a queste cause, esistono forme patologiche di iperalimentazione che possono essere favorite da stress, da disturbi dell’emotività e del comportamento alimentare. Alcuni farmaci (ad esempio antidepressivi, anti-psicotici e corticosteroidi) possono contribuire allo sviluppo di obesità aumentando la fame e riducendo il metabolismo energetico.

LE SOLUZIONI

Il primo approccio è di tipo nutrizionale, basato sul ricorso a un regime ipocalorico, da associarsi a un programma di attività fisica. “Una dieta accurata può causare perdita di peso nel breve periodo- hanno fatto sapere gli esperti- tuttavia il mantenimento è spesso difficile e richiede un impegno costante nell’esercizio fisico oltre a una corretta alimentazione“. Accanto alla modificazione dello stile di vita (scelte alimentari e attività fisica) l’obesità può essere trattata anche attraverso un approccio di tipo farmacologico: “Grazie all’aiuto dei farmaci- hanno aggiunto- è più facile instaurare delle modificazioni allo stile di vita del paziente. Alcuni soggetti, infatti, dopo essere dimagriti durante il periodo di trattamento, una volta sospesa la terapia, riacquistano il peso perduto.

Pur essendo molto importanti, al momento sul mercato sono poche le opzioni farmacologiche a disposizione (‘orlistat’ e ‘liraglutide’)“. Va ricordato inoltre che il trattamento farmacologico non deve però essere fine a se stesso. “Può essere utile nel promuovere un cambiamento dello stile di vita- hanno detto ancora gli esperti- ma non va considerato come la ‘pillola magica’ che risolve il problema”. La terapia cognitivo-comportamentale, che utilizza un approccio psicologico, è in grado infine di ottenere “importanti risultati anche a più lungo termine sulla modificazione degli stili di vita e del peso corporeo”, hanno concluso.

di Carlotta Di Santo, giornalista professionista

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