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‘Selezione’ degli immigrati: la destra si prepara alle elezioni, il Pd di Schlein pensa ad altro

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:10-07-2023 19:49
Ultimo aggiornamento:10-07-2023 19:59

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ROMA – Anche il premier di centrodestra olandese Rutte è caduto sugli immigrati. Si è dimesso, addirittura non si presenterà nemmeno alle prossime elezioni, perché non è passata la sua proposta su asilo e ricongiungimenti familiari dei rifugiati. Nelle diverse elezioni che hanno già interessato alcuni paesi europei o territori importanti di questi, la destra che cavalca la paura dell’invasione ha registrato importanti successi elettorali. In Francia, dopo l’uccisione di Nahel, 17 anni, colpito da un poliziotto perché non si era fermato all’alt, per giorni e giorni ci sono stati episodi di violenza in diverse città con migliaia di arresti – 17 anni l’età media dei fermati- centinaia di feriti e miliardi di danni.

Anche in Italia la premier Giorgia Meloni, nei vari incontri internazionali, non manca mai di aprire le sue dichiarazioni facendo attenzione a parlare di questo tema, stavolta presentato in chiave diversa: facciamo entrare solo quelli qualificati, quelli che ci servono. Da parte del centrodestra, possiamo dire, si gioca in casa quella stessa partita che da decenni, facendo leva sulla paura e sui problemi di ordine pubblico, con la promessa di metterli tutti in galera e di rispedirli a casa loro, fanno acchiappare consenso elettorale. Poi quando vanno al governo e si ritrovano il caos tra le mani con mossa furba lanciano una qualche provocazione, la sinistra tutta abbocca, e quelli indicano al popolo sovrano chi sono i colpevoli dei tanti immigrati.

Lo schema è abbastanza semplice, ripetuto, quello che sconcerta è che da parte del centrosinistra, Pd in testa, non si trova uno straccio di pensiero, un’idea che sia una su come affrontare il problema immigrati, le paure dei cittadini, quali modelli di integrazione di nuovo tipo vanno sperimentati, visto che quanto fatto finora non solo non funziona ma accresce l’odio e la rabbia su ambo i fronti: tra i nuovi arrivati, che si aspettavano una vita migliore e che invece sono costretti a vivere in ghetti sempre più violenti, alla fine funzionali poi alla logica della destra che invoca sempre più polizia e più pallottole; e nella popolazione che lì vive da sempre e che ha paura di ritrovarsi senza niente, messi fuori casa e sostituiti dai nuovi inquilini.


La destra batte e ribatte, sui loro giornali e in dichiarazioni, ogni giorno c’è l’intervista a questo o quel professore che con aria da sconfitto segnala la tragedia in atto. Parlando della Francia: con il ‘popolo normale’ (lo definisce così Alexandre Del Valle) ‘che non reagisce, si sta sottomettendo… I francesi demoralizzati sono diventati tutti di sinistra, anche gli intellettuali di destra sono stati lobotomizzat’. Così questo professorone in preda all’angoscia, che poi non spiega però come mai con tutta sta sinistra in campo alle elezioni vince la destra dura e pura. Vabbè, lasciamo perdere questi casi estremi, che magari hanno bisogno di conforto medico, ma questo è il clima e il terreno del prossimo scontro elettorale alle elezioni europee del 2024, tra un anno. E la sinistra, il Pd di Elly Schlein che fa?  Oltre all’indignazione per questo o quel caso di cronaca giudiziaria, che cosa sta facendo sul tema dei temi?

Già anni fa, con coraggio, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori del Pd, sul tema immigrati aveva usato parole dure, accusando la sua parte di fare poco o niente: ‘… la destra maneggia la paura con grande cinismo e maestria, la alimenta per poterne trarre il massimo beneficio. Ma se trova cittadini pronti a farsi sedurre è perché la sinistra non ha fatto bene il suo mestiere. Riconoscere le paure non significa assecondarle. Mentre non riconoscerle significa ignorare i sentimenti delle persone: può essere questa la linea della sinistra? Di fronte alle paure che hanno preso ad attraversare il cuore di tanti nostri concittadini, la sinistra è sembrata lontana…’ scrive Gori nel suo libro ‘Riscatto’, e ancora martella sul punto: ‘… Del resto per i riformisti riconoscere non può significare una semplice presa d’atto. Se mi rendo conto che la gente ha paura ho il dovere di lavorare per superare le cause di quella reazione. Se è l’immigrazione all’apparenza incontrollata a scatenare la paura degli stranieri e l’ostilità nei loro confronti, non posso fermarmi a contrapporre una posizione umanitaria, come ha fatto in questi anni la sinistra: devo controllare il fenomeno, devo gestire l’immigrazione. Ed è chiaro che è molto più complicato che limitarsi a cavalcare e ad amplificare la paura. C’è dunque un doppio deficit da parte della sinistra: un difetto di attenzione, di sensibilità, e un difetto di azione, nella messa in campo di efficaci politiche riformiste. Ed è paradossale, se pensiamo che tra gli spiazzati e i perdenti della globalizzazione si trovano quei ceti popolari – gli operai della manifattura e i cittadini delle periferie, i lavoratori della gig economy e gli abitanti delle aree interne, dei piccoli paesi – che la sinistra dovrebbe prioritariamente ambire a difendere’. A questo proposito vi invito a vedere questi pochi minuti del grande film La Crisi della bravissima Coline Serrau uscito nel 1992 che già fotografava il distacco tra popolo e sinistra sul tema dell’integrazione: da una parte il parlamentare di sinistra socialista, dall’altra il popolano. In tre minuti una lezione assoluta.

Questo è e sarà il tema di scontro, e la nuova segretaria Dem dovrebbe cominciare a misurare, spremere l’intelligenza politica del suo cerchio per trovare nuove idee e soluzioni. Come si risponde alla destra, come si può arrestare la crescita dell’odio, facilitare l’integrazione, aiutare le persone che arrivano qui a non creare ‘ghetti’, ad aprirsi al confronto. Come si costruisce un clima di minima fiducia? Coraggio Schlein, lei è giovane e può anche permettersi di giocare su campi diversi. Magari chiamando a raccolta, in un grande appuntamento nazionale e nelle diverse città questi concittadini magari di già seconda generazione, che hanno scommesso sul nostro Paese e che qui vogliono vivere con noi, non contro di noi. E alla destra che l’accuserà di voler con questi far ‘bottino’ elettorale per tamponare le perdite, non abbia paura di contrapporre i fatti: è una balla, studi seri realizzati in paesi e realtà con popolazione immigrata cinque volte superiore alla nostra dimostrano che gli spostamenti elettorali sono minimi. Ma questa è la partita del futuro, del nostro futuro: la sfida dell’integrazione, tra vecchi nativi e nuovi cittadini. Un nuovo noi che vive e si dà da fare per migliorare la vita quotidiana di tutti. Senza ghettizzare nessuno, altrimenti quello che accadrà qui da noi tra qualche anno lo vediamo oggi accadere in Francia.

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